Missione: M2
Prompt: 07. Falò
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: werewolves!au, ma proprio accennato
<Vai a impiccarti sul primo abete che trovi.>
Camillo non era sicuro che il messaggio fosse stato recepito. Colpa sua: aveva ringhiato, un bel ringhio da bestia infastidita, suo padre avrebbe dovuto esserne fiero.
Eppure Billy non sarebbe stato Billy se si fosse lasciato intimidire da una banalità del genere. Si mosse, nel buio della tenda dove si distinguevano a malapena le forme, e scosse di nuovo Camillo per un fianco.
<Dai, alzati. E’ l’alba.>
Per il Grande Fratello, era l’alba. <Appunto.> Come faceva ad essere già in piedi e rompicoglioni?
Camillo si raggomitolò il più possibile nel sacco a pelo, tirando il cappuccio fin sotto il naso. Billy riuscì comunque ad infilarci una mano sotto e ad accarezzargli qualche ciuffo. Mentre sussurrava paroline dolci per farlo cadere in trappola e mollare la chiusura della zip, le sue mani arrivarono a grattarlo dietro all’orecchio e sulla nuca, suadenti quanto il suo tono.
<Pensa a quanto sarà bello vedere il sole sorgere sopra il lago. Niente rumori o odori spiacevoli, solo tranquillità e pace e …>
< E tre quarti d’ora di scarpinata su per il pendio.> Replicò acidamente Camillo, strisciando dentro al suo bozzolo. Se quella mano e il suo proprietario non si levavano dalle palle, l’avrebbe morsa. <Con un freddo bestiale, all’alba. All’alba, cazzo. Io non esisto prima delle dieci.>
<Mi hai promesso che ci saresti venuto con me.> Billy suonava triste e lamentoso nonostante lo strato imbottito.
<Ma non all’alba!>
Riuscì a chiudere anche l’ultimo spiraglio del sacco a pelo e a isolarsi completamente. Respirava a malapena, ma almeno l’amico non poteva raggiungerlo. Il fatto che Billy riuscisse a essere pimpante di vita a quell’ora disumana non significava che era autorizzato a trasformarci anche lui.
Per un momento, Camillo si convinse di essere riuscito a scoraggiare l’altro. Non ci furono altre proposte, parole gentili, pacche sui fianchi. Forse avrebbe fatto marcia indietro e se ne sarebbe uscito da dove era entrato, a fare la sua dannata camminata tonificante mattutina da solo.
Un’improvvisa stretta sotto la vita e intorno alle gambe gli diede un orribile senso di claustrofobia, tanto da spingerlo ad affacciarsi. Si sentì sollevare e trascinare e l’aria fresca delle cinque del mattino lo investì, insieme all’odore pungente e indesiderato della natura. Appena capì cosa stava succedendo, prese a dimenarsi come un’anguilla.
<Mettimi giù! Mettimi subito giù!>
Billy se lo caricò sulla spalla ancora insaccato, con un sonoro “Uff” e uno scrocchio di schiena non troppo rassicurante. Gli piazzò una mano ben ferma sulla schiena e accusò tutte le sue ginocchiate con ammirevole stoicismo.
Nessuno dell’ingrata famiglia di Camillo lo sentì o, più probabilmente, si preoccupò tanto da affacciarsi alla propria tenda per vedere cosa aveva tanto da urlare.
Billy girò in tondo per un paio di volte, forse sperando di calmarlo. Invano. Camillo lo insultò finché ebbe fiato nei polmoni e fu costretto a liberare le braccia per combattere contro il suo rapitore. L’aria fredda gli fece venire la pelle d’oca.
<Vieni a vedere l’alba con me.>
<Vai al diavolo!>
<Vieni con me.>
<Vai al diavolo!>
Riuscì a liberarsi, sì. Capitombolò giù dal lato b di Billy e finì culo sull’erba umida. Si sentì perfino vittorioso, poi si rese conto di quale prezioso ostaggio aveva lasciato dietro. Bill strinse il suo sacco a pelo come se volesse assorbirlo dentro di sè.
