COWT14

Apr. 18th, 2025 07:03 pm
 

Settimana: 6

Missione: M5

Prompt: bad ending

Titolo: Il lascito di un eroe

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: formato: articoli di giornale


The Daily City

 


 

thedailycity.com Venerdì, 18 Aprile 2022 News

 


 

UN NUOVO EROE IN CITTÀ


La città ha assistito a un evento che segnerà un nuovo capitolo nella storia della sicurezza urbana. Il misterioso supereroe conosciuto come Lux ha fatto la sua prima apparizione ufficiale ieri pomeriggio, salvando un gruppo di civili intrappolati a seguito del crollo di un edificio nel quartiere di Downtown. Il suo intervento, rapido e preciso, ha sorpreso tutti, dai testimoni fino alle forze dell'ordine, lasciando un segno indelebile nella memoria della comunità.


L’INCIDENTE

L'incidente è avvenuto quando un palazzo di 15 piani, noto per le sue condizioni precarie, è collassato improvvisamente durante l'ora di punta. Il crollo ha coinvolto una zona molto frequentata, con decine di persone che stavano transitando in strada. Il panico è subito esploso, e le squadre di emergenza sono arrivate sul posto dopo alcuni minuti, ma il tempo era già contro di loro. Il bilancio delle vittime sembrava destinato a essere tragico.

Poi, in un attimo di speranza, è apparso Lux.

«Non ho visto mai nulla di simile prima,» ha raccontato Robert B., un pompiere che era sul posto durante l'incidente. «C'erano polvere e detriti ovunque, non si vedeva a più di un metro di distanza. Poi, all'improvviso, una figura ha iniziato a brillare in mezzo alla distruzione, e in pochi secondi si è fatto spazio tra le enormi macerie.»


IL NUOVO EROE

Lux, un uomo che indossa un costume lucente con sfumature argento e oro, sembra avere il potere di manipolare la luce. In un istante, ha creato una barriera protettiva per proteggere le persone rimaste intrappolate dai detriti che continuavano a cadere e ha guidato i civili verso una via di fuga sicura, facendoli uscire rapidamente dalle rovine.


«Non sembrava neppure umano,» ha continuato il paramedico, «era come se stesse trasmutando la luce in energia solida. Una volta che ha sollevato le macerie, ha creato dei corridoi luminosi che ci hanno permesso di raggiungere le persone bloccate senza il rischio di altri crolli.»

Il salvataggio si è svolto in tempi record: in meno di dieci minuti, Lux è riuscito a liberare 12 persone intrappolate, di cui 4 in gravi condizioni. Dopo aver messo in salvo i civili, Lux ha dissipato la sua luce, scomparendo senza lasciare traccia.


LE REAZIONI DEI TESTIMONI

Il commissario Mark Valiant, ha elogiato il suo intervento, ma ha anche sottolineato la necessità di indagini più approfondite. «È un eroe, senza dubbio, ma chi è davvero? Da dove viene? E come ha acquisito questi poteri?»

Ha poi aggiunto: «Abbiamo bisogno di capire meglio cosa sta accadendo in città, ma oggi non possiamo fare altro che ringraziare Lux per aver salvato delle vite.»

Anche i cittadini sono rimasti stupiti dalla sua presenza. Molti lo descrivono come un essere quasi etereo, come se fosse una manifestazione di pura luce. Tuttavia, non sono mancati gli scettici e coloro che si chiedono se i suoi poteri - e le sue intenzioni - siano pericolosi.


UN PROMETTENTE FUTURO 

Per ora, Lux rimane una figura misteriosa. La sua apparizione ieri, tuttavia, sembra essere solo l'inizio di un cambiamento che potrebbe portare a una nuova era di sicurezza nella città.

Sarà interessante vedere come reagiranno le autorità e i criminali, e se Lux continuerà a proteggere questa città. Per ora, i suoi abitanti non possono fare a meno di sentirsi più al sicuro, grazie a un nuovo protettore che ha scelto di vigilare su queste strade.



The Daily City

 


 

thedailycity.com Venerdì, 1° Maggio 2023 News

 


 

SVELATA LA VERA IDENTITÀ DI LUX, L’EROE DELLA CITTÀ


Dopo mesi di speculazioni, voci e mistero, finalmente la vera identità di Lux è stata rivelata. Ieri mattina, intorno alle 5:00, è comparso un articolo sul popolare social media Truth, con argomenti e prove schiaccianti, che ha fatto velocemente il giro di tutto il web. L'uomo che ha salvato centinaia di vite e protetto la città da innumerevoli minacce non è altro che Leonard Steel, un giovane scienziato specializzato in ingegneria biomedica.

Al momento, sebbene il nome sia stato confermato dalle autorità, Lux, l'eroe che ha conquistato la città con la sua capacità di manipolare la luce, ha scelto di mantenere il silenzio stampa e non fare dichiarazioni.


CHI È LUX?

Leonard Steel, 29 anni, è un ricercatore a contratto presso il Marie Montreal Medical Research Center, assunto per lavorare su un progetto di manipolazione del dna da almeno due anni. Nel gennaio del 2022 è stato coinvolto nell’attentato biologico che ha coinvolto il Marie Montreal, uscendone apparentemente illeso. È celibe, vive in un appartamento a Downtown ed è volontario riservista presso la stazione di polizia dello stesso quartiere.

Nonostante il clamore attorno alla sua rivelazione, Steel ha scelto di rimanere lontano dai riflettori. 


IL SILENZIO DI LUX

Nonostante il suo ruolo di salvatore e il suo crescente impatto sulla comunità, Lux ha sempre evitato di rilasciare interviste o dichiarazioni pubbliche. La sua reticenza a comunicare con i media o con le autorità ha solo alimentato il mistero che lo circonda. Questo comportamento ha suscitato sia ammirazione che preoccupazione tra i cittadini e i funzionari locali.

Il commissario di polizia Mark Valiant ha dichiarato: «Sappiamo che Lux sta facendo del bene, ma il fatto che non voglia comunicare con noi ci lascia con molte domande. È un eroe, sì, ma ogni eroe ha bisogno di essere compreso, soprattutto quando si tratta di poteri così straordinari. Speriamo che, ora che la sua identità è stata svelata, possa essere più trasparente.»

Le voci che circolano intorno a quest’uomo suggeriscono che Steel sia stato sempre una persona introversa e che, nonostante la sua straordinaria intelligenza, preferisca l'ombra alla luce dei riflettori. Nonostante ciò, la sua scelta di mantenere il silenzio solleva interrogativi sulla sua motivazione e sul ruolo che intende giocare nel futuro della città.


LA REAZIONE DEI CITTADINI

I cittadini, pur rispettando la sua scelta di non rilasciare dichiarazioni, sono rimasti divisi. Molti lo vedono come un simbolo di speranza, un eroe che ha sacrificato la sua vita normale per il bene della comunità. «Non importa chi sia veramente, quello che conta è quello che fa per noi,» ha dichiarato Sarah R., una residente di Downtown. «Lux è ciò di cui avevamo bisogno, e finché continuerà a proteggerci, non ci importa di sapere di più.»

Tuttavia, c'è chi esprime delle preoccupazioni. «Va bene essere un eroe, ma dobbiamo sapere chi è veramente. Non possiamo avere un vigilante che opera nel silenzio totale,» ha affermato John M., un altro residente. «L'eroismo è una cosa, ma un uomo che ha tali poteri deve essere in grado di spiegare le sue intenzioni. È questo che ci preoccupa.»


UN EROE SFUMATO

Nonostante il mistero che avvolge Lux, il suo intervento tempestivo nelle situazioni di emergenza e la sua capacità di manipolare la luce per proteggere i cittadini continuano a essere apprezzati. Che si tratti di fermare un disastro ambientale o di proteggere i civili in caso di attacco, Lux è sempre apparso nel momento del bisogno, mai una volta tradendo la sua missione.

Leonard Steel, o meglio, Lux, ha scelto di non parlare per ora, e sebbene le sue azioni siano chiare, il suo silenzio alimenta ancora il mistero.



