Settimana: 4
Missione: M2
Prompt: Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
Titolo: Trappola sotto al glicine
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: Spin-off di "Il rumore della felicità"
Missione: M2
Prompt: Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
Titolo: Trappola sotto al glicine
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: Spin-off di "Il rumore della felicità"
Invitare Erik ad un appuntamento era stato facile. Oliver lo aveva fatto senza pensarci, se ne era reso conto solo più tardi, steso sul letto con Bon Jovi nelle casse, di aver preso per la prima volta l’iniziativa.
“Domenica usciamo” era presto diventato “Dove diamine ti porto?”, “Passo a prenderti alle sei” suonava piuttosto come “Ho due ore per prepararmi”.
Oliver si era scervellato su dove portare il suo ragazzo. Voleva qualcosa di romantico, ma non troppo melenso. E, sebbene fosse sicuro che per la fine della serata sarebbero finiti con i pantaloni alle caviglie, gli sarebbe piaciuto fare qualcosa prima di calarli.
Erik adorava i dolci, perciò lo avrebbe portato in una pasticceria. Sua nonna Gabrielle gli aveva consigliato un locale “squisito” che aveva preso in considerazione solo per sbaglio, ma su cui si era ricreduto.
La pasticceria aveva una terrazza con dei graticci fioriti su cui sarebbe stato piacevole chiacchierare al sole. Anche l’interno del locale era apprezzabile e il menù prometteva un Erik soddisfatto e accondiscendente. Lo avrebbe portato lì.
La domenica girò per la sua camera in preda all’ansia, prima di darsi del ridicolo, arrabbiarsi con sé stesso e indossare la prima cosa che gli capitò a tiro. Arrivò da Erik con mezz’ora d’anticipo, aspettando nell’auto con l’aria condizionata al massimo e le dita conficcate nel volante. Il suo ragazzo comparve sulla soglia cercando di trattenere il sorriso e fallendo clamorosamente.
Erik, come predetto, fu entusiasta del locale. Insisté per sedersi dalla stessa parte del tavolino, così da potergli rubare baci e i bocconi più succulenti, oltre che qualche scatto con il glicine a far loro da cornice.
<Pensavo che con il tuo lavoro non potessi postare certe cose.>
<In che senso?>
Oliver aveva cercato parole delicate con cui spiegarsi, come capitava spesso parlando di quell'argomento.
<Magari ai clienti dà fastidio, se sbatti loro in faccia che hai un fidanzato? E poi se qualcuno lo scoprisse mentre fai il finto ragazzo di qualcun altro?>
Erik aveva sorvolato con <Ciò che pubblico sui miei social sono affari miei> molto discutibile, ma Oliver non aveva insistito.
Si stava godendo il sole tiepido sulla pelle, le dita del suo ragazzo che gli massaggiavano un fianco sotto la maglietta e la crema al pistacchio della pasta davanti a sé, quando due dita gli batterono sulla spalla. Forte.
Riconobbe il tocco, da tutte le volte che aveva sopportato stoicamente quelle dita rachitiche che sembravano volergli scavare la clavicola alla ricerca del midollo.
<Nonna.>
La presa di Erik sul suo fianco si sciolse di colpo.
<Ciao, passerotto mio.> Nonna Gabrielle se ne stava rattrappita nella sua pelliccia marrone, al braccio di una mortificata Lola, la badante, e con Mathilda, la cagnolina, che le scodinzolava intorno alquanto isterica.
<Nonna.> Ripeté. Sospirò. Provò a sorridere ma doveva esserglisi accavallato un muscolo della guancia per protesta.
<Salve, signora!> Erik, se era seccato quanto lui, non lo diede minimamente a vedere, così come sua nonna non si preoccupó minimamente di mascherare l'occhiataccia che gli rivolse.
<Beh? Non mi offri la sedia, giovanotto? Chi pensi che ne abbia più bisogno?>
Erik saltò sulla sedia come punto da uno spillo, ma Oliver lo trattenne con una mano sul ginocchio. <Non ti azzardare.> Sibilò al suo indirizzo.
<Signora, andiamo a sederci a un altro tavolo.> Stava intanto dicendo Lola. <Non è il caso di disturbarli, è chiaro che vogliono stare soli.> Oh, questo lo sapevano tutti a quel tavolo, sua nonna compresa. Non che la cosa l'avrebbe fermata.
<Mio nipote mi ha detto che voleva venire qui. Io sono invitata.> Sì impuntó, infatti.
<Nonna, ho detto che oggi sarei venuto con Erik.> Lo indicò. <Il mio ragazzo.>
Altra occhiataccia. <Devo essermi sbagliata. Beh, ora sono qui.>
Fu il più strano appuntamento a quattro mai avuto.