<Vieni a vedere l’alba.>
Andarono a vedere l’alba, lui, il suo amico e il sacco a pelo.
La quinta notte di campeggio ci fu la caccia alla volpe. Al Campo Mezzaluna non era un eufemismo: una vera caccia, una vera volpe e un branco di lupi pompati e sovraeccitati. Camillo avvertì come ogni anno la tentazione di chiamare la protezione animali, così, giusto per rovinare la festa a tutti. Poi si ricordò che i cellulari, come altri apparecchi elettronici, erano banditi e che era stato costretto a lasciare il suo a casa.
A nulla valevano obiezioni come "Credo nella non violenza", "La caccia sportiva dovrebbe essere abolita" o "Sono vegetariano" - piccola bugia a fin di bene. I lupi mannari erano violenti, cacciavano e soprattutto non erano vegetariani. Non concordavi? Stavi facendo i capricci o avevi le allucinazioni.
Tutti partecipavano, in teoria. Anche i cuccioli, sebbene si mettessero subito a giocare tra loro, dimentichi di qualsiasi volpe. Anche gli anziani, più telecronisti che parte attiva dell'evento. Anche Camillo, che faceva presenza sulla linea di partenza e poi se ne andava a zonzo per tutta la notte nel bosco, finché non lo raggiungevano gli ululati di vittoria.
Il suo amico Billy, invece, era un partecipante storico ed entusiasta. L'anno prima aveva quasi vinto, avvistando una volpe per primo, ma il premio gli era stato soffiato da sotto i denti da Susy Maddogs, lasciandolo a mordere l'aria e la sconfitta.
Camillo non fu sorpreso di trovarlo in prima linea quella notte, a guardarsi in cagnesco con Susy. Billy lo notò e raspò con la zampa sul terreno, un segno che diceva di raggiungerlo vicino ai primi alberi del bosco, dove lui e una ventina di altri lupi attendevano trepidanti il via alla caccia. Camillo scosse la testa. Lui se ne sarebbe stato ai margini e con un po' di fortuna sarebbe stato ignorato. Durante la caccia non erano rari gli scontri; per una traccia, per la priorità su una zona o, a volte, solo per semplice frustrazione.
In quel momento, Susy dovette infastidire Billy, o gli ringhiò troppo vicino all'orecchio, perché lui scatto come poche altre volte gli aveva visto fare. Liberò un ringhiò feroce e le affondò i denti nel collo, strattonandola di qua e di là. Susy se lo tolse di dosso con una zampata. Camillo vide il muso del suo amico tingersi di rosso.
Uno sgradevole grumo di indignazione gli attorciglió lo stomaco. Ringhiò anche lui, ma si trattenne dallo spiccare un balzo per accorrere in aiuto del suo amico. Era piccolo rispetto agli altri lupi, sottile e leggero. Sarebbe stato atterrato. Eppure l'istinto di protezione verso Billy graffiava dentro di lui come un falco per uscire dalla gabbia.
La zuffa tra Billy e Susy aveva animato ancor di più il resto del branco e più di uno si aggiunse allo scontro. Se la caccia non partiva subito, la cosa rischiava di degenerare.
Camillo perse di vista Billy. Irrazionalmente, la cosa lo spaventò più che se lo avesse visto gettato a terra e sovrastato da un altro lupo. Billy era grosso e aveva il pelo fulvo come quello dei gatti da salotto, era quasi impossibile non notarlo perfino in mezzo al branco in movimento.
Prese una decisione da cui in seguito il suo cervello si sarebbe dissociato. C’era un solo modo per distogliere l’attenzione dei lupi dalla zuffa. Senza aspettare il segnale di inizio dell’anziano Goldwin, balzò in avanti e si inoltrò nel folto del bosco, lanciando un ululato di vittoria e dando il via alla caccia.