The Daily City

 


 

thedailycity.com Venerdì, 29 Maggio 2023 News

 


 

TRAGEDIA SUPEREROISTICA: LUX UCCISO DOPO LA RIVELAZIONE DELLA SUA IDENTITÀ


Una delle figure più amate e misteriose della città ha incontrato la sua fine. Lux, il supereroe che per mesi ha protetto la città, è stato ucciso ieri pomeriggio in un attacco orchestrato da un gruppo di criminali che avevano giurato vendetta. L’assassinio, avvenuto a pochi passi dal cuore pulsante della città, ha lasciato la comunità in stato di shock e incredulità.


L'ATTACCO 

Lux, la cui identità era stata recentemente svelata come Leonard Steel, è stato sorpreso mentre cercava di intervenire in una situazione di crisi nel centro città. Secondo le testimonianze, un gruppo armato di mercenari, probabilmente legati a cartelli criminali locali, ha teso un agguato al supereroe in una zona poco distante dal quartiere finanziario. Conosciuto per la sua abilità nel manipolare la luce, Lux era riuscito in passato a cavarsela sempre in queste situazioni. Questa volta, invece, non ha potuto schivare l’attacco letale.

I dettagli sono ancora frammentari, ma secondo le prime ricostruzioni Lux sarebbe stato sopraffatto da un'imboscata ben pianificata. Nonostante le sue straordinarie capacità, il supereroe non è riuscito a difendersi completamente dai colpi mortali ed è stato sopraffatto.


LA REAZIONE DELLA CITTÀ

La morte di Lux ha scosso profondamente la città, che fino a poche settimane fa lo considerava un simbolo di speranza e ora si trova a dover fare i conti con un vuoto che sembra impossibile da colmare. I cittadini si sono riversati in piazza per commemorare l'eroe caduto, e le strade sono state riempite da fiori, messaggi di addio e lacrime. «Lux non era solo un supereroe,» ha dichiarato Sarah R., residente del quartiere di Downtown. «Era qualcuno che ci ha fatto sentire al sicuro. È difficile pensare che non ci sia più.»

Le forze dell’ordine sono al lavoro per rintracciare i responsabili dell’attacco, ma molti si chiedono se davvero sia possibile fermare una rete criminale che ha avuto il coraggio di colpire un eroe tanto potente. La morte di Lux ha scatenato anche una serie di interrogativi sul futuro della sicurezza della città e su come reagiranno i criminali ora che uno dei loro più grandi nemici è caduto.


IL FUTURO SENZA LUX

La morte di Lux segna la fine di un'era. Con la sua scomparsa, la città si trova a dover fare i conti con la realtà di un mondo senza il suo più grande protettore. Le forze dell'ordine sono sotto pressione per garantire che la sua morte non diventi il punto di partenza per una nuova ondata di violenza, mentre i cittadini si interrogano su chi sarà in grado di raccogliere il suo lascito.

I suoi alleati, sebbene ancora scossi dalla tragedia, giurano di continuare a difendere la città e di onorare il suo sacrificio. È innegabile, però, che la scomparsa di Lux abbia lasciato una ferita che non guarirà tanto presto.


COWT14

Apr. 5th, 2025 11:36 pm
 

Settimana: 5

Missione: M3

Prompt: Viaggio 

Titolo: Viaggio nello spazio (di una dormita)

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: Drabble


"Siete pronti a viaggiare nello spazio?"

Sam guardò lo stuart all'ingresso del planetario con caustica neutralità.

"Sono pronto a dormire per un'ora," disse a voce bassa, per non farsi sentire dal personale. Cas, invece, al suo fianco, sentì tutto e rise sotto i baffi. 

I gemelli erano già scattati all'interno e si erano impadroniti di due poltrone. Avevano un aspetto davvero invitante, quelle poltrone. Sam ci affondò con un sospiro, apprezzandone la morbidezza.

Le luci in sala calarono del tutto, una voce registrata partì insieme alla proiezione della volta celeste.

Il suo viaggio nel sonno poteva cominciare.


COWT14

Apr. 5th, 2025 11:26 pm
 

Settimana: 5

Missione: M3

Prompt: Viaggio 

Titolo: Viaggio di gruppo

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: Drabble


Cosa c'era di peggio che andare in viaggio con la tua famiglia, la tua cotta e la famiglia della tua cotta? Immaginatevi di aggiungere un pentolone di superpoteri e, soprattutto, bussole morali che puntano in direzioni opposte.

La tua famiglia di criminali geneticamente avanzati, la tua cotta che è un angelo sceso in terra in spandex e volto mascherato e la sua famiglia di supereroi abbonati alla Lega.

Sam dubitava sarebbe tornato a casa con le coronarie ancora intatte. 

Tutti quegli strati di segreti lo avrebbero fatto diventare matto. Aveva accettato di morire così solo per vedere Cas in bermuda.


COWT14

Apr. 5th, 2025 08:09 pm
 

Settimana: 5

Missione: M2

Prompt: 15 Uno Card

Titolo: Ritirate strategiche

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: a fine racconto il meme che lo ha ispirato


I musei seri, quelli che davvero tenevano alle proprie opere d’arte, avevano porte blindate. Non importava il costo.

Anche il sistema d’allarme più sensibile al mondo, una volta scattato, non può fare niente sul piano pratico per fermare un ladro che si porta via quadri da mezzo milione d’euro l’uno. Soprattutto se quel ladro è anche telecineta. Una porta chiusa? Ridicola. Una saracinesca? Cinque per l’impegno, ma comunque insufficiente. Una porta blindata con acciaio rinforzato? Quella sì che era una sfida.

Domino si stava giusto impegnando nel piegare il metallo dei cardini, quando questa esplose verso l’interno con un boato perfora-timpani. Sfortunatamente, non ne era stato lui il responsabile.

Little Giant superò la porta divelta piegandosi sotto l’arco, per poi ergersi in tutti i suoi tre metri e mezzo di altezza.

Il tempo era scaduto.

Domino avrebbe potuto scagliargli contro i resti della porta, i vetri delle bacheche o anche le opere d’arte stesse, sperando di infilzarlo da qualche parte. Non era un bersaglio difficile da prendere. Alla luce delle sue recenti scoperte, però, dovette mollare la refurtiva e darsi alla fuga verso il lucernario.

Una scarica di detriti invece seguì lui, scagliati alla stregua di una palla da baseball e, purtroppo, facendo strike.

§

Durante un scontro nella rete metropolitana della città, Little Giant non era la risorsa migliore da chiamare, visto il poco spazio a disposizione. Evidentemente, quella volta la Lega dei Supereroi doveva essere a corto di personale disponibile.

Domino imprecò tra i denti, mentre fu costretto almeno a simulare un attacco nei confronti dell’eroe, incastrato nella galleria di uno dei binari. Sia per evitare l’attacco, che per liberarsi della sua condizione, Little Giant dovette tornare a misura d’uomo, parandoglisi davanti in posizione di guardia. 

No, davvero, non c’era nessun altro con cui poteva combattere? Domino schivò un paio di colpi, ma dovette incassarne molti di più, soprattutto quando alla battaglia si unirono Ravage e la polizia. Durò dieci secondi buoni, nel precario equilibrio di non colpire troppo forte Little Giant, difendersi, dissimulare il fatto che non si stesse davvero impegnando nel colpire Little Giant, difenderlo dai colpi di Ravage, non far capire a Ragave che lo stava difendendo e schivare ogni maledetto proiettile che quegli idioti in divisa stavano sparando dentro una galleria. Dieci secondi, poi Little Giant lo colpì con un pungo al petto, probabilmente incidendogli la forma delle nocche nello sterno a vita. Dolorante, si ritirò nei tunnel.

§

La Mild Tower era alta più di duecento metri e il suo tetto non era agibile per elicotteri con un peso superiore alle tre tonnellate. Domino lo sapeva bene, aveva controllato. Nessun peso oltre le tre tonnellate o la sicurezza di tutte le persone sotto di loro sarebbe stata a rischio. 

E allora perché, in nome di tutto ciò che era giusto, Little Giant era stato mandato lì? 

