COWT14

Apr. 5th, 2025 10:47 pm
 

Settimana: 5

Missione: M3

Prompt: Viaggio 

Titolo: Il Mare Stellato

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: Drabble


Il Mare Stellato aveva il particolare pregio di essere poco agitato. Il fatto che fosse sostanzialmente una conca rinchiusa tra le Rive sicuramente aveva la sua parte di contributo. Non di meno, i viaggi in mare erano particolarmente piacevoli e di rado succedevano incidenti. Viaggiare di notte, poi, aveva un fascino tutto suo: potersi specchiare sulle acque limpide e calme, uno specchio di stelle, era spettacolare. 

I Viandanti erano i suoi veri figli e di solcarne le acque ne avevano fatto uno stile di vita. Mai a riva per troppo tempo. Mai una dimora fissa. Mai qualcuno da chiamare casa.


COWT14

Apr. 5th, 2025 10:29 pm
 

Settimana: 5

Missione: M3

Prompt: Viaggio 

Titolo: Per tornare da te

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: Drabble


Kasar era ancora solo una macchietta appena più alta della costa, all'orizzonte, ma Ailo poteva già sentire il calore della pelle di Koa contro la sua, le sue braccia forti a circondarlo e il suo odore di erbe aromatiche. 

La nave sembrava improvvisamente così lenta, il vento pigro sulle vele afflosciate. 

Percorse il ponte superiore in lungo e in largo per tutta la mattina, occhieggiando la costa incessantemente. I marinai lo guardavano male, malissimo, se non fosse stato l'ospite di rango elevato qual era, sicuramente lo avrebbero gettato in mare. Che continuassero pure, lui stava per rivedere Koa.


COWT14

Apr. 5th, 2025 10:28 pm
 

Settimana: 5

Missione: M3

Prompt: Viaggio

Titolo: Viaggio in nave

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: Drabble


Viaggiare per nave non era un'esperienza piacevole, non importava quanti agi riuscissi a infilare nella tua cabina personale. I capitani mentivano e i marinai avevano dimenticato cosa significasse "comodità" per quanta acqua di mare avevano ingerito nella loro vita.

Ailo si aggrappò ancor più stretto alle corde sulle pareti della sua cabina, mentre la nave rollava da una parte e dall'altra. Riuscire a spostarsi era un'impresa quasi più ardua di non vomitare. 

Un piccolo schianto di vetro lo fece guardare verso la sua scrivania. Un'altra delle sue boccette di profumo preferito, sacrificata per quella stupida ricerca.


COWT14

Apr. 5th, 2025 10:28 pm
 

Settimana: 5

Missione: M3

Prompt: Viaggio

Titolo: Biblioteche tra i ghiacci

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: Drabble


Il prodotto più esportato delle Rive Settentrionali era il ghiaccio, e questa informazione bastava a inquadrare la regione. Ghiaccio, neve, freddo viscerale. Ne avevano in abbondanza, al nord. Peccato avessero anche le biblioteche più fornite di tutto il mondo conosciuto, con un conoscenza vasta quanto le loro tundre, cosa che li costringeva a intraprendere quel viaggio.

Ailo avrebbe di gran lunga preferito farsi spedire i libri, ma Kiro aveva insistito per poter vedere le biblioteche di persona. Dopo due settimane a bordo dell'Avventurosa, di cui una passata incagliati nei ghiacci, il suo amico non era stato più così entusiasta.


COWT14

Apr. 5th, 2025 10:27 pm
 

Settimana: 5

Missione: M3

Prompt: Viaggio

Titolo: Verso il deserto

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: Drabble


Non si poteva soffrire il caldo come un cucciolo di volpe invernale e decidere allo stesso tempo di intraprendere un viaggio per le Rive Meridionali. Erano proprio due cose inconciliabili. Ailo lo sapeva bene. Eppure eccolo lì, a bordo dell'Avventurosa attraccata al porto di Sicca, ad imbarcare sabbia invece che acqua. Il vento era forte, torrido e sollevava mucchi di polvere come se si divertisse. Il raggi del sole erano talmente forti da poterli sentire sulla pelle. come se fossero materiali. 

La carovana li attendeva.

Nell'entroterra era peggio, gli avevano detto. Nell'entroterra, Ailo era sicuro sarebbe morto.


COWT14

Mar. 21st, 2025 06:44 pm

Settimana: 3

Missione: M2

Prompt: Interferenza

Titolo: Mancanze e minacce

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: risposta/sequel di “Per un bicchier di vino”


Per Ailo Mealto Hannover IV 

di Villa Aurelia

Città di Rea Marina

Rive Occidentali


29° giorno, 7° mese, 5° anno dello Scorpione


Caro Ailo,

Ricevere un’altra tua lettera così presto mi ha sorpreso. Mi sono preoccupato per qualche secondo, ma realizzato che non eri in pericolo di vita, mi sono tranquillizzato. Tutto sommato, mi ha fatto piacere. Mi fa sempre piacere leggere le tue lettere. 

Ti ho visto tenere la corrispondenza al tuo scrittoio, nelle ore tranquille dopo i pasti, chino sulla carta. Far roteare la piuma tra le dita, mentre pensi a quali parole usare. È facile immaginarti nella stessa posizione quando scrivi a me. È un’immagine che, sì, mi fa piacere.

Mi dispiace per le imminenti nozze di tuo padre. Non credo di capire fino in fondo il tuo astio, ma sei ferito, è chiaro su carta e, per questo, mi dispiaccio. 

Ho cercato notizie della donna come hai chiesto, ma non ho saputo niente dalle mie conoscenze, né trovato nulla nelle raccolte di storia di Kasar. Continuerò a cercare. 

Ho chiesto notizie anche di Nawel l’alchimista. Uno di noi due deve prestare attenzione a che tipo di persone frequenti, soprattutto se te le porti a letto. Da quel che ho potuto leggere, sembra un tipo interessante e abbastanza affidabile. Probabilmente è vero che piacerebbe anche a me.

Mi accontenterò di saperlo al tuo fianco, che ti fa arruffare le penne e fare acquisti ridicoli per corteggiarlo. Avete la mia benedizione. 

Ti prego, però, se hai intenzione di presentarlo a tuo padre, questa volta non scaricarlo solo perché lui lo approva. L’approvazione di quell’uomo non è una buona ragione per scaricare nessuno, ne abbiamo già parlato. 

Delle mie ultime imprese, te ne ho ampiamente parlato nella lettera principale. L’ho spedita otto giorni fa e dovrebbe arrivarti a breve; al contrario di questa, che partirà con la Tenace e non sarà sulle Rive Occidentali prima della metà del mese.

Aggiungo solo una notizia, che ho saputo ieri: mia madre è di nuovo incinta. Il bambino o la bambina - io ho scommesso che sarà maschio - dovrebbe nascere in piena primavera. Entrambi sembra stiano bene.

Vorrei che fosse una femmina, questa volta. Mi piacerebbe molto avere una sorellina, dolce e più tranquilla, a cui fare le trecce tra i capelli e insegnare a nuotare. Ho scommesso contro questa possibilità così che, sia che vinca sia che perda, sarò felice.

Anche tu mi manchi, già lo sai. Mi mancherai fino al momento in cui rimetterò piede a Rea Marina, e tornerai a mancarmi una volta che sarò salpato. 

Nei miei sogni, ti trasferisci per studiare a Kasar con me. La tua voce viaggia di stanza in stanza. Viviamo sotto lo stesso tetto e non passiamo più di una giornata senza che le nostre rotte si intreccino.

È egoista chiederti di ignorare i tuoi sogni per esaudire i miei, lo so, ma te lo chiedo comunque. Come disse Saggia Celia, chiedere non costa nulla.

A presto, caro amico.

Sempre tuo,

Koa


Koa Vexekaro Rakko

Tenuta Rakko-Vara

Città di Kasar

Rive Orientali


Per Nawel Chiaraluce 

alchimista e residente temporaneo presso l’Accademia Reale

Città di Rea Marina

Rive Occidentali


29° giorno, 7° mese, 5° anno dello Scorpione


Nawel Chiaraluce,

Non c’è stato alcun errore nel recapito di questa lettera, semplicemente ancora non mi conoscete.

Mi presento: sono il primo figlio del barone Rakko di Haravarat, delle Rive Orientali. Sono un ricercatore, rappresentante della Scuola di Kasar e maggiore finanziatore nella Spedizione Vega. Potreste conoscermi anche come cacciatore e combattente, ho partecipato e vinto molti tornei nella mia terra.

Sono un persona significativa per Ailo Mealto Hannover IV.

Vi scrivo per avvertirvi che se renderete la vostra presenza anche solo poco meno che lieta per Ailo, vi rintraccerò e mi adopererò per fare della vostra vita un inferno.

Sì, potete prenderla come la minaccia che è.

Mi sono informato su di voi. So che siete nativo delle Rive Orientali, di umili origini. Conosco il vostro aspetto e l’aspetto della vostra ultima casa. So dei peccati della vostra famiglia e dei sacrifici che avete affrontato per arrivare dove siete ora. So del vostro talento come alchimista e so anche che il più potente degli stregoni sarebbe un ciarlatano da strada, senza i giusti investitori a comprare la sua arte.

Non ho la presunzione di pensare di conoscervi da delle notizie che posso leggere su dell’anonima carta, né ho la reale intenzione di farlo. Mi basta che voi conosciate me, ciò che posso fare e ciò a cui tengo.

Mi terrò aggiornato sui progressi sociali tra voi e Ailo. E passerò sicuramente per una visita nel prossimo futuro. Non vi consiglio di dimenticarvi di me.

Nella speranza di un vostro comportamento assennato, per ora vi saluto.

Con rispetto,

Erede-barone Koa Vexekaro Rakko


Koa Vexekaro Rakko

Tenuta Rakko-Vara

Città di Kasar

Rive Orientali


Per Koa Vexekaro Rakko

Tenuta Rakko-Vara

Città di Kasar

Rive Orientali


12° giorno, 8° mese, 5° anno dello Scorpione


Piacere di conoscervi.


Nawel Chiaraluce 

alchimista e residente temporaneo presso Villa Aurelia

Città di Rea Marina

Rive Occidentali


Nawel sorrise con le labbra premute sulla spalla di Ailo. La sua pelle era ancora accaldata dall’amplesso, piacevole da toccare come una morbida coperta di lana lavorata. Non avrebbe permesso che si raffreddasse, avrebbe continuato a stringerlo nel loro letto finché Ailo non si fosse stancato per primo.

Cosa che sembrava improbabile accadesse a breve, tanto sembrava preso dalla sua corrispondenza. Il suo amico, Koa, aveva scritto per lui pagine e pagine di parole e Ailo le leggeva con attenzione vorace, ritornando più volte sui paragrafi precedenti e accarezzando la carta con dita affettuose. 