Di tutte le attività Hippy proposte al Campo Mezzaluna, le storie e le leggende della stirpe dei lupi mannari narrate intorno al fuoco era quella che Camillo trovava più accettabile. Credeva che quei racconti fossero un mucchio di fesserie, ma era comunque un passatempo accettabile. Quando calava la notte e scendeva anche la temperatura, era bello starsene vicino al falò, con i piedi protesi verso le fiamme e le mani scaldate da una tazza di tisana, cullati dalle voci roche e costanti degli anziani nonni portatori di saggezza lupesca.
I bambini erano banditi da quei momenti, perché incapaci di starsene fermi e in silenzio nello stesso posto per più di due minuti. I ragazzi come Camillo avrebbero dovuto esserne capaci, in teoria, ma era più facile vederli combattere contro il sonno o agitarsi irrequieti in attesa del loro sorso di sambuca. Billy - e Camillo doveva rendergliene atto - si impegnava a stare attento, ma l’effetto che le storie avevano su di lui era incredibilmente soporifero. Camillo si divertiva un mondo e vedergli calare le palpebre, poi la testa, poi le spalle. Teneva duro finché poteva, ma finiva inevitabilmente steso sul suo grembo, incosciente.
La mattina dopo, dichiarava di sentirsi in colpa per non aver ascoltato fino alla fine e lo pregava di raccontargli le parti mancanti.
<Perché ti interessa tanto sapere queste cose?> Gli chiese una sera e il volto di Billy si spianò in una piega seria.
<E’ la nostra storia, ciò che siamo. Girano tante balle sul nostro conto, ma questa è la verità.>
Camillo ne dubitava seriamente.
Le loro origini, racontavano gli anziani, risalivano ai tempi bui del medioevo e una strega era la loro progenitrice. Una bellissima donna, sola e senza casa, che viaggiava senza meta, vendendo rimedi disperati in cambio di un po' di cibo e di un tetto sulla testa. Era potente e intoccabile, ma in ogni posto in cui arrivava vedeva le sue sorelle perseguitate e cacciate, uccise brutalmente senza che avessero fatto alcunché per meritarlo e la sua rabbia cresceva. Non riusciva più a sopportarlo, così una notte, mentre alloggiava in un villaggio vicino ad un bosco, giacque con un lupo e ne rimase gravida. Lasciò il bambino al villaggio e ripartì.
Trovò un altro villaggio, vicino ad un altro bosco. Ebbe un altro bambino. Lo lasciò lì e proseguì il suo cammino. Per molti anni, la strega piantò i semi della sua vendetta, che crebbero e diventarono un flagello per gli uomini e il loro bestiame. Non che la cosa serví a fermare il genocidio delle streghe.
In tempi più recenti, i lupi mannari smisero di tormentare gli uomini e di vivere nelle foreste. Capirono che amalgamarsi a loro, nascondendo la propria natura, era un modo più efficace per sopravvivere. La strega non era più su quella terra da tempo e la vendetta aveva smesso di significare qualcosa.
L'unico punto su cui Camillo concordava era quell'ultimo. Per il resto, potevano essere il frutto del grembo di una strega o di una mutazione genetica, del diavolo o degli alieni, a lui non interessava. Era un lupo mannaro, che gli piacesse o no. Quella era l'unica verità che contava.
Definire il Campo Mezzaluna un campeggio organizzato era dare del polito assennato a Caligola. Nonostante vi partecipassero tutte le famiglie di lupi mannari della regione, lo spazio a disposizione era ben poco e veniva brutalmente conteso fin dalle prime ore. Di tagliare un po’ di alberi lì intorno non se ne parlava, la foresta era sacra, e di cercare una nuova radura più estesa neanche.
La famiglia di Camillo era arrivata con un giorno di anticipo per assicurarsi un buon posto. Le famiglie Amberly e Doyle addirittura due.