Domino guardò Dark Shadow dietro la console dell’antenna parassita, che faceva gesto furiosamente di spingere il supereroe giù dalla Mild Tower. Poi guardò Little Giant, il cui petto si alzava e abbassava furiosamente per la corsa su per le scale che doveva essersi fatto. Raggiungeva i due metri pieni, ma non sembrava voler crescere più di così, timoroso forse di perdere ancora più energie o di essere un bersaglio più facile da scaraventare giù.

Domino contemplò per un solo, serio momento, di gettarsi lui di sotto. I suoi poteri lo avrebbero salvato. Poi, con un sospiro, si scagliò contro a Little Giant come un martire suicida su una bomba.

§

Sam si tolse la canotta con una lentezza ridicola e, anche così, dovette fermarsi più volte e soffocare i gemiti nel cotone. Si guardò allo specchio. Aveva il torso puntellato di contusioni e lividi, sembrava un maledetto gioco di “collega i puntini”.

Si voltò di schiena. Da dietro era anche peggio. 

Prima che potesse recuperare il barattolino d’arnica e pensare di spalmarsela addosso con il numero minimo necessario di movimenti, la porta di camera sua si spalancò.

Suo padre comparve sull’uscio e non si fece problemi ad entrare. Non lo vedeva così incazzato da quando i vicini, i Gallagher, avevano prestato loro per sbaglio delle pasticche di colorante alimentare invece che di cloro per la loro piscina, e lui era diventato blu. 

Gli guardò la schiena. Si fece ancora più scuro in volto. Tornò a fissare lui attraverso il riflesso dello specchio, assolutamente oltraggiato.

“Si può sapere cosa diavolo ti prende?”

Sam sospirò. Sentiva di non avere le forze per quella battaglia, ora.

“Di cosa parli, papà?”

Suo padre gesticolò verso i suoi lividi, incredulo. “Sono due settimane che ti fai bastonare come un cane!”

“Capita di ferirsi sul campo.”

“Non prendermi in giro, ragazzo! Ti ho addestrato io, conosco i tuoi limiti. Non è da te farti battere così e, da quel poco che ho visto di persona, non ci stai neanche provando! Che cosa succede?”

“Succede che il mio ragazzo è Little Giant, papà,” considerò di rispondergli, “lui non lo sa che io sono Domino, ma io so che lui è Little Giant. Come faccio a fargli male, ora?” Sarebbe stato molto liberatorio. La faccia di suo padre sarebbe stata esilarante. Ma sarebbe stato anche un disastro di proporzioni epiche, e la fine della sua relazione probabilmente.

Così, disse la prima scusa che gli venne in mente.

“È la sindrome premestruale.”

Si chiuse in bagno con le urla di suo padre che ancora facevano tremare le pareti.


COWT14

Apr. 5th, 2025 08:07 pm
 

Settimana: 5

Missione: M2

Prompt: 14 Exit 12

Titolo: Segreti in equilibrio

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: a fine racconto il meme che lo ha ispirato


Il brutto di avere una cotta stratosferica è che se tale cotta ti dice “sali e guida”, tu sali e guidi. Sam non ha chiesto cosa ci faceva Cas nel suo vialetto di casa, dove dovevano andare, perché dovesse essere proprio lui a guidare, che anno fosse e altre inezie simili, sebbene l’essere stato buttato giù dal letto alle cinque del mattino non lo ha reso abbastanza lucido da perorare la causa. 

Cas lo ha svegliato con un’energica scrollata e un sorriso abbacinante, lo ha fatto alzare, lo ha aiutato a vestirsi - e per un terrificante momento Sam ha creduto di stare ancora sognando e che gli fosse permesso allungare le mani - e gli ha ficcato un muffin in bocca. Poi lo ha abbracciato, caldo e morbido e profumato di ammorbidente, mormorando “buongiorno” nel suo orecchio e lasciandogli un bacio sulla tempia. Quando si è ritratto dall’abbraccio, Sam aveva in mano le chiavi della sua station wagon.

Cosa avrebbe dovuto fare? (chied) Si è messo in auto e ha guidato.

Cas gli ha fornito come indicazione un generico “vai verso l’autostrada” e, seduto sul sedile del passeggero, ha tirato fuori dallo zaino il proprio pc.

Il pc di Cas ha la straordinaria capacità di funzionare in qualsiasi condizione, nonostante abbia più bozze e graffi della station wagon e Sam non l’abbia visto in carica una volta sola in vita sua. Deve ricavare energia dall’etere e dagli sticker dei Pokémon attaccati sul dorso, un po’ come il suo proprietario.

Cas si è messo subito a smanettare alla tastiera, finestre e righe di codice che comparivano una dietro l’altra sul desktop.

Dopo una decina di minuti di guida, Sam è abbastanza sveglio da cominciare ad avere bisogno di qualche risposta.

“Dove stiamo andando?”

“In autostrada, verso la A34.” 

“Cas, cosa sta succedendo?”

Cas mette la mano sopra la sua sul cambio manuale, una stretta delicata. Si sporge verso di lui e gli lascia un altro bacio, questa volta sulla guancia. “Va tutto bene, non è successo niente di grave. Voglio solo farti una piccola sorpresa.”

Per quanto Sam vorrebbe che fosse la normalità, non sono da lui, da loro, quelle effusioni. C’è effettivamente un campanellino d’allarme che risuona nella sua testa. è solo che la baraonda di festa per il bacio è molto più forte, quindi sta zitto e continua a guidare.

Quando entrano in autostrada e Cas lo istruisce di rimanerci per almeno cinquanta chilometri, Sam riprova a chiedere dove sono diretti. Riceve un altro bacio come risposta e si zittisce.

Alla terza volta, comincia a intravedere uno schema. Il desktop di Cas lo inquieta sempre di più, con file criptati e una pipeline di sicurezza alquanto lunga. Accetta il bacio sulla guancia e la carezza sulla mano, ricambiando persino, ma poi passa al contrattacco.

“Cas, ho bisogno che mi dici qualcosa di più, sorpresa o non sorpresa.”

“Ti fidi di me?”

“Mi fido che non mi stai facendo guidare fino al posto dove mi ucciderai e seppellirai, non è questo che mi spaventa. Ma ho comunque paura di te. Dimmi qualcosa o accosto su una piazzola d’emergenza.”

Cas tenta un’ultima disperata coccola. 

Sam si sforza di non impanicarsi per quella questione, per la sua cotta che probabilmente è stata scoperta e viene usata come strumento di manipolazione - o, se non la sua cotta, certamente il suo debole per un Cas affettuoso e propenso al contatto fisico. È un problema per dopo.

Fortunatamente, basta che faccia segno di accendere una freccia per sbloccare Cas.

“Ok! Ok! Ti dico dove andiamo, ma prima promettimi che non inchioderai in mezzo all’autostrada.”

Preoccupante. Sam fa appello all’autocontrollo di cui non di rado si vanta e promette.

“Stiamo andando alla base segreta della Lega dei Supereroi.”

A favore di Sam, effettivamente non inchioda. Per contro, si lancia sulla prima rampa di uscita che vede, tagliando due corsie e rischiando un incidente stradale di proporzioni gravissime. I rumori dei clacson e l’urlo di Cas è un sottofondo flebile paragonato alla sua voce interiore che urla “la base segreta!”. 

La sua voce interiore è quella di suo padre, Dark Shadow, e suona vittoriosa più che mai.

“Hey! Sam! Ma sei impazzito?”

Sam stringe con forza il volante cercando di calmarsi mentre si avvicina al casello. “Sei tu impazzito? Come ti viene in mente di portarmi a…” non riesce neanche a dirlo, “... in un posto del genere.”

Cas sta ancora arpionando lo sportello con una mano, l’altra stringe a sé il computer. Computer che ancora va tranquillo, nonostante l’ennesima botta che deve aver preso.

“Te ne ho parlato. Ti avevo detto che, ora che conosci il mio alias, gli altri supereroi avrebbero voluto fare un controllo su di te e conoscerti di persona.”

Sì, certo, ed era stato un colpo. Cas era Little Giant. Il suo amore era un vigilante mascherato. Peggio di tutto, i suoi amici in calzamaglia avrebbero passato i suoi files al setaccio, con un rischio potenziale di scoprire la sua di identità segreta da capogiro e nausea costante.