Nawel aspettò pazientemente che finisse di leggere, per poi passargli della carta intonsa e una penna, ricevendo in cambio un bacio di gratitudine. 

“Ti ho mai parlato di Koa?” Chiese Ailo, cambiando posizione in modo da poter appoggiare i fogli su una gamba per scrivere.

Non l’aveva fatto. Koa, in compenso, aveva parlato per sé stesso da solo e in modo molto intenzionale.

Nawel sorrise ancora a quel pensiero. “Sì, so chi è per te. Come sta?”

Ailo si lanciò in un racconto dettagliato delle ultime avventure del suo amico, della sua ricerca e di quanto gli sarebbe piaciuto condividerle con lui. 

Parlava in un modo talmente aperto, a suo agio e pregno di affetto da intenerire. Continuava ad appoggiarsi al suo petto in un modo talmente aperto, a suo agio e pregno di affetto da riempire Nawel di affetto a sua volta, verso il suo amante e verso quell’amico lontano che già gli sembrava di conoscere, tramite Ailo.

Ailo lo amava, questo gli appariva chiaro. Ed era una parte di lui, tanto che amare uno avrebbe significato amare anche un po’ l’altro. A Nawel andava bene così.

 


COWT14

Mar. 8th, 2025 07:57 pm
 

Settimana: 1

Missione: M1

Prompt: lettera o diario personale

Titolo: Per un bicchier di vino

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: /


A Koa Vexekaro Rakko

presso la Tenuta Rakko-Vara

Città di Kasar

Rive Orientali


3° giorno, 7° mese, 5° anno dello Scorpione


Mio carissimo Koa,

Ti scrivo questa seconda lettera a soli pochi giorni di distanza dall’ultima e rompendo il nostro consueto ritmo, perché gli avvenimenti degli ultimi giorni non possono aspettare un intero mese per essere raccontati. La smania di poterne parlare con te tutt’ora mi fa tremare la mano con cui scrivo - perdonami per le linee traballanti - e ho bisogno di mettere su carta le mie emozioni ora che sono così vive.

Salto i convenevoli, dunque: le prime piogge d’autunno, i mezzadri lamentosi, le lezioni di alchimia, quelle di contabilità, il mercato dei nomadi… Tutto come nell’ultima lettera. Irrilevanti.

Presta bene attenzione a ciò che ti scrivo ora.

La prima, sconvolgente notizia che ti riporto, amico mio, l’ho scoperta questa mattina molto presto, prima che il sole fosse sorto del tutto. 

Ricordi il Goccia di Sangue? È uno dei vini più difficili da ottenere in tutte le Rive, nonché uno dei miei preferiti. Quest’anno davvero pochi vigneti sono riusciti a realizzarlo e ancora meno a commerciarlo da questa parte del Mare Unico. Settimane fa, tuttavia, mio padre riuscì a comprarne un paio di casse e a farsele spedire qua a Rea Marina. Sapendo che la nave con la spedizione doveva arrivare oggi in porto, e volendo a tutti i costi assicurarmi di mettere le mani su almeno una bottiglia, mi sono intrufolato nel suo ufficio per prendere l’attestato di possesso e andare a ritirare il carico di persona.

Sì, lo so, a questo punto dovrei aver imparato la lezione. Non una singola volta che sono entrato di nascosto nell’ufficio di mio padre ne è uscito qualcosa di buono. È stato più forte di me. Volevo quel vino e non volevo chiederlo di persona a mio padre, con tutto il teatrino che ne sarebbe conseguito - il solito, l’amore per le paternali del signore non è scemato neanche un po’ con gli anni. Rubare è meno tedioso, soprattutto se mio padre non se ne accorge e attribuisce la scomparsa di un documento alla demenza senile che avanza.

Ma non posso riempire un’altra lettera con lamentele su quell’uomo, quindi - l’attestato di possesso.

So che ogni attestato di possesso sotto le cinquecento conie viene tenuto nel faldone di pelle rosso, quindi ho scandagliato l’ufficio cercandolo. Era sulla scrivania. Sotto un’altra pila di documenti, che ho dovuto rimuovere. Su cui ho dovuto posare lo sguardo, per rimuoverli. Ho letto d’istinto - te lo giuro, Koa, sul nostro progetto segreto di conquista del mondo, non l’ho fatto apposta, non ho “stuzzicato le Leggi della Realtà” né "me la sono cercata”. 

Ma ho letto e, dal momento in cui le parole hanno preso di significato nella mia testa, non ho desiderato altro che poterle grattar via con la lima del fabbro.

Sulla scrivania di mio padre c’era un contratto di condizioni matrimoniali. Sì, hai letto bene. Sì, ho letto bene anch’io - quattro volte. No, non mi sono confuso. Ho controllato il sigillo di autenticità, il sigillo di mio padre, il sigillo del tribunale e il sigillo governativo. Il nome era corretto. Mio padre pianifica di risposarsi.

Con chi, ti chiederai? Oh, mio caro Koa, non ne ho la più pallida idea. Perché dopo essermi ripreso dallo sconvolgimento e dalla ripugnanza, ovviamente ho cercato subito il nome della futura consorte. 

Donna Lidia Viasta.

Mi sono sforzato di ricordare ogni nome di Rea Marina che abbia mai sentito o letto e ti assicuro che è la prima volta che mi imbatto in questo.

Farò ricerche molto approfondite, nei prossimi giorni, e spero di venirne a capo con qualcosa di utile. Molto probabile che sia qualcuno di forestiero, magari proveniente al di fuori delle Rive Occidentali. Se hai qualche informazione, anche piccola, ti prego di rivelarmela. Tutto ciò che ho potuto dedurre dal contratto è che la donna è, apparentemente, meno abbiente di noi - male, vuol dire che mio padre non sta per sposarsi per soldi. Eppure l’alternativa sembra così assurda che non riesco neppure a scriverla.

Non so perché mio padre non mi abbia parlato di questa cosa. Bada, non sono sorpreso che non l’abbia fatto, ma neanche lui può sposarsi senza che il proprio figlio ne sia a conoscenza, prima o poi me lo dovrebbe dire. Il fatto che me lo abbia tenuto nascosto, mi fa pensare… non posso fare a meno di chiedermi se… non voglia cambiare qualcosa nelle linee di proprietà e possessi e abbia paura di affrontarmi in merito. Non posso fare a meno di sentirmi minacciato. Ferito.

Devo raccogliere informazioni. 

Se tu fossi qui, accanto a me, mi nasconderei tra le tue braccia, finché non smetterebbe di far male. Poi sfoglierei manuali e registri familiari con la tua testa in grembo, giocando con i tuoi ricci, e ti trascinerei in giro per la città per un interrogatorio dopo l’altro. Infine, ti lascerei a goderti lo spettacolo della mio vittorioso e inarrestabile confronto con mio padre e la sua infelice scelta. Festeggeremmo in spiaggia, bevendo Goccia di Sangue.

Oh, a proposito del vino, mi ha condotto a non uno, ma ben due eventi sconvolgenti in questa giornata.

Lascia che continui il racconto.

Sono fiero di dirti che, nonostante la sconvolgente notizia delle future nozze, mi sono ricordato del motivo per cui in primo luogo ero entrato nell’ufficio di mio padre. Ho preso l’attestato di possesso dal faldone dove sapevo di trovarlo e sono uscito per dirigermi al porto. 

La nave aveva appena attraccato. Il capitano mi ha riconosciuto e non ha fatto storie quando ha letto l’attestato di possesso, anzi mi ha offerto uno sgabello all’ombra del suo baldacchino mentre merci e passeggeri scendevano a terra, posizione che ho accettato volentieri. 

La passerella scricchiolava sotto il peso di tanti passi, così forte da essere udita anche sopra le grida dei gabbiani, che planavano o zampettavano nelle vicinanze alla ricerca di qualche frattaglia - o di chissà cos’altro, non ho idea di cosa pensino i gabbiani quando decidono di infestare il porto in massa. Il vociare delle persone era ovunque, la confusione tanta; il caldo e la prospettiva di una pinta rendevano tutti impazienti. 

Dal momento in cui ho riconosciuto le due casse di vino pregiato, sono successe molte cose in davvero poco tempo. 

Due muscolosi marinai trasportavano uno ciascuno le due casse, uno davanti all’altro. Il capitano ha gridato per farsi venire incontro, il marinaio dietro lo ha sentito, quello davanti cercava di guardarsi i piedi oltre la cassa. Un gabbiano è sceso in picchiata per afferrare la-dea-sola-sa-cosa davanti al primo marinaio, che ha fatto un passo indietro per non pestare l’animale e perdere l’equilibrio. È finito addosso al suo collega, che ancora guardava il capitano.

Contemporaneamente, almeno credo - i miei occhi seguivano più che altro il vino - c’è stato un qualche diverbio tra i passeggeri che stavano proprio in quel momento scendendo sulla passerella. Qualcuno non avrà dato la precedenza a un più alto rango? Qualcuno avrà spinto? Qualcuno si è fermato a guardare il panorama di Rea Marina, bloccando la fila? Chi può saperlo. La cosa importante è la baruffa che ha portato un signorotto, pesante quanto agitato, a scivolare sul legno della passerella con le sue scarpe assolutamente inadatte ad una traversata in mare. 

Ora, se questo mentecatto fosse semplicemente caduto in mare, la mia mattinata sarebbe andata avanti senza nessun intoppo. Ma no, il signore si è aggrappato a ben tre altri passeggeri per tentare di rimanere in piedi. In una perdita di equilibrio generale, un altro uomo, dall’aspetto più navigato ma comunque impreparato al proverbiale agguantamento della vecchietta che lo seguiva, è finito addosso al marinaio distratto.

Il marinaio distratto. Chiamato in una direzione dal suo capitano. Portato a retrocedere dal suo compare vittima del gabbiano. Spinto in avanti dal passeggero vittima della stupidità turistica. Su una passerella non più larga di tre braccia.

Ha perso l’equilibrio, ovviamente. Maledetto il suo istinto di sopravvivenza, che lo ha spinto, in un tentativo di riallineare il proprio baricentro, a lasciare la zavorra che lo tirava giù da una parte: la mia preziosa cassa di vino.

L’ho visto, Koa. Ho visto la cassa rovesciarsi, le bottiglie volare in mare, trecento conie di vino sprecate per i pesci del porto di Rea Marina. L’ho visto prima che accadesse e ho chiuso gli occhi di scatto per assistere all’incubo che diventa realtà.

L’urlo allarmato della folla una conferma terribile.

Solo l’esclamazione del capitano, “sia ringraziata la dea!”, mi ha fatto dubitare della situazione. 

Ho riaperto subito gli occhi, per trovarmi di fronte una folla aperta a ciambella, con al centro del buco il passeggero finito addosso al marinaio. Un alchimista, dal modo in cui le rune gli fluttuavano attorno.  