Sam si era aspettato una visita in casa sua, magari nel cuore della notte, e aveva eliminato qualsiasi dispositivo compromettente. Non si era aspettato di certo di venir portato direttamente nel cuore del territorio nemico.

“Non devi essere preoccupato, vogliono solo conoscerti.” 

Cas non poteva capire: la parte analitica di Sam, indipendentemente dalla sua bussola morale, aveva già ristretto l’area in cui la base segreta si potesse trovare. I vari frames che aveva visto passare sul desktop di Cas? Livelli di sicurezza, appuntati. Password e requisiti d’accesso, appuntati. Tutte informazioni catalogate con cura. E se solo suo padre lo avesse scoperto…

Cas gli intimò di rientrare in autostrada. Sam lo fece solo per poter fare marcia indietro.

“No, dobbiamo andare verso-”

“Non mi dare altre informazioni!” Avrebbe voluto urlare Sam, che invece dovette ripiegare su un semplice “torniamo a casa.”

“Sam…”

“No, Cas, non voglio incontrarli.”

“Ma perché? Succederà comunque, in un modo o nell’altro. Così ci sarò anch’io e non permetterò che-”

Sam sentiva di poter schizzare fuori dalla propria pelle e non riusciva a concepire come Cas non sospettasse il pericolo. “Davvero puoi portare chiunque nella base segreta della Lega dei Supereroi? E se fossi una minaccia?”

Cas cambiò tono, scendendo a una serietà solenne. “Non sei chiunque, sei Sam. Mi fido di te. Non affiderei questo segreto a nessun altro.”

Altro che capogiri e nausea costante. Sam meritava di venir preso in pieno da un’auto-cisterna. 

Si prese il tempo di un respiro, un lungo respiro a pieni polmoni per fare chiarezza nella propria testa. Non poteva farsi portare alla base segreta, dire il motivo per cui non voleva andarci,rivelare la propria identità segreta e tradire la fiducia di Cas. Poteva invece guidare fino a casa, dimenticarsi di quella mattina e ripagare la fiducia di Cas con qualsiasi cosa volesse. E poteva mettere la coscienza a tacere mentre gli raccontava balle, per non perderlo.

“Io non me la sento, Cas. Già ho il terrore di metterti in pericolo solo dicendo una parola sbagliata alla persona sbagliata, in un momento di distrazione. Conoscere anche altre informazioni sulla Lega dei Supereroi? Già mi immagino gli incubi, io che commento il colore di una action figure con quello del costume vero e parte una catena che porta allo smascheramento universale.”

Cas aveva cambiato espressione, con gli occhi bassi e le spalle arrese sul sedile. Tirò su un solo angolo della bocca, in un sorriso dispiaciuto. “Ora stai esagerando.”

Sam sapeva di aver già vinto. “Per favore, non c’è un altro modo? Immagino che l’agenda di un supereroe sia pienissima, ma non possono trovare cinque minuti per farmi visita loro?”

Cas sospirò. “Mi dispiace averti forzato in questo modo. Hai ragione, possiamo trovare un’altra soluzione. È solo che… l’idea di mostrarti dove lavoro, tutti i gadget fighi che posso usare, mi piaceva. Ma non a costo di farti vivere con più ansia di quella che ti ho già messo addosso.”

Sam detestava che si autoincolpasse della situazione, ma non c’era altro modo.

Viaggiarono per qualche momento in un silenzio pregno di biasimo verso sé stessi, poi Cas si sporse verso di lui, ancora una volta, per lasciargli un bacio all’angolo delle labbra. Fu il più lungo di tutti e il più delicato.

“Posso offrirti la colazione per farmi perdonare?”

“È per questo che lo faccio,” si disse Sam. Per quel piccolo ritaglio di deliziosa normalità nel buco nero che era la sua vita.

“Abbiamo già fatto colazione,” gli ricordò, ma mentalmente stava già vagliando la mappa in cerca del diner più vicino.

“Non come si deve. Parlo di torri di pancakes e milkshake alla frutta.”

Sorrise. “Se proprio insisti,” disse e guidò entrambi verso una più rassicurante e superhero-free quotidianità.


COWT14

Mar. 22nd, 2025 09:06 pm
 

Settimana: 3

Missione: M1

Prompt: testo non narrativo

Titolo: Istruzioni per la gestione del covo

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: lista di istruzioni

Istruzioni per la gestione del covo durante la mia assenza

Al mio fedele Ripley,

Come sai, sarò via per un certo periodo per portare a termine la parte finale dell’Operazione Whiskey. Durante la mia assenza, è fondamentale che il nostro covo rimanga un bastione di spietatezza, ordine e efficienza. Affido a te il compito di mantenere tutto sotto controllo e di assicurarti che nulla vada storto. Segui queste istruzioni alla lettera.

  1. Sorveglianza e Sicurezza

    • Mantieni attivi tutti i sistemi di sicurezza, a qualsiasi costo. Qualsiasi interruzione sarà considerata un tradimento.

    • Le telecamere devono essere monitorate 24 ore su 24. Chiunque si avvicini senza autorizzazione deve essere neutralizzato immediatamente.

    • I laser polarizzati devono rimanere attivi nei corridoi principali e nel caveau del denaro dalle 20:00 alle 08:00.

  2. Gestione del Personale

    • I mercenari devono rimanere disciplinati. Nessuna distrazione, nessun riposo ingiustificato.

    • Organizza allenamenti settimanali di combattimento per mantenere le loro capacità affilate.

    • Chiunque mostri segni di tradimento o incompetenza dovrà essere eliminato senza esitazione.

  3. Manutenzione del Laboratorio e delle Armi

    • Assicurati che la sezione R&S continui a sviluppare il raggio ottundente. Non tollererò altri ritardi.

    • Le armi agli alogeni devono essere testate ogni due giorni. Eventuali malfunzionamenti devono essere segnalati immediatamente.

    • Il mio autoveicolo blindato da battaglia è in fase di completamento. Controlla che nessuno osi modificarlo senza il mio permesso.

    • La vasca degli squali deve essere rifornita di prede fresche almeno una volta alla settimana.

  4. Approvvigionamenti e Finanze

    • I fondi devono essere gestiti con attenzione. Non voglio scoprire che hai sperperato il mio denaro in sciocchezze.

    • Continua le operazioni di ricatto e furto su base settimanale.

    • Mantieni i contatti con il mercato nero per eventuali nuove tecnologie e rifornimenti speciali. mi raccomando, orecchie ben tese.

  5. Piani di Emergenza

    • Se un supereroe dovesse scoprire il covo, attiva immediatamente la sequenza di autodistruzione (codice: K4-B00m).

    • In caso di attacco, evacua le risorse più preziose nei tunnel segreti.

    • Se il mio ritorno dovesse ritardare oltre i 5 giorni, invia il segnale X-7e alla SSS.

  6. Il Mio Ufficio e i Miei Oggetti Personali

    • Nessuno deve entrare nel mio ufficio. La punizione per chi lo fa è la morte.

    • Le mie collezioni di informazioni riservate a scopo ricattatorio devono rimanere intatte e sorvegliate.

    • Il mio Mus Musculus deve essere mantenuto in perfette condizioni e spazzolato ogni sera.

  7. Messaggi e Comunicazioni

    • Se ricevi un messaggio urgente, usa la linea sicura per contattarmi.

    • Diffondi false informazioni per confondere eventuali spie.

    • Se qualcuno osa sfidare la mia autorità, trasmetti un messaggio chiaro: non è che nessuno ci abbia mai provato, è che di loro non è rimasto abbastanza per essere identificati.




COWT14

Mar. 22nd, 2025 09:02 pm
 

Settimana: 3

Missione: M1

Prompt: testo non narrativo

Titolo: Un piccolo incidente mediatico

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: articolo di giornale



The Daily City

 


 

thedailycity.com Martedì, 13 Giugno 2022 News

 


 

ROMANTICISMO O POCA PROFESSIONALITÀ? NITRO BACIA UN PARAMEDICO DOPO UN SALVATAGGIO


Centro città, ore 17:20. A seguito di una fuga di gas, un incendio divampa in un palazzo residenziale di otto piani, a due soli isolati dal municipio. Il fumo si alza nel cielo mentre i vigili del fuoco lottano per domare le fiamme e proteggere gli edifici vicini. Prima che i soccorsi ufficiali possano completare il loro intervento, una figura mascherata compare tra le fiamme, librandosi nell'aria con un'agilità sovrumana. Il misterioso eroe noto come Nitro si precipita nell’edificio in fiamme e riappare pochi minuti dopo con una bambina tra le braccia, consegnandola sana e salva ai paramedici tra gli applausi della folla.