Muoveva le mani come se stesse dirigendo un’orchestra, con l’orlo dei vestiti,  tipicamente settentrionali, e le punte dei lunghi capelli ramati sollevate timidamente verso l’alto, quasi galleggiasse immerso nell’acqua. 

Non era la prima volta che assistevo a una prova d’alchimia, ma questo alchimista non emetteva parola, al contrario degli altri che ho incontrato in vita mia. Non muoveva neanche le labbra, per quanto potessi vedere dalla mia posizione defilata.

Mi sono avvicinato.

Bontà della dea, il mio vino! L’alchimista stava recuperando il mio vino dal mare, separandolo dall’acqua salmastra come fosse olio. 

“Ohhh” e “Ahhh” della folla accompagnavano i suoi movimenti, mentre i rivoli rossi fluttuavano nuovamente dentro le bottiglie integre. 

Avrei voluto baciarlo. 

L’alchimista si è voltato a guardarmi proprio in quel momento, con i suoi occhi grandi e caldi, la pelle baciata dal sole, il sorriso dolce e pieno.

Sì, lo avrei baciato molto volentieri.

Ti ricordi gli alchimisti che venivano a proporsi come precettori qua a Villa Aurelia? Quei vecchi superbi, con le barbe selvagge e gli occhi cespugliosi, il puzzo di incenso misto a zolfo e le espressioni avide? Dov’era questo alchimista, quando ancora la sua arte aveva una certa attrattiva per me? Avrei più che volentieri imparato da lui.

Sono sicuro che puoi comprendermi, quindi, quando ti dico che ho sfoggiato il mio sorriso più affascinante, ho impregnato la voce di sincera gratitudine - che non ho dovuto fingere, per una volta - e l’ho invitato a gustare quel vino a casa mia, come ringraziamento per il suo gesto.

Ho dovuto insistere un po’, ma alla fine ha ceduto.

Si chiama Nawel. Non è originario delle Rive Settentrionali, come avevo creduto, ma è stato lì per il suo ultimo viaggio. Ha viaggiato molto. Mi racconterà delle sue avventure domani davanti a quel bicchiere. Ne ha l’aria, di chi ha viaggiato molto, poliedrica e saggia e deliziosamente selvaggia. 

È qui a Rea Marina per acquistare un pezzo all’Asta di Spina fra qualche settimana, un raro cimelio di non so che civiltà perduta, ritrovato dalle nostre parti, che ho già deciso comprerò per lui. 

Credo sia anche un po' il tuo tipo. Se tu fossi qui ce lo contenderemmo, all'asta e in tutti i giorni precedenti. Faremmo a gara a chi fa i regali più costosi e stravaganti, a chi lo sorprenderebbe per primo. Sarebbe divertente.

E invece c'è un oceano tra di noi, il che vuol dire che mi terrò il bel alchimista esotico tutto per me.

Devo rubare casse di vino Goccia di Sangue più spesso, se questi ne sono gli effetti. 

Ti farò sapere nella mia prossima lettera se sarò riuscito nell’impresa di conquistarlo, e ovviamente se avrò trovato notizie della, spero non, futura matrigna.

Come sempre mi manchi, mio caro Koa, nei giorni frenetici come in quelli di calma solitudine. Mi manchi con una costanza scoraggiante. 

Scriverti è sempre un doloroso promemoria della nostra lontananza e insieme una dolce consolazione.

Conto i giorni che ci separano dal nostro ricongiungerci.

Sempre tuo, con fiducia, nostalgia ed eterno affetto,

Ailo


Ailo Mealto Hannover IV 

di Villa Aurelia

Città di Rea Marina

Rive Occidentali


COWT14

Mar. 8th, 2025 07:39 pm
 

Settimana: 1

Missione: M2

Prompt: 2. “Entrò nella stanza chiedendosi perché lo stesse facendo.”

Titolo: Il giusto prezzo

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: /


Ailo entrò nella stanza chiedendosi perché lo stesse facendo.

Il giardino pensile di Casa Cladia era all’aria aperta solo all’apparenza. Una cinta di mura ben nascosta dai cespugli circondava tutto il terrazzo, con una cupola di vetro a placche che li rinchiudeva tutti in una bolla dall’atmosfera intima e calda. Umida anche, a detta di Ailo, che avrebbe aperto volentieri più di una finestra per far entrare la brezza marina.

La colazione era già cominciata, con gli ospiti che si aggiravano pigri sotto agli alberi d’agrumi in fiore, piluccando dai tavoli. Le tovaglie e i cuscini candidi andavano a braccetto con i petali degli aranci e dei limoni, un bianco fresco interrotto solo dal luccicare dell’argenteria e dai colori variopinti del cibo. I dolci erano davvero invitanti, ricolmi di confetture. 

Fossero stati solo lui e i servi, sarebbe stata un’ottima mattinata. Invece la compagnia dei più abbienti abitanti di Rea Marina divenne opprimente dopo appena tre passi. Il suo ingresso in scena non era passato inosservato.

Ricordandosi la promessa che suo padre gli aveva strappato, Ailo si costrinse a sorridere, a scambiare saluti e domande di cortesia, a intrattenere due minuti di conversazione con i padroni di casa prima di approfittare del loro cibo. Ormai era troppo tardi per tornare indietro. Nonostante ciò, si pentiva di aver accettato di presentarsi ogni secondo in più che passava in quel giardino.

Si riempì la bocca di tartine, con la speranza di venir ritenuto troppo occupato per parlare. Se fosse rimasto meno di un’ora sarebbe stato considerato oltremodo villano. Due ore? Affrettato, ma con un paio di accenni ad affari urgenti ben piazzati poteva cavarsela. Se doveva resistere due ore lì, però, avrebbe fatto bene a trovare un porto sicuro in cui nascondersi.

Valutò le opzioni, guardandosi intorno. 

C’erano un paio di colleghi di suo padre, con cui avrebbe potuto parlare un po’ più liberamente. Nondimeno, avrebbe dovuto parlare.

L’alchimista da poco arrivato in città sembrava intenzionato a schivare il sociale ciarlare tanto quanto lui. Avrebbero potuto fare gli isolazionisti insieme, a patto di sopportare le occhiate imbarazzate e il silenzio pregno di disagio.

Mastro Parshi era probabilmente la scelta più saggia: preso com’era a scarabocchiare schizzi a carboncino di ciò che lo circondava, sarebbe stato un’ottima copertura. Ailo avrebbe solo dovuto avvicinarglisi abbastanza e muovere la bocca ogni sei o sette minuti.

Bene, ecco il suo porto sicuro. 

Afferrò un bicchiere di succo d’arancia speziato e aggirò il tavolo verso il venerando naturalista. 

Fu intercettato, suo malgrado, a metà tragitto e da una figura che non avrebbe potuto liquidare con due stupidaggini.

“Buongiorno, Ailo,” disse la sua matrigna, prendendolo rapida sottobraccio, in una navigata mossa da predatrice sociale.

“Lidia”. Ailo provò a continuare nel suo tragitto, ma Lidia aveva puntato i piedi e costrinse entrambi a fermarsi in mezzo al giardino. 

“Sono felice che tu sia riuscito a passare, questa mattina”.

“Felice che tu sia felice”. Ailo non provò neanche a suonare sincero, ma Lidia non badò al suo tono ironico.

Con un aggraziato gesto di ventaglio, si parò gli occhi cristallini dai raggi del sole. “Che ne dici di andare all’ombra? Mi verrà mal di testa a forza di strizzare gli occhi”.

“Tu vai pure, io ti raggiungo più tardi. Prima ho promesso a Mastro Parshi di discutere di…”

“Oh, Ailo, non provarci neanche.” Un nuovo strattone lo smosse verso i parasole in un angolo. 

Per essere una striminzita bambolina, alta non più di una botte e mezza, quella ragazza aveva una forza in corpo impressionante. 

“Ho bisogno di un interlocutore che mi tenga impegnata per un po’”.

Suo malgrado, Ailo se ne stupì, preso alla sprovvista abbastanza da farsi sfuggire altri due passi nella direzione voluta da Lidia. Non era da lei schivare le attenzioni. Anzi, solitamente era una perfetta ospite, attenta e affabile, la perfetta compagna da portare sottobraccio agli eventi mondani - uno dei tanti motivi per cui suo padre l'aveva scelta.

“Eviti la conversazione? Dove sono finite le tue buone maniere?” La canzonò, cercando di nascondere la sincera curiosità.

Lidia sventolò di nuovo il ventaglio, a minimizzare la faccenda. Era un linguaggio che le veniva naturale. Faceva venire voglia ad Ailo di strapparle quella bacchetta di mano e usarla per mescolare il sidro.

“L’etichetta dovrà piegarsi alla praticità, in questo caso. Sage Rialto deve credere che mio marito mi racconti tutto delle sue gaffe in tribunale, quindi sii gentile: lancia un’occhiata alle tue spalle e ridi come se ti avessi appena raccontato la più ridicola delle sentenze emesse”.

Ailo la guardò in faccia. Ogni linea impeccabile del suo viso era affilata dalla serietà. Gettò un'occhiata alle sue spalle.

C'era Sage Rialto, effettivamente, dietro di loro; mangiucchiava una crostatina e fingeva di essere sovrappensiero - come se un pensiero più pesante del "sarà saggio farmi una cliente?" gli avesse mai attraversato la testa. Appena si accorse che Ailo lo aveva notato, girò su sé così velocemente da far svolazzare la blusa.

Ailo non gli dedicò altro tempo, tornando piuttosto sulla sua matrigna. “A che ti serve tenere un giudice per le palle in questo modo? Da che ricordo, Rialto è già sul libro paga di mio padre.”

Lidia fece un piccolo sorriso, poi li trascinò entrambi giù su un divanetto.

Ailo non si era veramente accorto che erano giunti all'ombra dei parasole.

Richiamando un domestico con il ventaglio - quel maledetto ventaglio - Lidia si fece servire della frutta fresca con panna e un thè speziato, ne sorseggiò qualche goccia e si godette l'attenzione per qualche secondo ancora. Appena Ailo accennò ad alzarsi, finalmente rispose.

"Voglio che sia anche sul mio, di libro paga. O meglio, sarà lui a pagarmi in favori, se non vuole che i pezzi della sua reputazione finiscano in ogni salotto della città, nelle mani esperte delle signore annoiate di Rea Marina”.

Le chiacchiere e le donne. C'era forse a questo mondo un'altra accoppiata apparentemente così innocua, in grado di distruggere un uomo con così poco sforzo? 

“Sai," disse Ailo, fregando una fragola dalla ciotola più vicina, "in momenti come questo quasi ti stimo. Poi ricordo che hai sposato un uomo con il doppio della tua età, che ti tratta come una vacca da fiera, per sicurezza economica e posizione sociale.”

Il piccolo naso di Lidia si arricciò in un'espressione davvero poco signorile. Arrivò persino a lanciargli un'occhiataccia. “Solo chi non ha mai conosciuto altro, parla della sicurezza economica con tanto disprezzo.”

Una risata sincera risalì il petto di Ailo, che non fece nulla per trattenerla. “Sei la figlia del proprietario di una modesta gioielleria, mia cara, non una lavandaia che dorme nella cesta dei panni. Io non avrò mai conosciuto la fame, ma non fingere che tu l’abbia fatto.”

Ecco la vera differenza tra loro due, si disse. Lui non fingeva di essere migliore di ciò che era. Ne si sarebbe mai svenduto per meno di quel che valeva. 

“Non mi scuserò per aver cercato di ottenere di più di quello che la vita mi offriva,” disse Lidia. 

Come se il vero problema fosse l'obbiettivo e non la maniera di raggiungerlo.

Ailo si mise la fragola in bocca. “Nessuno te lo chiede," disse, per poi gettare un'altra occhiata alle sue spalle.

Sage Rialto zampettava sul posto come se avesse un prurito in parti scomode e non potesse grattarsi in pubblico..

"Ecco, il tuo pollo è cotto a puntino." Si alzò in piedi. "Sono sicuro che ti darà ciò che vuoi."

Lidia provò a fermarlo con una mano, a parlare, ma Ailo fu più veloce di lei e "accidentalmente" le colpì il ventaglio con una mano, facendolo finire tra i suoi piedi. Il tempo che lei impiegò a chinarsi a raccoglierlo e lui era già sgattaiolato via. 

Girò intorno ai tavoli un paio di volte, senza mai fermarsi. Se continuava a camminare poteva dare l'impressione di starsi dirigendo da qualche parte e che non poteva fermarsi a parlare. Due giri di tavoli per pensare al fatto che interagire con la sua matrigna non faceva parte del patto con suo padre. Che, nel gergo del vecchio, questo era violazione di contratto e invalidava tutta la trattativa. Che non era più tenuto a star lì un'altra ora.

Si fermò di colpo, convinto e più rilassato di quanto non fosse stato in tutta la mattina. Prese un ultimo bicchiere di succo e un biscotto alle mandorle. Infine, puntò la porta da cui era entrato.

"Oh, Ailo Hannover! C'è giusto una persona che-"

"Sono spiacente, signora Varizia," stoppò la donna che si frappose tra lui e l'uscita, "non posso fermarmi a parlare. Mio padre mi attende. Vi spiegherà lui in un'occasione futura, ne sono certo."

Superò la matrona e le tre fanciulle al seguito. "Vi auguro una buona giornata!"

Con tre passi baldanzosi su per gli scalini del portico, si lasciò la bolla di cristallo alle spalle.


HUECTOBER

Oct. 31st, 2024 01:46 pm
 

31/10
Chiesa del Rame di Ottima Qualità
LISTA VIOLA
Prompt libero 

Spiccare il volo

Da che ha memoria, Ailo ha sempre trovato arrampicarsi e generalmente i posti alti rilassanti. Sa bene che è più comune il contrario. Al resto dei suoi conoscenti non piace dover salire sulla scala traballante per prendere le ceste dai piani più alti, o scalare la libreria in cerca della pergamena più vecchia e ammuffita di tutte, o passare troppo vicino al bordo del ponte all’ingresso della città. La manutenzione dei mulini a vento è considerato un lavoro di medio rischio, quella delle vetrate della Cattedrale ad alto. E non ha importanza che metà dei paesani abbia un aliante, perché c’è una grande differenza tra lo stare sul tetto di un edificio con l’invenzione più geniale mai concepita sulle spalle, pronta a portarti a volteggiare tra le nuvole, e lo starci senza, con la consapevolezza che un passo sbagliato ti farà diventare una frittella sanguinolenta sulla pubblica piazza.

Ecco, Ailo non ha queste preoccupazioni. Il vuoto sotto i piedi non gli fa stringere lo stomaco. Saltellare tra i tetti di Mondstadt come un gatto per evitare il traffico di mezzodì in strada gli sembra la soluzione più semplice e pratica. Il mondo che si spiega attorno a te, tutto attorno a te, sopra e sotto e da ogni lato, gira e tu sei l’unico punto fermo, è una delle sue sensazioni preferite. In alto, l’aria è più pulita, il sole più caldo. È c’è, spesso e volentieri, solitudine e silenzio, tranquillità – un tesoro prezioso, quando sei il quinto di sette fratelli e vivi in una locanda a gestione familiare.

Non è uno sciocco. Solo perché adora stare in alto, non vuol dire che corra rischi inutili. Non si è mai avvicinato ad un precipizio senza il piede saldo, né ha mai usato l’aliante nelle situazioni pericolose segnalate dal Manuale di Volo.

Beh…fino ad ora.

In sua difesa, ha sempre pensato che prima o poi avrebbe ricevuto una Vision di Anemo. Così come ha sempre pensato che prima o poi avrebbe avuto un aliante. È semplicemente nelle sue corde – il vento, la libertà, l’altezza, le illimitate possibilità, il bisogno di stare lassù.

Ha perso il conto di quante volte si è arrampicato fin sopra la testa di Barbatos, per passare qualche ora in serenità con gli uccellini e i venti, raccontando all’Archon dormiente dei suoi pensieri e delle speranze per il futuro. La sua voglia di viaggiare. I soldi che sta risparmiando per comprare una Fotokamera, così da immortalare tutti i panorami di Mondstadt. E il desiderio di avere una Vision. La sua Vision, ovviamente. Libertà, vento, volare, ecc… ecc… Certo che avrebbe avuto una Vision di Anemo.

Peccato che l’Archon non l’abbia mai accontentato. Ultimamente, ogni arrampicata sulla sua testa ha avuto un retrogusto amaro. Ailo non vuole avercela con Barbatos, ma non capisce ed è stanco di aspettare.

Ha avuto l’illuminazione in una delle conversazioni unidirezionali con la statua: Ailo è bravo in quello che fa, ma quello che fa è sicuro. Non si è mai spinto oltre le proprie certezze, non ha davvero mai forzato i propri limiti, almeno non da quando a cinque anni ha imparato a scalare una parete di mattoni. Forse l’Archon vuole vedere se è disposto a rischiare.

Realizzare che la risposta è sì, è pronto a rischiare per una Vision, è stata la prima cosa che lo ha destabilizzarlo da anni. Gli ha messo addosso, però, anche una grande determinazione. Eccolo, il suo obbiettivo; doveva solo escogitare un piano per raggiungerlo. E lo ha fatto.

Per la prima volta nella sua vita, Ailo è sull’orlo di un precipizio con più dubbi che certezze. E non un precipizio qualunque: il Promontorio Acchiappastelle sarebbe stato gratificante da scalare come sempre, se non fosse stato per la missione che lo attende.

Questa volta il peso dell’aliante sulle spalle non è rassicurante, perché c’è il serio e voluto rischio che non reggerà fino all’isola misteriosa su cui pochi hanno messo piede. Ailo non è certo di avere la resistenza per sopportare quel volo, non ancora. Quindi è perfetto.

Solo che i piedi non vogliono staccarsi dal suolo per fare quell’ultimo passo, non importa cosa comandi la testa. Anche la testa, in realtà, non è molto convinta di voler fare quel salto.

Deve darsi una bella spinta. Esitare all’ultimo potrebbe fargli perdere preziosi metri di slancio. Basta con le esitazioni, deve pensare alla Vision, lo fa per la Vision.

Un, due, tre… per la Vision!

Nonostante tutto, il suo corpo non ce la fa a non trattenersi un poco e si limita a un timido salto e a una stretta di stomaco pazzesca che gli riempie la testa di “Girati! Afferra la roccia! Cadrai e morirai! Afferra la roccia!”. Dura appena un secondo. La corrente che risale il promontorio dal mare lo strappa alle sue paure e lo porta in alto con una forza che è tutta archonesca.

Ailo urla deliziato. È nel suo elemento ora, così familiare come respirare. Riesce perfino a credere di potercela fare. Sì, ce la farà, Barbatos soffierà sulle ali del suo aliante e insieme arriveranno all’isola…

C’è un’isola, l’ha scorta un milione di volte dal promontorio durante le albe terse. Sa che c’è. C’è anche una coltre di nebbia, però, ora, che copre la sua visuale.

Strizza gli occhi. No, non nebbia, quelle sono proprio nuvole, scure nuvole dispotiche. Da dove diamine sono spuntate? Non c’erano quando ha guardato prima di buttarsi, venti secondi fa!

Il panico lo assale. Non può volare dentro le nuvole alla cieca, non in mare aperto, rischierebbe di allungare troppo la strada. Se sono nuvole di tempesta, poi… l’acqua appesantirà l’aliante, dimezzerà il tempo massimo di volo. Senza contare la visibilità ulteriormente diminuita e il pericolo di venire colpiti dai fulmini.

No!

Con una piroetta furiosa, non gli resta che fare retromarcia e planare dolcemente – dolcemente ma furioso – verso la sottile striscia di sabbia sotto al promontorio. Quello non è più un rischio accettabile, è una grande croce sulla sua missione. È una pernacchia divina verso le sue misere forze, è… è qualcosa che l’Archon sta cercando di dirgli? Barbatos non vuole che raggiunga l’isola misteriosa? Ma perché? Si era preso il rischio, per una volta!

Un minuto di lamentele mentali dopo, Ailo poggia i piedi sulla spiaggia in una corsetta affannata e può prendere a lamentarsi a voce alta.

«Che cosa vuoi da me?» Grida, lanciando l’aliante da un lato e abbandonandolo a sé stesso, «non vuoi proprio darmi la tua Vision? Perché?»

Calcia la sabbia, una, due, tre volte e alla quarta becca anche un sasso. Urla al cielo ingrigito tutta la sua frustrazione. «Non me la merito forse? Ma ho saltato! Ho rischiato! Ho-»

Un – letterale – fulmine a – quasi – ciel sereno squarcia l’aria a non più di due metri dalla sua figura gesticolante, con un “Fwoosh” da pelle d’oca istantanea. La sabbia esplode nel punto dove tocca terra, venendo scaraventata in tutte le direzioni e per poco Ailo non fa la stessa fine, limitandosi invece a saltare per lo spavento.

Tra il botto, il battito impazzito del suo cuore nelle orecchie e il respiro affannoso, il suo mondo si riduce a una bolla di rumori ovattati per mezzo minuto, dove l’istinto di scappare e quello di rimanere immobile, fermo, se-non-ti-muovi-non-esisti combattono strenuamente. Appena ritorna su Teyvat, l’occhio gli cade sul punto colpito dal fulmine.

Tra il particolato annerito e le micro-schegge di vetro, grande quanto un suo pugno, poggia un inconfondibile oggetto: una Vision.

Viola.

Ailo pensa ad un gioco di luce e si strofina gli occhi, ma no, anche avvicinandosi il colore resta vivido e sempre lo stesso.

Viola.

Una Vision di Electro.