Ma è ciò che è accaduto subito dopo ad aver lasciato tutti a bocca aperta: un paramedico si è allontanato dall’area delle ambulanze per offrire un controllo medico all’eroe mascherato e Nitro ha risposto con un bacio inaspettato. Il gesto, immortalato da numerosi smartphone, ha immediatamente fatto il giro dei social, scatenando reazioni contrastanti.


"È stato un momento da film, davvero emozionante!", racconta Claire M., testimone della scena. "Dopo tutto, aveva appena salvato una bambina. Un bacio spontaneo non mi sembra poi così scandaloso!"


Non tutti, però, sono dello stesso avviso. "Un supereroe dovrebbe mantenere un certo decoro!", protesta un utente su X (ex Twitter). "Cosa ci garantisce che non approfitti della sua fama per azioni simili?"


Mentre la polemica infiamma il web, il paramedico coinvolto, identificato come Samwell L., 27 anni, ha dichiarato: "È stato un gesto impulsivo dettato dall’adrenalina ancora in circolo. Un errore in buona fede. Mi ha scambiato per una sua conoscenza."


Il paramedico non ha voluto aggiungere altro e si è rifiutato di fornire le sue impressioni sul bacio, mentre il video dell’accaduto continua a macinare visualizzazioni. Nitro, dal canto suo, non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione.


Il dibattito è aperto: è stato davvero un errore oppure una momentanea perdita di giudizio? È un gesto comprensibile viste le circostanze o un comportamento inopportuno per un simbolo di giustizia? Una cosa è certa: Nitro ha di nuovo catturato l’attenzione di tutti, e questa volta non solo per il suo eroismo.

 


 

SUPEREROI E VITA PRIVATA: UN SIMBOLO DI GIUSTIZIA DEVE ESSERE IRREPRENSIBILE?

Dopo il clamore suscitato dal bacio tra Nitro e un paramedico, la discussione si è spostata su un tema più ampio: i supereroi devono mantenere un’immagine pubblica impeccabile o hanno diritto a momenti di umana spontaneità?


Nel corso della storia, le figure eroiche hanno sempre rappresentato ideali di giustizia e rigore. Da un lato, alcuni sostengono che un simbolo di speranza e protezione debba mantenere un comportamento ineccepibile, per non compromettere la propria credibilità. Dall’altro, c’è chi difende il diritto di questi individui fuori dall’ordinario ad avere emozioni e relazioni personali, senza dover rispondere a un codice di condotta ferreo. (continua a pagina 5)







COWT14

Mar. 22nd, 2025 01:12 pm
 

Missione: M2

Prompt: Divergenza

Titolo: Formiche ai piedi di un elefante

Fandom: My Hero Academia

Rating: sfw

Warning: /

Note: OC


[...] Lago di Shizuoka, Musutafu. È appena arrivata la conferma dell’attacco in corso alla diga sul lato sud. Il gruppo ostile non è stato ancora identificato, ma testimoni oculari hanno avvistato almeno mezza dozzina di supercattivi mai visti cooperare prima d’ora. Tra questi, spiccano i famigerati Bye-Bites e Victor. Le forze dell’ordine sono sul posto e si stanno occupando dell’evacuazione dei civili, mentre le agenzie di heroes hanno inviato i loro migliori professionisti per respingere l’attacco e preservare l’integrità della diga. Purtroppo si temono danni alla struttura e, per scongiurare un possibile disastro, il sindaco e il Consiglio per la Pubblica Sicurezza stanno valutando proprio in questo momento di richiedere l’intervento dell’esercito. Per ulteriori dettagli, l’inviato sul campo Taneo Tokuda. [...]


[...] Siamo all’ingresso del parco, alle nostre spalle si vede chiaramente la diga e i combattimenti che imperversano ormai da quasi un’ora. La centrale idroelettrica è stata la prima ad essere presa di mira. Tutto il personale della struttura è ormai stato evacuato, grazie a una manovra magistrale degli eroi e delle forze dell’ordine che hanno liberato anche chi era stato preso in ostaggio. Ora la preoccupazione maggiore è quella di un cedimento della diga stessa. I villains, infatti, hanno concentrato i loro attacchi e aumentato la potenza di fuoco. Sappiamo che Little Giant sta arrivando come supporto, ma sembra che anche i nemici abbiano chiamato i rinforzi: Domino è apparso non più di cinque minuti fa e sta mettendo in seria difficoltà i veterani. Eccolo! Ecco Little Giant, mentre cresce e si pone a difesa della diga. Nonostante sia un novellino, ha già dimostrato un promettente… [...]


Little Giant sapeva bene che ogni metro guadagnato in altezza era una tacca sulla scala del dolore che avrebbe sperimentato più tardi. Nel migliore dei casi, lo attendeva una serata di immobilità forzata e cena a base di analgesici. 

Sospirò lievemente attraverso la maschera. Ne avrebbe fatto volentieri a meno. I dolori della crescita sono tragici quando cresci e ti rimpicciolisci di dieci metri nel giro di poche ore. 

Eppure non c’era niente che si potesse fare: al momento, Musutafu aveva bisogno che fosse alto più di un ponte, gambe e braccia come pilastri, massiccio e inamovibile quanto una montagna. 

Si spinse qualche passo più avanti, fino a toccare le pareti della diga. Sotto i suoi piedi sfilarono transenne accartocciate come fogli di giornale, aiuole sradicate e blocchi di cemento irregolari. Anche qualche essere umano, ma si costrinse a non soffermarsi su di loro, identificarli, aiutarli. Aveva un compito, e non era quello.

Qualche metro in più. I muscoli tiravano mentre si allungavano insieme al tessuto del costume. Dodici metri. Ancora un po’. Alzò la testa al cielo, le vertebre scricchiolarono. Forse riusciva ad arrivare a quindici.

“Continua così, piccoletto!”

Kamui Woods, o meglio zio Shin, gli passò sotto il braccio, fluttuando aggrappato a uno dei suoi rampicanti. Si aggrappò alla sua mano, dandogli delle pacche incoraggianti su un polpastrello che Little Giant non riuscì a percepire.

Era difficile conciliare l’immagine del casalingo appassionato di giardinaggio, le unghie sempre sporche di terra e la felpa impolverata, con quella del supereroe che si trovava davanti. Non fosse stato per il tono incoraggiante e familiare, se lo sarebbe scrollato di dosso come una zanzara. Invece, ricambiò il saluto.

“Ce la fai a crescere ancora un po’?” Suo zio gli indicò la passerella che orlava il bordo superficiale della diga. Anche alzando le braccia non sarebbe arrivato a toccarlo. “Dai che ce la fai.”

Il buonsenso gli urlava di no. Superati i quindici metri non si parlava più di dolori della crescita, ma di tortura medievale su un tavolo di stiramento. Ne avrebbe risentito per giorni. 

Qualcosa gli toccò la caviglia. Lo sentì appena, ma un rapido sguardo in basso bastò per trovare una volante della polizia schiantata sul suo piede. La battaglia a terra continuava a imperversare e da lassù non era in grado di capire chi stesse vincendo. 

Anche Kamui Woods si riscosse e, puntati i piedi sul suo polso, si diede una spinta sufficiente per tornare dove c’era più bisogno di lui.

Little Giant fece ciò che sapeva fare meglio. Crebbe ancora un po’, ancora un po’, forza, un centimetro alla volta ed ecco che sono gigante.

Abbracciò la diga come una mosca sul parabrezza. Per i primi tre secondi, pensò di poter fare la differenza. Ci credette, davvero. 

Quando era in quella forma, un elefante tra le formiche, una parte di lui non poteva fare a meno di sentirsi onnipotente. Era una parte piccola, meschina e infantile, che si premurava di tenere in un angolino con la faccia al muro, ma a volte sfuggiva al suo controllo e gridava euforica. Guarda quanto siamo grandi, gridava. Potremmo fare di tutto, gridava. Chi mai potrebbe fermarci?

Poi i tre secondi di mania di onnipotenza passarono e la parte razionale prese il sopravvento. Era attaccato ad una cavolo di diga gigantesca, a tenere chissà quanti milioni di metri cubi d’acqua al loro posto. Sentiva tutti quei milioni di metri cubi d’acqua spingere sotto l’orecchio, al di là dello strato di cemento che ora sembrava sottile quanto una lastra di vetro.  Prima di poterselo impedire, tremò. Se la diga avesse ceduto… Cosa mai avrebbe potuto fare lui con i suoi quasi venti metri?

Si girò schiena al muro e l’azzurro del cielo gli ferì gli occhi. Era una bella giornata, come non se ne vedevano da un po’. Se aguzzava gli occhi, poteva vedere gli elicotteri della stampa svolazzare a debita distanza e Musutafu, oltre il parco e la campagna, uno strano animale d’acciaio che assisteva immobile e preoccupato. 

La cosa migliore che poteva fare per la diga, decise, era uno scudo. Letteralmente. 

Diede due pacche incoraggianti alla struttura. “Mi raccomando, non mollare,” le disse, premurandosi di tenere il volume della voce al minimo. Poi si gettò con una mano su una carica di esplosivi con cui un tirapiedi si stava divertendo da matti, spedendola a detonare in aria molto più a valle.

Alla sua sinistra partirono dei razzi verso una colonna portante. Slittò con la schiena e cercò di pararne più che potè. Più della metà degli spuntoni andò a conficcarsi nella sua gamba e nel suo fianco. Masticò un’imprecazione tra i denti. Non conosceva il tizio mascherato già occupato ad armare un’altra carica, ma fu più che felice di calpestarlo sotto il piede.

Qualcosa gli passò vicino all’orecchio, mancandolo per un soffio. Un buco annerito profondo mezzo metro svettava dove un attimo prima c’era la sua testa. Un altro tizio mascherato, di certo non un collega, agitava le braccia su una pedana sopraelevata e alle sue spalle un blocco di calcestruzzo rinforzato prese a fluttuare in aria. Stava caricando il prossimo colpo.

Little Giant scattò di lato, la memoria muscolare che prendeva il sopravvento di fronte a una minaccia imminente. Poi la ragione scalzò l’istinto e lo tirò lì dov’era prima. Il telecineta non lo aveva mancato la prima volta: mirava alla diga. Avrebbe di nuovo mirato alla diga. 

Il suo compito era proteggerla. 

Non fece in tempo ad alzare le mani per schermarsi. Il blocco di terra lo colpì al centro della fronte, mandandolo a sbattere con la nuca sulla parete alle sue spalle. Il cervello gli rimbalzò dentro la testa come una pallina da ping-pong e per poco non finì con il sedere a terra, troppo disorientato per badare a cose come l’equilibrio. 

Si toccò la testa cauto, chiudendo gli occhi. Sperava che dopo un bel respiro profondo avrebbe smesso di vederci doppio. Il tessuto elastico non si era lacerato, grazie al cielo, ma sentiva già formarsi un bernoccolo della grandezza di una palla da demolizione, sia davanti che dietro. 

Riaprì gli occhi quando il pensiero di un altro attacco si fece strada tra le trame del dolore. Qualcuno, fortunatamente, aveva preso le sue parti, concedendogli di riprendere fiato per un attimo. 

Kamui Woods spedì il telecineta oltre la balaustra della piattaforma sopraelevata con un calcio ben assestato. 

Il villain riuscì a rallentare la propria caduta con chissà quale trucco mentale, ma niente potè quando Kamui Woods gli piombò sulla schiena a piedi pari, fiondandosi con i suoi rampicanti. Schiena fratturata, sicuramente. 

Little Giant fissò il proprio sguardo sul piccolo cratere appena nato per ritrovare la stabilità e, probabilmente, fu solo per questo che notò il movimento delle rocce. Lo notò prima di tutti, prima persino di suo zio, il più vicino, già rivolto verso un’altra battaglia. 

Il telecineta - impolverato, dalla tuta sfilacciata e strappata, ma incredibilmente, inspiegabilmente illeso - sbucò fuori dalle macerie con le mani protese verso Kamui Woods come artigli. Little Giant aveva già aperto la sua, deciso a schiacciare quella zanzara fastidiosa prima che potesse fare altri danni. Lo mancò, o meglio, gli sfuggì tra le dita, ma almeno lo allontanò da zio Shin. 

Il telecineta si fermò sopra un’altra auto ribaltata, le spalle che si muovevano frenetiche su e giù mentre riprendeva fiato. Il costume che portava sembrava una camicia di forza, piena di cinghie e lacci ma di colore nero, attraverso cui si era fatto strada con le unghie e con i denti. Si guardò attorno. 

L’edificio principale della centrale elettrica era in fiamme, ma i vigili del fuoco erano già lì a cercare di contenere i danni e una linea schierata di supereroi spediva indietro chiunque provasse a sorpassarli. I fuochi degli scontri si stavano ormai spegnendo, lasciando feriti da ambo le parti, pochi prigionieri e molti codardi fuggiaschi. La diga ancora torreggiava su tutti loro, inamovibile. 

Il villain la guardò, poi tornò a guardare loro. Poi dietro di sé. 

Little Giant seppe cosa stava per fare. Si staccò dalla diga e la terra tremò quando vi cadde in ginocchio. Allungò ancora una volta le mani, la loro ombra immensa che si proiettava sul terreno. 

“No! Fermo!” Gridò zio Shin. 

Il telecineta pazzo si era voltato e correva verso le scale all’entrata del parcheggio sotterraneo. Una nube di polvere si sollevò improvvisamente dai suoi passi e lo avvolse come una nebbia. Little Giant vi immerse le dita e le strinse… sul nulla. La nebbia diventò subito fitta. Agitò la mano cercando di toccare qualcosa, ma della figura scura non c’era più traccia. Ringhiò e non batté il pugno a terra solo perché consapevole dei danni che avrebbe causato alla strada. Parecchia frustrazione, parecchi danni.

Zio Shin gli volò davanti. “Stai bene, piccoletto?” Poi, al suo cenno affermativo, “lascialo andare, lo rintraccerà la squadra verde. Andiamo ad aiutare al centro di comando”.

La battaglia era terminata. Dei criminali, chi non era fuggito era in catene all’entrata del parco, circondato da volanti della polizia e furgoni attrezzati per il trasporto. La centrale idroelettrica non era più in fiamme, anche se chiaramente danneggiata. Perfino a lui, che di ingegneria si intendeva quanto di cucina etnica, bastò uno sguardo per capire che non avrebbe ripreso a funzionare tanto presto. La diga, però, era ancora al suo posto, solo un po’ ammaccata.

Le rivolse un ultimo sguardo. Si sentì piccolo. Mai gli era capitato, in quella forma. Piccolo, circondato, impotente. Ritornare a misura d’uomo fu quasi un trauma. 


 

prompt: 66. Like a Prayer – Madonna

raccolta: In crociera


Prove d’amore


Ci sono momenti dolorosi, nella vita di un uomo, che non si possono evitare. Non si può non soffrire mai, ma Sam sa che si può scegliere per chi soffrire. E non c’è modo più facile per capire se si ama davvero una persona, che chiedersi “soffrirei per lei?”

Dio, quanto gli fanno male le ginocchia. Fosse qualcun altro… beh, ok, magari sta esagerando. Ha già fatto pompini in passato. Eppure, per Cas, rimarebbe inginocchiato sul ponte umido e duro tutta la notte.

È spettacolare, con le palpebre chiuse e tremolanti, la pelle lucida di sudore, le stelle a coronargli la testa. Se non avesse la bocca impegnata, lo riempirebbe di complimenti.

«Sam,» strascica Cas senza aprire gli occhi, volta la testa da una parte all’altra, «sono vicino».
“Finalmente”, Sam si sente un po’ in colpa, ma davvero, le ginocchia gli fanno un male cane, e anche la mandibola. Magari la prossima volta possono rimanere in cabina, anche se il soffitto grigio non è all’altezza del cielo dell’Atlantico.