«Ma che…?» Alza lo sguardo al cielo, ormai striato di venature nebbiose. «È uno scherzo?»

Un dubbio lo pervade da capo a piedi, accompagnato da un brivido. «Con… con chi sto parlando?»

Il cielo tuona. Barbatos non tuona, poco ma sicuro.

Ailo non ha neanche idea di chi sia l’Archon di Electro, ma questo non lo ferma di certo dal prendere in mano la sua Vision. La sente formicolare sulle dita di pura elettricità statica, vibra come un cucciolo quando il suo padrone torna a casa e lo accarezza tra le orecchie. È il pizzicore di quando scopre un punto panoramico nuovo o uno scorcio sulle mura che non ha mai percorso, o quando il fabbro gli mostra una miglioria per il suo aliante che lo farà andare più veloce, più in alto, con meno sforzo.

È l’eccitazione per una prova superata, con il rumore di fondo del rischio sempre presente e mai da sottovalutare.

È… inaspettato. Dovrà fare un sacco di cambiamenti nel suo armadio. È fuori dalla sua zona di comfort. È elettrizzante. Non è ciò che è sempre stato, è qualcosa in più.




HUECTOBER

Oct. 21st, 2024 10:57 am
 

21/10
Chiesa del Rame di Ottima Qualità
LISTA VIOLA
14 – Sfortuna

Partenze tempestose

Diluvia.

Non la pioggerella leggera di inizio autunno. Non la pioggia con il vento sferzante che viene dal mare. Diluvia come se gli dei del cielo gettassero secchiate d’acqua sulla terra per affogare un insetto.

Ailo osserva la pioggia battente come se ce l’avesse con lui personalmente, mentre alle sue spalle i domestici finiscono di portare i bagagli all’ingresso. Tipico, che ci sia un sole che spacca le pietre per tutta l’estate e piova proprio il giorno della partenza del suo viaggio. Un viaggio rilassante, con il Viandante, per dimenticarsi dello scandalo di Atlante e ritrovare la pace con sé stessi. Chi mai ha ritrovato la pace con sé stessi sotto un diluvio.

«Sicuro di non voler rimandare la partenza?»

Ailo scuote il capo. Ha stilato un programma e ha intenzione di rispettarlo, a partire dall’appuntamento al molo per salpare sull’Aquila di Mare.

«Ho già fatto chiamare la carrozza. Viaggeremo lenti e umidi, ma dovremmo comunque arrivare in tempo al porto.»

Il Viandante annuisce, prendendogli una mano per allontanarlo dal portico.

§

Ci sono voluti venti minuti per caricare tutti i bagagli sulla carrozza – Ailo, al contrario del Viandante, non viaggia leggero – e altri cinque per convincere i cavalli a fare il loro dovere sotto quella pioggia sferzante. Procedono sulla via maestra alla metà della velocità a cui andrebbero a cavallo. Tenendo conto di tutto ciò, dovrà sborsare una bella mancia al capitano di vascello per l’enorme ritardo con cui si presenteranno, nonostante abbia già mandato qualcuno ad avvisare.

Ailo si sforza di mitigare il pessimo umore, sforzandosi di essere positivo. Sì, è vero, la partenza poteva essere migliore, ma il suo primo viaggio con il Viandante è finalmente iniziato. Sono all’asciutto e non devono farsi il tragitto a dorso di cavallo. Possono godersi i cuscini, il vino e la reciproca vicinanza.

Nel momento in cui pensa di mettere in pratica tale vicinanza, mettendo una mano sulla coscia del suo compagno di viaggio, uno strattone in avanti, improvviso e brusco, accompagnato da uno schiocco per niente rassicurante, lo fa rovinare addosso al Viandante.

La carrozza si ferma con un lamento. I cavalli nitriscono. È abbastanza sicuro che il cocchiere stia imprecando.

Il Viandante gli chiede se si è fatto male e lo aiuta a mettersi in posizione eretta, per quanto possa permetterlo il tetto della carrozza. È in quel momento che Ailo si rende conto che, sotto i suoi piedi, le tavole di legno pendono come se si stessero arrampicando su per una montagna.

Oh, no. No, no, no.

Ailo spalanca la porta, incurante della pioggia che lo aggredisce. Salta giù e lo scenario che teme gli si para davanti: incastrata tra due rocce fangose, la ruota anteriore sinistra è spaccata in almeno due punti; tre considerando la frattura sull’asse. Il moncone è impalato al suo, portandosi dietro la carrozza e causandone l’inclinazione. Non c’è modo di ripartire.

§

Quindici minuti di imprecazioni, maledizioni scagliate al cielo, disperazione e tentativi vani del Viandante di farlo rientrare all’asciutto nella cabina dopo, Ailo ha ritrovato quel poco di lucidità sufficiente per adattarsi a un – secondo – piano alternativo.

Staccano i cavalli dall’ormai inutilizzabile carrozza e li caricano con più bagagli possibile, con una dovuta selezione che peggiora oltre ogni misura l’umore di Ailo. Del resto dei suoi averi e del salvabile della carrozza lascia che ne disponga il cocchiere, che ritorni tutto alla tenuta.

Ailo e il Viandante montano a cavallo e, bagnati fradici, si lanciano verso il porto, con la rapidità massima consentita dal terreno scivoloso, la vista ridotta e il peso aggiuntivo. Le povere bestie si meritano una fornitura a vita di mele.

Vedere il profilo del molo, della cabina di porto e delle varie barche ancorate lo fa quasi commuovere. Sente i propri nervi sfibrati e pronti a cedere. Probabilmente si farà un bel pianto, una volta al riparo nella cabina privata, e poi distruggerà qualcosa.

Cerca con occhi ristretti il profilo dell’Aquila di mare. Non riesce a ricordare in che molo fosse ormeggiata, ma in ogni caso non avrebbero dovuto esserci tante navi così grandi quel giorno.

Non può essere già salpata. Sì, sono in ritardo di due ore, ma diluvia, per il nome del sole! Non si salpa con quella tempesta. Non può essere già salpata.

Costringe il Viandante e i cavalli a percorrere con lui tutto il porto, lentamente, attentamente osservando ogni imbarcazione con più di un albero.

Dell’Aquila di mare, nessuna traccia.




HUECTOBER

Oct. 19th, 2024 02:54 pm
 

19/10
Chiesa del Rame di Ottima Qualità
LISTA VIOLA
15 – Iris

Errori di corteggiamento

Ailo non aveva mai provato chissà quali sentimenti per i fiori, al contrario di sua madre, ma gli iris in particolare gli erano sempre sembrati orribili. Con quei petali cadenti e i colori che facevano a pugni sulla stessa corolla, gli davano sui nervi, come se la natura lo stesse prendendo in giro. I fiori dovevano essere belli, era il loro unico scopo.

Sua madre ovviamente li adorava. Ne aveva riempito la serra della tenuta. Non importava con quale frequenza – alta – appassissero, lei comunque ne ricomprava e dedicava loro più attenzione che al figlio.

Forse anche per questo non gli piacevano.

Il fatto che Ezra Oldridge gli stesse porgendo un mazzo di iris, quindi, non glielo faceva apprezzare.

«Non rispecchiano la tua bellezza»

Quello era sicuro.

«Ma spero ti sia regalo gradito.»

Non proprio.

Ezra continuava a guardarlo con aspettativa, il braccio teso con l’infame mazzo in mano, le rughette in fronte che aumentavano di numero.

Ailo rimase immobile. Non apprezzava gli iris. Non apprezzava i fiori. Non apprezzava neanche Ezra Oldridge, a dirla tutta.

Se era suo desiderio corteggiarlo, avrebbe dovuto fare ben più di così.




HUECTOBER

Oct. 15th, 2024 12:51 pm
 

15/10
Chiesa del Rame di Ottima Qualità
LISTA VIOLA
1 – Prugna

Dolce sulla lingua

«Come hai detto che si chiama?»

È un bene che Ailo lo chieda. Vuol dire che quel frutto, a dispetto di tutta la reticenza iniziale, gli è piaciuto. Il Viandante ne è più che soddisfatto e taglia un altro spicchio per il suo giovane compagno.

«Gli uomini di quelle terre la chiamano susina. Cresce su alberi bassi e ha bisogno di molta acqua e alte temperature per maturare.»

Ailo afferra il pezzo di susina e lo divora come i precedenti, passandoselo da una guancia all’altra come uno scoiattolo indeciso.

«Quindi qui non ci sono speranze che cresca.»

Il Viandante scuote il capo. «A Falkhigr fa troppo freddo,» glie ne passa un altro pezzo, «ma se ti piacciono, te ne porterò altre quando viaggerò a sud.»

Ailo fa un verso d’approvazione e, questa volta arriva ad afferrare lo spicchio direttamente con la bocca. «Sono molto dolci.» mormora, direttamente sulle sue dita.

Sempre il provocatore. Instancabile.

Il Viandante lascia perdere la susina e reclama la bocca di Ailo per sé, così gustosa e dolce dopo quella merenda a sorpresa.




COWT13

Feb. 22nd, 2023 06:34 pm
Settimana: 1
Missione:
 M2
Prompt:
09. Faccio fatica a smettere di suonare quando la musica è finita (Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato)
Fandom: Originale
Rating: T
Warning: /
Note: /


Questione di mancanze

Ailo amava vantarsi del fatto che avesse avuto più amanti lui, nell’arco della sua finora breve vita, della maggior parte degli uomini con il doppio della sua età. Erika diceva che era il vanto di una sgualdrina, ma Erika era una frigida bacchettona decrepita racchiusa nel corpo di una diciottenne, e per questo le sue opinioni in merito valevano meno del rame bruciato.
Ovviamente, teneva annotazioni su tutti loro. Un gioco, un altro vezzo per il suo ego, niente di serio, però un “libro mastro” esisteva e Ailo vi scriveva ormai con costanza nuovi nomi, nuovi particolari e soprattutto cosa valeva ripetere e con chi. E la lista parlava chiaro: il Viandante era il migliore, sotto quasi ogni categoria.
Era esperto, accorto, travolgente. Curioso e aperto a sperimentazioni. Bello da guardare e piacevolmente erudito ed eloquente, tanto da poterci intrattenere una conversazione decente. 
Non straparlava di sé. Non godeva del proprio riflesso nello specchio. Non si imponeva a proprio piacimento nella sua vita - Cose che, a pensarci bene, Ailo invece faceva; ma non aveva mai sentito il Viandante lamentarsi, quindi…
Ero così meravigliosamente soddisfacente, che Ailo non sentiva mai il bisogno di cercare altri quando lui era in città.
Con le ultime forze che gli restavano, battè insistentemente una mano sulla sua spalla nuda. “Spostati, mi fai caldo.”
In quel momento ce lo aveva addosso, nudo e sudato, e mai avrebbe pensato di chiedergli di allontanarsi in tali costumi, ma faticava a riempirsi i polmoni d’aria, tanto era l’ansimare. 
“Perdonami.” Un sorriso leggero. Un bacio all’angolo della bocca. Il Viandante si affrettò poi a rotolare lontano dal letto.
Visto quanto era attento ai suoi bisogni e piaceri, strano che gli avesse gravato così addosso da principio, Ailo doveva averlo proprio sfinito questa volta. La cosa lo riempiva d’orgoglio come poche altre. Se non fosse stato un relitto appagato a sua volta, starebbe facendo i salti di gioia per la stanza.
Il Viandante tornò con un panno di lino umido per la sua faccia, uno per il suo petto arrossato e uno per il macello che c’era tra le sue gambe. Ailo si prese qualche minuto per godere di quella freschezza e dei postumi d’ebrezza ancora in circolo. Aspettò di tornare a respirare normalmente e che le gambe smettessero di tremare. Poi, sganciò la bomba.
“Rimani qui, domani. Non partire.”
Le mani che si erano mosse fino ad allora delicate sulla sua pelle si fermarono. Il Viandante si liberò della pezza che aveva tra le mani. Gli tolse di dosso anche quella, ormai tiepida, che si alzava al ritmo del suo respiro. Quando afferrò l’ultima, Ailo sentì l’infantile bisogno di aggrapparcisi e trattenerla, come faceva da bambino alle coperte ogni mattina. 
La luce soave delle candele illuminava appena il soffitto, mentre sul viso dell’uomo aveva un effetto quasi magico. Si adagiava sulle linee degli zigomi e delle labbra, dipingendole di colori più caldi del solito, Faceva splendere i suoi occhi di giada di una tristezza regale.
“Non posso, lo sai.”
Quella crudele bugia gli strinse la gola in una morsa. “Non vuoi”.
Il Viandante scosse il capo. “Io voglio stare con te, lo voglio moltissimo.”
“Non abbastanza da rimanere.” Ailo si sforzò di inumidire gli occhi. Non fu un grande sforzo. “Rimani. Stai con me. Ho bisogno che tu stia con me. Vederti partire ogni volta mi distrugge. Per giorni cammino per le mie stanze, o sulla spiaggia, e ti chiamo, e mi volto aspettandomi che tu sia lì a un passo da me, ma non ci sei.”
Gli circondò il viso con le mani, protendendosi verso di lui. Abbassò la voce nel tono più intimo di cui fosse capace. “Di notte, mi tocco sognando che sia tu a farlo. Solo tu, non ho mai sognato nessun altro.”
Stava esagerando? Era una recita troppo struggente per qualcuno che lo conosceva così bene? 
La verità era che Ailo non camminava né si disperava, quelle cose non facevano proprio per lui. Salutava quell’uomo enigmatico dal porto, con il suo vestito migliore e un bacio che doveva bastare mesi. Una settimana dopo, era a scopare qualcun altro.
Capitava, però, che confondesse mani di altri, nella sua mente, con un paio ben preciso. Bastava chiudere gli occhi, e il gioco era fatto. E che delusione quando li riapriva ed era tutto sbagliato, l’uomo con lui era sbagliato.
Capitava che guardasse una lista di nomi, note, appunti, e accanto all’ego spuntasse l’insoddisfazione e una certa qual rabbia, nostalgia e una punta di determinazione. Lo voleva. Tantissimo. Soprattutto, lo voleva sinceramente e sperava che quello gli arrivasse più forte delle bugie.
Il Viandante taceva, osservando e ascoltando, accarezzandogli delicatamente le punte dei capelli. Il suo era imperscrutabile come quello delle statue, sereno e costruito. 
“Ti voglio.” Riprese Ailo, con più durezza. Nella sua mente, quando aveva immaginato la scena, l’uomo aveva ceduto a quel punto. Non stava andando. Una strana foga gli attanagliò le viscere. “Per giorni, anche dopo che te ne vai. Non smetto mai di volerti, in pratica, hai idea di quanto sia frustrante?”
Il volto della statua si incrinò per liberare uno sbuffò divertito. “Sì, so cosa si prova.” Rispose il Viandante.
 

COWT12

Mar. 22nd, 2022 10:26 am
Settimana: 5
Missione:
 M3
Prompt:
 Road trip
Titolo:
 Ambiente ostile
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: /

Dentro il carro coperto faceva un caldo bestiale. Ailo sentiva le goccioline di sudore colargli dalle tempie al collo, fino a bagnare una tunica più umida che asciutta. Tutto il ghiaccio si era sciolto più di un’ora prima  e l’acqua non dava più alcun ristoro. Inutile anche sventolarsi con i registri della contabilità: l’aria era pregna di calore come sotto alle coperte pesanti di un letto invernale.
Si sollevò dal suo giaciglio di cuscini, anch’essi zuppi, per sollevare un lembo del tessuto che lo divideva dalla cassetta del guidatore. Se dentro il carro il caldo era bestiale, fuori mozzava il fiato. I raggi del sole che arrivarono a lambirgli le dita erano spietati, ogni respiro rovente. 
Nakia, seduto mollemente sulla panca consumata, redini in mano e cappello dalla tesa larga come unica protezione, canticchiava una canzoncina nella sua lingua madre e sembrava molto meno provato di lui. 
<Dove siamo?>
Ailo sperava di sentirsi rispondere “Vicini alla meta” o “Fra cinque minuti arriviamo”; il paesaggio che li circondava, però, si faceva beffe di lui e delle sue speranze. Il deserto era l’orizzonte, tutti gli orizzonti.
Un deserto strano, Ailo ne era rimasto perfino affascinato per i primi quindici minuti di tragitto. Non sabbia, ma dura pietra senza spaccature per centinaia e centinaia di pietre, con dune frastagliate e improvvisi monoliti che spiccavano verso il cielo come dita protese verso la pioggia. L’erba era un’utopia, le uniche piante dei rampicanti avidi di ombra, dal colore lattiginoso e l’odore nauseante. Millenni di carovane che calpestavano la terra avevano tracciato delle strade più scure e levigate sulla superficie del deserto, ma a parte questo il paesaggio era uniforme quanto il cielo, statico, morto. E caldo, dannatamente caldo.
L’inferno me lo immagino così. 
<Siamo a un paio d’ore dall’oasi di Sardaukar.> Rispose Nakia, girandosi appena per concedergli un’occhiata impietosita e un mezzo sorriso con fossetta. <Vedi quella catena di colline laggiù?> Indicò una manciata di dune a est,  che Ailo non trovava diverse dalle altre centinaia che li circondavano. <Sono le Monir Martakar, le Piccole Punte. Ci indicano la direzione per l’oasi. Da Sardaukar ci vorrà un’altra giornata e mezza minimo per Porto-Luce.>
Ailo gemette. Due giorni ancora sotto quel sole, a calpestare una terra fuori dalle grazie di dio fino a rinsecchirsi. 
<Ti prego, dimmi che faremo una sosta a Sardak-Sarduk… all’oasi.>
<Faremo una sosta.> 
Ailo si sporse un poco per controllare il viso di Nakia, per coglierlo in fallo. Non di rado gli diceva ciò che voleva sentirsi dire, indipendentemente se fosse vero oppure no. La luce gli incendiò le guance e tornò a ripararsi sotto la copertura del carro. 
Si era scottato abbastanza il primo giorno, sottovalutando gli avvertimenti del suo compagno e del resto della carovana e rimanendo a cassetta con Nakia. La sua pelle deliziosamente pallida, di cui si faceva vanto, era diventata rossa nel giro di un paio d’ore. Poi aveva iniziato a dolere, un fastidio placato solo con degli unguenti oleosi di cui tutti sembravano avere una scorta. A quel punto aveva preso a pizzicare in maniera insopportabile, tanto che Ailo si sarebbe scorticato vivo se Nakia non avesse tenuto impegnate le sue mani in altro modo.
Era stato bandito dal dovere di guidatore e il suo compagno si era preso carico dei suoi turni. Lui, con la pelle spessa e olivastra che si trovava e la costituzione forgiata negli ambienti afosi delle Lande del Sole, non correva troppi rischi. 
<Hai detto un paio d’ore?> Ailo pensava. Si stava annoiando. L'acqua fresca era finita, il deserto neanche per sogno.
<Sì.> Confermò Nakia.
<Allora fatti dare il cambio e vieni dentro.>
Nakia lo guardò. I cavalli erano ben addestrati, tenevano la direzione naturalmente. 
Lui interpretò bene le sue intenzioni. <Dovremmo aspettare di arrivare all’oasi, non ci fa bene perdere liquidi in quel modo.>
<Tanto perdiamo liquidi comunque.> Ribatté Ailo. <Appena arrivati all’oasi ci disseteremo. Ora, vieni dentro.> Allungò due dita a sfiorargli la parte bassa della schiena, giù fino a dove c’era pelle da accarezzare. 
Nakia chiamò un altro guidatore.
 

COWT12

Mar. 15th, 2022 10:46 pm
Settimana: 4
Missione:
 M2
Prompt:
 Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
Titolo:
 Incubi ed errori
Fandom: Originale
Rating: T
Warning: /
Note: /

Ailo spalanca gli occhi nel buio della sua camera e sa di essere sveglio e terrorizzato. Combatte per ogni respiro, ansima cercando di sbrogliare le coperte che lo avvolgono. Non sente niente all’infuori del battito furioso del suo cuore che rimbomba nelle orecchie, nel petto, nella testa. Davanti agli occhi ha ancora le ombre che lo sbranano nei suoi incubi.
Delle mani forti lo afferrano per le spalle e lo fanno quasi schizzare fuori dalla pelle. Combatte contro il corpo che lo schiaccia, finché non realizza di conoscere quelle forme.
<Calmati.> Sussurra il Viandante, ancora miracolosamente al suo fianco invece che per la sua strada. <Non c’è niente di cui aver paura qui. Calmati.>
<Ho sbagliato. Ho sbagliato a fidarmi.> Ailo parla più a sé stesso che a lui. Le ombre assumono contorni definiti e volti precisi. <Non mi devo fidare. Ci casco sempre, perché ci casco sempre?>
<Di cosa parli, mio tesoro?>
Ailo fa una cosa che non avrebbe mai creduto possibile: si toglie l’uomo di dosso, allontanandosi da lui sul letto. Le membra investite dall’aria fresca si ricoprono di pelle d’oca in un istante ed è come se gli avessero gettato un secchio d’acqua gelida in faccia. I pensieri si schiariscono, dolorosamente. Torna nel nido che ha lasciato.
Il Viandante lo conforta con baci e carezze finché il cuore non minaccia più di sfondargli la cassa toracica. Asciuga il sudore freddo con le lenzuola consumate, gli sfrega le braccia per scaldarlo. Intreccia le dita con le sue per farlo smettere di martoriarsi le labbra.
Molto più calmo, Ailo sospira e si arrende al fatto che non chiuderà occhio per il resto della notte. 
<Ricordi il processo a quel mercante di Meknes? Te ne ho parlato fuori dal tribunale l’altro giorno. A quanto pare il mio inconscio si diverte a mettermi al suo posto, che stupido.> Minimizza, e dentro trema.
Meknes. Il mercante di spezie. Zafferano fine come polvere d’oro. Non si era fidato di lui, ma dei suoi rivali sì. Aveva creduto di essere uno spettatore intoccabile, il terzo giocatore che burla i due litiganti. Si era sentito sicuro. Per poco non lo avevano rovinato.
<Non succederà mai.> La calma sicurezza nel tono del Viandante lo rassicura un po’, sebbene non abbia alcun fondamento solido.
Ci scherza su, cacciando a forza i suoi timori nel fondo di una risata. <Ci sarai tu a impedirlo?> Magari un giorno si ritroverà a scappare con un Viandante, per evitare la forca.
<Fidati di me.>
Fidati di me. Non dovrebbe essere una lezione così difficile da imparare. 
Non fidarti di tuo padre, non fidarti dei tuoi simili, non fidarti di chi ti chiede aiuto, non fidarti di chi te lo offre. Non fidarti delle vie sicure, dei vicoli bui, della risposta più ovvia. Non fidarti di nessuno e nessuno ti deluderà.
Non fidarti di un Viandante. Ailo sa che sta sbagliando.
<Un giorno mi ucciderai.> Gli confida e non c’è possibilità di errore o appello. Ciò che è immutabile va accettato, ciò che si può cambiare affrontato. <Ma quegli idioti lì fuori? No, non valgono la metà di me.> E a loro non avrebbe concesso più niente.
 