 

prompt: 20. Mutazione genetica

raccolta: In crociera


Eredità


Tommy sfrigola nell’acqua come una patatina sulla padella appena oliata. 

Cas vorrebbe dare la colpa alla vista annebbiata, o all’aria afosa, agli schizzi negli occhi, all’esaurimento nervoso imminente, a qualsiasi cosa. Guarda Sam sperando di non trovare la sua stessa espressione allarmata e ovviamente si sbaglia. 

La gente intorno si è allontanata con una certa comprensibile foga. Il bagnino ha l’aria di volersi licenziare piuttosto che gettarsi in acqua. Un brusio di “fuori dall’ordinario, anomalia, andiamo a vedere cos’è” sta facendo il giro del bordo piscina. Una crociera è davvero il momento peggiore per scoprire i propri poteri. 

Cas sospira. «Io prendo Tommy, tu Colin» dice a Sam e ondeggia verso il fratello. Decide che non è pericoloso toccarlo, se già non li ha folgorati tutti. Ammesso che di elettricità si parli.

Sam lo afferra per un braccio. «Tu prendi Tommy e Colin, io vado a cercare i tuoi genitori e do una svegliata ai bagnini».

“Sì, è un buon piano. Meglio chiamare gli adulti”. Cas fa girare lo sguardo su tutto il ponte, trovando fin troppi occhi a incrociarlo per i suoi gusti. 

L’unica nota positiva, pensa mentre prende i gemelli in braccio, è che loro sembrano tranquilli. Scalmanati e ridenti, ma a undici anni, non potrebbero essere più tranquilli di così.





 

prompt: 53. Odero, si potero; si non, invitus amabo (latino): “Ti odierò, se potrò; se no, ti amerò controvoglia.” – Ovidio 

raccolta: In crociera


Dispetti ai padri


C’è forse momento peggiore della crociera in famiglia - della crociera dove ruberanno un Picasso - perché suo padre scopra che è innamorato di Small Giants? Sam ne dubita. Non che sarebbe stato sgradevole in qualsiasi altro caso, ne è sicuro.

Ora, le accuse di tradimento se le aspettava. La disperazione, l’orribile conflitto tra “il sangue del mio sangue” e “la serpe in seno”, l’orrore per un figlio corrotto, anche. A coglierlo di sorpresa è la domanda «Lo fai per farmi un dispetto?»

Che egocentrico bastardo, suo padre. 

“Pensi che tutto questo valga la fatica di un dispetto? Pensi che mi stia divertendo? Guardami, papà: mi sto divertendo? Ci ho provato, ad odiarlo, e ho fallito. Ho provato a non amarlo, almeno, e ho fallito anche lì. Non mi piace fallire. Non mi piace neanche amare Cas. Piace a me molto meno che a te”.

«Il dispetto sarebbe per il signor Gullagan,» Sam sente invece uscire dalle proprie labbra «il golden boy è suo figlio infondo. Io… sono il cattivo della storia.»

Suo padre blocca sul nascere il successivo improprio. Si ferma, ragiona. Sul suo viso, una cauta delizia sostituisce la rabbia.

“Oh, papà”.





 

prompt: 4. Lalofobia: paura di parlare

raccolta: In crociera


Come la mamma c’è solo la mamma  


«Amore, fai un favore alla mamma: va a dire a Cas che vuoi essere il suo fidanzato.»

«Mamma!» Sam è allibito. Come può quella donna dire certe cose tanto apertamente? L’etichetta impone che si compatisca in privato, non ad alta voce. 

Sua madre scuote il ventaglio nel suo mille volte praticato movimento da “sei fastidiosa” - la zanzara, la vita, le cazzate che escono dalla bocca di mio figlio. «Oppure no, resta lì a fissarlo come fosse un gelato con il lattosio.»

«Non è così semplice, mamma,» Sam sospira. È questo il problema con le coppie di lunga data: si dimenticano di quanto sia stato difficile all’inizio, della paura dell’aprire il proprio cuore per la prima volta, del cambiamento, del rifiuto. Le parole pesano sulla lingua come bocconi amari.

«Non l’ho detto, infatti. Concordo, non è semplice.» Sua madre chiude il ventaglio con uno scatto secco. «Va e fallo comunque.»

“Mia madre, signore e signori” pensa Sam, ingoiando la rispostaccia sarcastica “life-coach dal 2003”.





prompt: 61. Dedicato a te – Matia Bazar

raccolta: In crociera


I castelli dei Caraibi 


Le spiagge dei Caraibi sono belle come le spacciano le agenzie di viaggi. Mettersi a fare un castello di sabbia con questa sabbia - bianca, fine, omogenea, morbida sabbia. La sabbia degli angeli - magari non le rende giustizia, magari è anche un po’ offensivo, ma Sam è scuro in volto da più di un’ora e Cas deve tirarlo su di morale.

«Vieni,» lo porta via da sotto l’ombrellone, «guarda.»

Cas si siede di lato alla sua piccola opera d’arte, tirando giù anche Sam e assicurandosi che la coscia di lui sia a contatto con la sua. Gli indica una per una le torri, le feritoie fatte di conchiglie, le merlature. 

«Le tue camere sono nel mastio» e punta un dito sul punto più alto del castello. 

Sam ha il primo vero guizzo di interesse della giornata. «Le mie camere?»

«Certo: è il tuo castello. L’ho fatto apposta per te.» E se nel mastio in realtà ci sono due camere-conchiglie, beh, a Cas non sembra che Sam se ne stia lamentando.

 

 

prompt: 41. Uitwaaien (fiammingo): uscire per una passeggiata senza un reale scopo

raccolta: In crociera


Tra stelle e silenzio 


Rose sul Titanic si è sentita così? Non ci sono iceberg in vista contro cui schiantarsi, ma Sam sente di star vivendo una scena particolarmente magica. 

Il cielo notturno, in mezzo all’oceano atlantico, è un tripudio di stelle. Ben venga il torcicollo, non abbasserà lo sguardo. 

Il mare si vede appena, ma si sente in tutto il suo sciabordare contro i fianchi della nave, fragoroso nel silenzio delle due di notte.

Sam è solo sul ponte Prometeo, avvolto nel lenzuolo che ha avuto la lungimiranza di portarsi dietro dalla cabina, quando un’insonnia inusuale lo ha sorpreso. Non sa perché ha deciso di uscire a fare due passi, invece che sperare di perdere conoscenza sul letto. Sa solo che non se ne pente affatto.

Chissà se Cas si farebbe svegliare, per vedere le stelle con lui.



 

prompt: 39. In mezzo all’oceano

raccolta: In crociera


A bordo


 

prompt: 42. Waldeinsamkeit (tedesco): sentirsi come da soli in un bosco, in contemplativa solitudine

raccolta: In crociera


Ore vulnerabili


Dopo un pisolino pomeridiano di ben cinque ore, Cas non è sorpreso di svegliarsi quella notte ancora immerso nel buio, con la sveglia sul comodino che gli comunica uno spietato 04:14 del mattino. La fioca luce che passa dall’oblò addolcisce gli spigoli della stanza e ne mitiga i colori. Tutto è immobile, silenzioso e irreale.

Gli bastano cinque minuti per capire che ha esaurito ogni briciola di sonno a cui poteva attingere e non si riaddormenterà. Con un sospiro, allunga un braccio oltre il bordo del letto, alla ricerca del proprio cellulare. Un film non sembra una cattiva idea. Deve solo recuperare anche le cuffie, così da non disturbare Sam.

Lo sguardo gli cade sul letto accanto al suo. 

Sam dorme come se avesse freddo, appallottolato su un fianco, con le braccia e le ginocchia al petto. Ha la faccia seppellita nel cuscino e le labbra leggermente aperte, abbastanza per farci passare un respiro pesante e sbavare un po’ sulla federa. 

Cas ha passato troppe notti come cuscino dei gemelli per essere impressionato da un po’ di bavetta. 