COWT12

Mar. 15th, 2022 09:15 pm
Settimana: 4
Missione:
 M1
Prompt:
 Interruzione
Titolo:
 Per il mio piacere 
Fandom: Originale
Rating: M
Warning: /
Note: /

La prima volta che Ailo aveva provato a insinuarsi tra le gambe del Viandante, non avevano ancora una relazione stabile - non l’avevano neanche in quel momento, in realtà, perché la parola “stabile” non si associava a nessuno dei due. Ailo non era ancora follemente, perdutamente innamorato. Era annoiato, la maggior parte del tempo, e intrigato da qualcuno che non smetteva di essere una novità ogni volta che incrociava il suo cammino. 
Era la sera del ricevimento a casa Deanbridge e la scena era tutta degli amici di suo padre, un pomposo quartetto di ex ufficiali dell’esercito con idee ben precise su come il re avrebbe dovuto gestire le rivolte a nord. Il Viandante era stato invitato nella conversazione con il chiaro scopo di essere umiliato e invece aveva lasciato tutta la sala a bocca aperta, dando prova di un’eloquenza ammaliante. Non una volta aveva alzato la voce, contraddetto i suoi interlocutori o usato parole sconvenienti, ma ad Ailo era arrivato chiaro il messaggio “Siete un branco di bestie con l’elasticità mentale di una vongola” dritto nei pantaloni. E aveva deciso che quell’uomo meritava un pompino.
Il Viandante aveva dirottato la bocca di Ailo sulla sua finché al suo cervello non era rimasto ossigeno per pensare. 
La seconda volta, stava cominciando a rendersi conto di quanto contasse il Viandante per lui. Non era una scopata occasionale, né un passatempo che di tanto in tanto compariva per rubargli i pensieri. Quando era con lui, sentiva sollevato dalle spalle un peso che neanche sapeva di portare. Bramava le sue visite e le rimpiangeva quando partiva. 
Desiderava quel misterioso uomo per sé e quale modo migliore che essere desiderato a sua volta? Ailo sapeva bene come farsi desiderare. 
Vestito del suo profumo più costoso e di nient’altro, si era chinato tra le sue gambe fiducioso delle sue capacità. Non aveva fatto neanche in tempo a slacciargli i pantaloni, prima di essere fermato.
La terza volta aveva direttamente chiesto. <Perché non vuoi che ti prenda in bocca?>
E il Viandante aveva risposto con semplicità: <Perché non voglio essere l’unico a provare piacere.> 
<Ti assicuro> aveva detto Ailo, incredulo <che piace anche a me. Mi piace, mi piacerebbe da impazzire.> Non aveva voluto sentire altre ragioni.
La luce fioca delle candele era fioca abbastanza da mascherare il colore della sua pelle in bronzo liquido. Lo aveva spinto sul letto, piazzando le mani sulle sue cosce e pregustando i fremiti che le avrebbero percorse. Aveva sognato così spesso di assaggiarlo che sentire finalmente il sapore salato sulla lingua fu inebriante. 
Il pavimento cominciò a tremare. Letteralmente. Ad Ailo ci volle un secondo più del dovuto per realizzare che non era il rombo del cuore nel petto a scuoterlo, ma quello della terra.
Il Viandante lo raccolse tra le braccia con una tensione nuova. 
Ailo non avrebbe lasciato che una misera scossa di terremoto lo impensierisse tanto da distoglierlo dal suo nobile proposito, ma tenere in piedi un’erezione dopo l’irruzione di Lambert era tutta un’altra faccenda.
Suo cugino spalancò la porta come se volesse buttarla giù. <Ailo!> Gridò, la sagoma del suo corpo che si agitava dietro i numerosi veli che erano l’ultimo baluardo dell’intimità.
Oltrepassò anche quelli. <Oh cielo, Ailo, credo di aver causato una frattura nel suolo del-> Si bloccò.
Ailo sentì la mano del viandante coprirlo con il lenzuolo di lino, inutilmente. Non poteva importargli di meno di essere nudo in quel momento. 
La furia lo fece balzare in piedi. La voce proruppe fuori dalla sua gola come un leone che balza sulla preda. <Fuori!> Urlò. <Fuori!> E ancora <Fuori!> Finché suo cugino non sparì oltre la soglia.
 

COWT12

Mar. 15th, 2022 04:45 pm
Settimana: 4
Missione:
 M2
Prompt:
 Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
Titolo:
 L'errore di un dio
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: /

<Pensi che un dio possa commettere errori?>
Ailo non si sorprende della domanda che gli sfugge dalle labbra. Il sermone del nuovo e appassionato sacerdote Quinio - quello lì sarà una tale spina nel fianco come solo i fanatici sanno essere - ancora gli svolazza nella testa. E i suoi filtri verbali vengono fatti a brandelli ogni volta che è appagato. Il Viandante, poi, gli ispira quesiti filosofici e riflessivi tanto quanto lo eccita, cosa che ha stabilito una routine ormai consolidata: sesso e introspezione, conditi da un cestino di fragole.
Il Viandante non smette di accarezzargli la pelle nuda, osserva il focolare scoppiettante e comincia a raccontare.
<C’è una tribù, oltre la Dorsale delle Stelle, che crede che gli dei del cielo abbiano insegnato tutto agli uomini della terra, compreso a commettere errori. Era un concetto difficile da insegnare e gli dei discussero molto tempo su quale fosse il modo il più adatto. Ad un certo punto, un dio di nome Afi, testardo e per nulla paziente, si stancò della situazione e scese sulla terra. Radunò gli uomini intorno a sé e stese la mano sulla prima cosa che vide: un giovane albero di mele. La piante crebbe all’istante e fiorì e diede frutti succosi e rossi come le labbra consumate.> Si zittì un momento, gli ammirò le labbra lucide di saliva e succo di fragole e le accarezzò con un dito. Ailo pendeva dalle sue. <Gli uomini non batterono ciglio: i meli facevano mele rosse, era risaputo. Allora Afi stese ancora la mano e l’albero rifiorì e diede nuovi frutti. Questa volta, però, le mele erano verdi. Verdi e aspre e un poco più piccole. Gli uomini le guardavano confusi e le comparavano alle mele rosse, non capendo il perché di quella creazione. Afi stese ancora una volta la mano. Questa volta maturarono mele gialle, farinose, che si sgretolavano in bocca come sabbia umidiccia. “Perché queste mele sono così sgradevoli?” chiesero gli uomini. “Perché ho commesso un errore” rispose il dio e se ne tornò in cielo.>
Il Viandante tacque e Ailo non trovò niente di più intelligente da dire di un <A me piacciono le mele verdi.>
Il Viandante rise come se avesse raccontato una barzelletta e il suo petto vibrò sotto la guancia di Ailo.
<Qual è la morale di questa favola?> 
<Non c’è morale. Questa è la spiegazione della tribù Huna al colore delle mele.>
<E anche la risposta alla mia domanda? Quindi gli dei sono stati i primi a commettere errori.>
<Così la pensano gli uomini Huna.>
<Ma io non l’ho chiesto agli Huna. Io voglio sapere cosa ne pensi tu.>
Il Viandante ci pensò per un momento che si protrasse in una, due, tre carezze languide. 
<Credo che nessuno possa essere sempre nel giusto.> Rispose, infine.
Ailo, però, non era ancora soddisfatto. <E non è forse questa la differenza tra un uomo e un dio? Gli uomini sbagliano, i dei no.>
<I dei sono sempre nel giusto, secondo la tua opinione?>
La strage di Corisi gli sovvenne alla mente. Poi l’inondazione che aveva inghiottito metà Porto Nuovo due inverni addietro, e la malattia che quell’estate si era mangiata quasi metà del raccolto delle loro campagne. Ricordò Quinio che diceva “Nella prosperità e nella punizione, gli Dei sono sempre giusti”.
<Spero proprio di no.>
Il Viandante gli lasciò un’altra carezza, risalendo con la mano fino ai ciuffi intrecciati sulla sua nuca. Lo baciò su una tempia, il bacio che si dà a un fratellino impaurito. <A Navaha venerano due dei. C’è Il Giusto, che è rettitudine e ordine e progresso, e c’è L’Errante, che ti mette sul sentiero sbagliato e non ti fa mai imparare dagli errori, così da averti in pugno per sempre.>
 

COWT12

Mar. 15th, 2022 03:35 pm
Settimana: 4
Missione:
 M2
Prompt:
 Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
Titolo:
 L'orgoglio del demonio 
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: /

Il Consiglio Cittadino fu prevedibilmente clemente. Il generale Maxon sbraitò e agitò in aria le sue tozze braccia da toro appesantito, espresse la sua indignazione per l’offesa recata al figlio in tutti i modi possibili e fantasiosi, ma alla fine Ailo ne uscì con niente più di una tirata d’orecchi. Tutto merito della sua faccia angelica e di un atteggiamento opportunamente adattato al ruolo: l’ingenuo e pentito rampollo di buona famiglia, che ha commesso un errore a causa dell’esperienza, lo riconosce e china la testa di fronte a maestri più saggi di lui. I consiglieri apprezzarono. Il generale, meno.
<Quel demonio ha accecato mio figlio di proposito! E non è la prima volta! E’ stata una vendetta bella e buona!>
Ma il generale urlava troppo, fomentato dall’indignazione e dall’orgoglio, i consiglieri erano troppo in alto per accettare di essere trattati come bambini ripresi dal padre. Verso la fine dell’udienza, l’anziano Erode, in teoria un giudice imparziale e distaccato dalla faccenda, prese le parti di Ailo, definendo la sua bravata un “incidente dovuto a una mira non eccelsa”. 
Ailo non smise la maschera per un secondo, mostrando vergogna davanti al Consiglio e rimorso quando faceva cadere l’occhio sul generale. Le spalle gli facevano male tanto si sforzava di tenerle basse e temeva che il solco pieno di rimpianti sulla fronte gli sarebbe rimasto impresso in modo permanente. Tentò perfino di farsi venire gli occhi lucidi, ma gli veniva troppo da ridere e rischiava di scoppiare di fronte a tutta l’Aula.
Solo una volta vacillò: scorse un volto che non si aspettava nella folla di accademici venuti a ficcanasare e la sorpresa gli spianò il volto. Il Viandante era lì. Ailo non sapeva neanche che fosse tornato in città. 
In un lampo la sorpresa era stata soppiantata da un’euforia cocente. Un conto era spuntarla di fronte all’Accademia, al Consiglio Cittadino e ai rappresentanti della società tutta, un altro era pavoneggiarsi di fronte a lui. 
I suoi spocchiosi coetanei lo invidiavano. I vecchi burocrati ammiravano la sua faina astuzia. I suoi nemici si rodevano il fegato e sputavano fiele. Suo padre lo chiamava bestia politica ridacchiando e segretamente lo disprezzava. Ailo si beava tutto ciò, ma niente gli avrebbe dato più piacere che trionfare di fronte al Viandante. Voleva renderlo fiero. Voleva che fosse orgoglioso di possederlo.
Da quel momento, recitare fu incredibilmente più impegnativo e più facile allo stesso tempo.
A riunione conclusa, Ailo non rimase ad ascoltare le rimostranze di Maxon neanche un momento più del dovuto. Corse a cercare il Viandante tra la folla.
All’ombra di un arco bianco stava lui, in attesa. Il sole gli accarezzava gli abiti impolverati, il vento i sottili capelli rossi e nel complesso sembrava il protagonista di uno dei quadri della loro residenza estiva. Quadri che raccontavano dell’estate, delle vigne, dei colori semplici, delle colline che si gettavano sul mare, della brezza salmastra che rubava i cappelli e agitava le sottane.
Si gettò tra le sue braccia prima che potesse accorgersi di lui. Respirò sulla sua pelle l’odore di avventura. Quando il Viandante ricambiò la stretta, si sciolse in una risata incontrollabile. 
<Hai visto?> Chiese il suo cuore incontrollabile. <Mi sei mancato. Mi sei mancato tantissimo.> Aggiunse e poi, di nuovo: <Hai visto?>
Il Viandante gli avvolse una guancia con il palmo ruvido e polveroso. <Mio piccolo demonio.>
Ailo ignorò il nomignolo non proprio lusinghiero. Con quel tono soffice, avrebbe potuto chiamarlo con il peggiore degli insulti e sarebbe comunque stato come un sorso di miele. <Mi hai visto?>
<Ti ho visto.> 
Il suo ego volò in cielo.
<Che cosa hai fatto questa volta?>
Ailo si morse il labbro, mascherando malamente un sorriso compiaciuto che gli sollevò comunque gli angoli della bocca. <Preparavo un incanto e temo di aver lanciato la polvere sbagliata.>
<Sbagliata?> Il Viandante rise. <No, tu non sbagli mai.>
 

COWT12

Feb. 23rd, 2022 05:19 pm
Settimana: 2
Missione:
 M3
Prompt:
 Gruppo di suore
Titolo:
 Profano
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: /

<È una pazzia. Tu sei pazzo.> 

Luka si sistemó il velo sopra la testa con la preoccupazione dipinta in volto di una vera suora in pena per un gruppo di credenti che ha perso la retta via. Si osservò allo specchio e lo osservò anche Ailo. La fascia bianca nascondeva completamente la sua zazzera rossiccia, mentre il pesante copricapo nero arrivava a mascherare l'ampiezza delle spalle. Tutto il vestito era sostanzialmente un sacco che mitigava le forme e ciò che c'era sotto. Luka era alto e abbondante, ma a una certa distanza e nella luce sommessa del monastero, sarebbe passato tranquillamente per una donna pia. 

<Non funzionerà. Non funzionerà. Non funzionerà.>

<Oh, zitto! Sì che funzionerà.>

Ailo scacciò via la mano che si era portato a grattarsi la gola. Il colletto della tonaca, alto e castrante, gli pizzicava terribilmente sulla pelle fresca di rasatura. 

Gli accarezzò il mento. Era la prima volta che lo vedeva senza un filo di barba. Aveva un aspetto dieci anni più giovane, un ragazzino. 

<Smettila immediatamente> Ailo si tirò sulle punte per arrivare a mordergli un labbro <di guardarmi con quella faccia schifata.>

La ruga in mezzo alle sopracciglia di Lula non si spianó. <Tu sembri davvero una donna.> 

<È perché io sono bello.>

Ailo lo lasciò alle sue lamentele e opposizioni e andò a spalancare la porta a doppia anta in fondo al magazzino.

Luka capì troppo tardi le sue intenzioni e non riuscì a fermarlo, solo a spedirgli un'ondata di panico dritta addosso.

La sagrato del Monastero di Santa Serena era perennemente avvolto nella penombra e nei fumi dell'incenso, in una voluta atmosfera di penitenza. I fedeli si inginocchiavano, si prostravano ai piedi degli altari dei santi, in cerca dell'assoluzione o della grazia, e i monaci camminavano tra di loro a testa alta e con passo leggero, di chi ha la certezza che sarà salvato.

<Andiamo, sorella.> Ailo afferrò Luka per un pulso, poi a braccetto. Sfilarono tra teste chine e occhi al cielo con quanta più velocità e meno sospetto possibile. 

Al suo fianco, Luka era rigido quanto una quercia e lo divenne ancora di più quando dovettero lasciare l'anonimato che garantiva il sagrato per arrivare davanti l'altare principale. Lo aggirarono, abbassando la testa sotto i ceri accessi e pregando che nessuno si interessasse a loro. Perfino Ailo sentì quella vipera della paura serpeggiargli lungo la schiena.

Raggiunsero l'anticamera dietro l'altare senza essere fermati. Era fatta.


COWT12

Feb. 13th, 2022 09:33 pm
Settimana: 1
Missione:
 M2
Prompt:
 Pace
Titolo:
 Una questione di premesse
Fandom: Originale
Rating: T
Warning: Linguaggio appena colorito 
Note: /

“L’animo preferisce la vittoria alla pace.” - Tito Livio

<Tu! Grandissimo schifoso figlio di una cagna!>

Ailo mise giù il libro. Come lui, anche il resto dei presenti si trovò strappato dalla consultazione dei tomi da quella squillante voce adirata.

Il capitano Flynn Manente, fresco di nomina e di nepotismo, marciava attraverso la biblioteca con passo pesante e sguardo posseduto. C’era chi pensava che fosse troppo giovane per rivestire quella carica, troppo preso dalle pulsioni del momento. Ailo avrebbe voluto che quelle persone fossero lì a godersi la scena.

<Capitano…> Non fece in tempo a finire il saluto. O ad alzarsi dalla poltrona. Flynn scaraventò via il suo libro con un manrovescio, probabilmente immaginando fosse la sua guancia. Più di una voce agitata gli arrivò alle orecchie.

<Tu!> Ripeté il capitano, a pieni polmoni. <Tu!> La sua faccia era più rossa delle labbra della regina, talmente tirata da poterci accordare un’arpa. 

<Io.> Commentò seraficamente Ailo, togliendosi con la punta dell’indice uno spruzzo di saliva sfuggito alla sua foga. Fece per pulirsi il dito sulla giacca dell’ufficiale, ma poi cambiò idea: se lo portò alla bocca, leccandolo via con un guizzo. Fu come gettare pece sul fuoco.

Gli occhi di Flynn si assottigliarono. Caricò una mano inanellata indietro e Ailo fu certo di star per ricevere un pugno. A salvarlo arrivarono due coppie di braccia sconosciute, che tirarono via il suo aggressore. Una donna gridava, Flynn gridava, a un certo punto gridarono tutti e richiamarono l’attenzione di un gruppo di guardie. Il capitano non smise di urlare nemmeno quando queste ultime, un poco imbarazzate e un poco impaurite, lo trascinarono via sotto lo sguardo indignato e risentito di più di uno studioso.

<Oh, Ailo.> Qualcuno sospirò dietro di lui. 

Voltandosi, trovò la sua amica Jenna a scuotere la testa e far dondolare i suoi pendenti tempestati di diamanti. <Non capisco perché ti ostini a fartelo nemico. Che cosa ti ha mai fatto?>

Niente. Niente di personale. Ailo sapeva di risultare infantile, in un certo senso. L’unico motivo per cui non gli andava a genio era a causa dei privilegi del suo nome. Tutto quello che lui si era conquistato a fatica, Flynn Manente lo aveva ottenuto grazie a un padre influente e nient’altro. 

Per questo aveva iniziato a stuzzicarlo. A mettere in dubbio i suoi successi e a girare il coltello nella piaga quando falliva. A lanciargli qualche tiro mancino. A svergognarlo con le signore. 

Che poi lui se la prendesse tanto per qualche pettegolezzo innocente, un’indiscrezione di natura idraulica qua e là, era tutta farina del suo sacco.

<Lascia perdere, Jenna. Siamo semplicemente incompatibili.>

Lei le porse il suo libro, che doveva aver raccolto prima. Ailo la ringraziò con un sorriso e un complimento alla sua nuova acconciatura, alla moda orientale. L’espressione della sua compagna di corsi, però, lasciava intendere tutto tranne che l’argomento fosse accantonato.

<Potresti guadagnare molto dalla sua amicizia. Con lui dalla tua parte, avresti accesso incondizionato al rettorato, forse persino alla Congrega dei Mille. Sai che suo padre tiene metà dei Signori del Commercio di Linat sul suo libro paga?>

Oh, eccome se lo sapeva. Flynn non mancava mai di citarlo, all’occorrenza. 

<Saresti già un Primo Ordine.>

<Sarò un Primo Ordine in ogni caso, un giorno. E quando quel giorno arriverà, voglio vedere Flynn Manente rodersi il fegato in ginocchio davanti a me, piuttosto che tronfio alle mie spalle. >


Profile

nemi23

April 2025

S M T W T F S
  1234 5
6 78910 11 12
1314151617 18 19
20212223242526
27282930   

Syndicate

RSS Atom

Most Popular Tags

Style Credit

Expand Cut Tags

No cut tags
Page generated Jul. 29th, 2025 11:40 am
Powered by Dreamwidth Studios