Ora che lo guarda bene, Sam è uno spettacolo sufficientemente bello da fargli rimandare il film. Non crede di averlo mai beccato a dormire: è sempre l’ultimo a crollare ai pigiama party, il primo a svegliarsi al campeggio, mai un pisolino improvvisato. Sempre con la situazione sotto controllo. Sempre pronto, quando Cas ha bisogno di lui.

Realizza di colpo quale occasione imperdibile ha davanti: può rimanere a guardarlo quanto gli pare, senza la preoccupazione di venire beccato. Meglio, può scattare una foto. 

Il cellulare gli scivola di mano tanta è la fretta di aprire la telecamera. Un paio di scrupoli lo accarezzano, sussurrano di privacy, morale, ingiustizia… e tacciano di fronte all’assoluta verità che nessuno vedrà quelle foto oltre sè stesso, che le difenderebbe con le unghie e con i denti.

Cas scatta, una, due, tre volte. Sia benedetto lo zoom, che gli fa cogliere in foto ricciolo per ricciolo, neo per neo e ogni piega della canotta sbrindellata che Sam si ostina a usare per dormire. Quando ritiene che la galleria sia sufficientemente piena, mette via il cellulare e semplicemente si gode la visione del suo amico.

Chissà com’è appena sveglio. Cas muore dalla voglia di vederlo svegliarsi. Muore dalla voglia di svegliarlo lui stesso, dolcemente, magari con bacio. Magari, prima o poi.




 

prompt: 31. Spagna

raccolta: In crociera 


Scalo




 

prompt: 90. There were TWO beds

raccolta: In crociera 


Due cuori e una cabina


Nella testa di Sam, le crociere sono una tipologia di viaggi antica, “vintage”, roba che faceva suo nonno. Si aspetta di trovarli quando legge Maurice Leblanc o Agatha Christie, o in momenti di particolare debolezza quando carica sul pc Titanic. Non si è mai immaginato, neanche per sbaglio, su un ponte soleggiato, in infradito e bermuda color kaki, a qualche metro dal mare aperto. 

La vita è piena di sorprese.

E quella crociera è stata una sorpresa, nel senso che quando suo padre ha comunicato a cena che sarebbero presto partiti per una vacanza di famiglia, una settimana in nave attraverso un oceano e ritorno, Sam ha pensato ad una battuta uscita male. Proprio in quel momento, alla tv davano la cronaca nera, con un servizio veloce su un peschereccio rovesciatosi a cinquanta metri dalla banchina. Perché no, suo padre infondo aveva un pessimo senso dell’umorismo. E l’idea era talmente assurda: una vacanza in famiglia? Una crociera? Una settimana su una scatola galleggiante extra-large, senza via di fuga, potendo solo interagire con turisti esagitati, personale di servizio alienato e i suoi. Ridicolo.

Figuratevi il colpo quando, la sera prima della partenza, sua madre è entrata in camera chiedendogli in prestito una valigia, che le sue le aveva già riempite tutte.

Ha obbiettato, ovviamente. Ha di meglio da fare che diventare pazzo su una crociera con i suoi. 

Ed è strano, una strana idea, soprattutto partorita da suo padre. Non ne vedeva lo scopo - finché non gliel’hanno spiegato: un altro colpo sottocopertura, ovviamente.

Ha di meglio da fare anche in questo caso.

Ha obbiettato, e obbiettato, e obbiettato, e - «Ci saranno anche i Gullagan, tra l’altro hanno chiesto se puoi condividere la cabina con il figlio maggiore» - ceduto malamente alla prospettiva di condividere la camera con Cas. Con lui sì, che è disposto a stare in mezzo all’oceano. Un’intera settimana. In una scatoletta angusta, con letti vicinissimi. 

È pronto per il suo viaggio vintage, possibilmente senza omicidi, furti e iceberg.

La AOC Voyager dall’esterno è mastodontica come promette la brochure, dipinta di bianco e azzurro e tirata a lucido, ma basta mettere piede sulla passerella che conduce alla reception per avere un discreto attacco di claustrofobia. Molti passeggeri sono già a bordo e infestano la hall. Molti attendono in fila di entrare, affaticandosi dietro le valigie e i furbi di turno. Molti litigano ancora per l’imbarco dei propri veicoli. Così affollati, gli spazi ampi sembrano aver perso metà della loro capienza.

Suo padre sta cercando di convincere uno stuart a mettere la loro auto - non una berlina - insieme alle berline. Il padre di Cas sembra invece pronto a tirar fuori il portafogli e dare una mancia allo stuart, per il solo disturbo di star facendo il suo lavoro. Alle madri è toccato tenere in riga, anche letteralmente, le due bestie, Colin e Tommy. Insomma, “tenere in riga”. La signora Gullagan è rassegnata; sua madre, se interpreta bene l’espressione che ha in viso, è a due tacche di sopportazione dal picchiare uno dei due gemelli con il beauty case. 

L’unica consolazione di Sam, la sua roccia, alla quale appoggiarsi discretamente con la scusa del carrello pieno di valigie troppo pesante in pendenza, è Cas. Cas che guarda il mare con il luccichio negli occhi. Che profuma di crema solare. Che gioca con il bracciale di conchiglie che Sam ha al polso e gli sfiora la pelle con la punta delle dita.

La fila scorre, le bestiole si lanciano su carrello come fosse il loro cocchio e Cas lo sostiene e spinge dalla schiena per aiutarlo a salire a bordo. 

Bene, che qualcuno gli dica dove passerà le successive sette notti.

La camera è stretta come quella del campus universitario. Bene. Il soffitto è appena una spanna sopra le loro teste e non si può contemporaneamente sedere alla minuscola scrivania e camminare lungo la parete. Tra i letti c’è giusto lo spazio di una valigia. Molto bene.

Effetto sardine in scatola a parte, la cabina è accogliente e pulita, tutta in morbidi toni di rosso. 

Sam ha lasciato perdere i bagagli in corridoio e si è abbandonato come prima cosa sul materasso, apprezzandone l’odore di bucato fatto da poco. Hanno impiegato un’intera ora per il check-in. Spera solo che il resto della pseudo-vacanza non si riveli altrettanto stancante. 

Il rumore di troppe ruote sulla tappezzeria gli dice che Cas ha fatto il gentiluomo e portato dentro anche le sue valigie. Lo scorrere della porta sulla guida, che finalmente hanno un po’ di privacy. Ma è un secondo tonfo morbido e il cigolio di molle a spingerlo a voltare la testa e aprire gli occhi.

Cas è steso come lui sul suo letto, a pancia in su, le spalle sciolte e i piedi intrecciati. Gli basterebbe allungare un braccio per solleticargli un fianco, o lasciargli una carezza sulla guancia. È così vicino.

La mente di Sam vola sulle onde. Potrebbe rientrare di notte e fingere di sbagliare letto, coricarsi sul suo, dimentcarsi di accendere la luce e cadergli addosso. Potrebbe fingere di avere il sonno agitato, rotolare sulle lenzuola e lanciare un braccio dall’altra parte, toccarlo. Potrebbe lasciare le valigie in disordine, a occupare il pavimento, e usarla come scusa per scavalcarlo. 

Cas si gira su un fianco e lo guarda a sua volta. Sorride come se non avesse idea di quello che gli passa per la testa e fosse solo felice di averlo lì con lui. 

Le direzione dei piani di Sam devia sul qui, ora, e l’aspettativa gli fa attorcigliare lo stomaco.

Potrebbe ricambiare il sorriso, magare osare allungare una mano. Potrebbe usare come scusa quella di tastare il materasso di Cas e fare una battuta su quanto sia più morbido del suo - potrebbe proseguire con una proposta di condividere il letto?

Potrebbe dire “grazie”. Potrebbe dire “buonanotte”. Potrebbe ridere. Potrebbe dire “non vedo l’ora di divertirci insieme”. Potrebbe dire “vieni qua con me”. 

La lingua sembra esserglisi annodata, mentre il panico gli risale il petto insieme alle parole. 

Sam dice: «altri cinque minuti» ed è una delusione e un sollievo allo stesso tempo.

Il sorriso di Cas comprende anche i denti ora, e uno sbuffo divertito. Annuisce e lascia che stiano a guardarsi per altri cinque minuti.


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