Uno spiazzo abbastanza grande per montare la tenda dei genitori, la sua, quella dei suoi due fratellini, il tavolo da picnic e il barbeque. E lì finivano le loro comodità da “campeggio organizzato”. A quanto pare, il fatto che per liberare la vescica nella loro forma di lupo bastasse alzare la zampa vicino a un cespuglio voleva dire che potevano fare lo stesso anche da umani.
Il primo giorno del Campo, tutte e ventuno le famiglie storiche arrivarono e si sistemarono prima di mezzogiorno. Nello stesso lasso di tempo, arrivò anche il caldo allucinante.
Camillo mollò i suoi parenti all’allestimento di Dio solo sapeva cosa e si addentrò nel dedalo di tende alla ricerca di Billy. Billy, il suo caro amico Billy, con la sua cara nonnina centenaria, così avanti con l’età che nessuno la guardava storto se si portava dietro e si faceva montare un gazebo per l’ombra. Il suo programma per la giornata era fare compagnia alla vecchina e magari evitare la prima di una lunga serie di sfide idiote.
E’ così che si occupava la maggior parte del tempo al Campo Mezzaluna: prove di forza, di agilità, di sopravvivenza. Gare in cui si cimentavano i giovani, ansiosi di pavoneggiarsi davanti al branco, e i meno giovani, fieri di dimostrare che la vecchia guardia ancora non era da buttare. Per Camillo, erano la sintesi di tutto ciò che di tossico c’era nelle loro tradizioni. E poi faceva schifo negli sport.
Non trovò la nonnina di Billy e la sua preziosa ombra, ma Billy trovò lui, placcandolo tra dietro.
<Eccoti, finalmente! Ti sono venuto a cercare.> Gli fece fare dietrofront e tornare sui suoi passi. <Allora, ho scoperto quale sarà la prima prova di domani e dobbiamo allenarci.>
<Non importa quale sarà, mi darò malato.>
<Noi non ci ammaliamo.> Billy gli diede un buffetto sulla testa. Lo faceva anche alla sua sorellina di cinque anni quando diceva una sciocchezza. Poi gli chiuse un braccio intorno alle spalle.
<Braccio di ferro.>
Figuriamoci. Camillo era sicuro che avrebbero deciso per la cosa più stupida. Si sarebbe fatto eliminare al primo turno nel modo più indolore possibile.
<Devo insegnarti un paio di trucchetti che ho imparato da Chuck…>
<Billy, lascia perdere.> lo fermò subito.
Erano tornati al suo spiazzo, stranamente disabitato. Billy si diresse a passo sicuro verso la sua tenda, aprendo la zip dell’entrata e facendogli cenni eloquenti. Là dentro facevano quaranta gradi come minimo, ma almeno c’era un po’ d’ombra.
Billy non volle sentire ragioni. Insistè per fare delle prove, gli disse come posizionare il gomito in linea con la spalla e quanto piegarsi per la leva migliore.
<Sii come una formica.> Gli disse, nel suo miglior momento Obi-wan. <Le formiche sono piccole ma hanno una forza incredibile.>
Camillo era piccolo, ma non era una formica. Era un lupo mannaro non per scelta, venuto su un po’ deboluccio, che odiava la natura e l’istinto animale. E che si sarebbe fatto umiliare a braccio di ferro, non importava quanta forza il suo amico cercasse di trasmettergli per osmosi.
Il bagagliaio del Range Rover di suo padre, un suv di nome e un transatlantico di fatto, si chiuse con un tonfo che suonava come definitivo. Un portatile di ultima generazione che cade avrebbe fatto quel suono. Un vaso che ti finisce in testa dal terzo piano avrebbe fatto quel suono. Le porte dell’inferno che si chiudono dietro di te avrebbero fatto, inequivocabilmente e senza alcun dubbio, quel suono.
Camillo se ne stava ancora aggrappato alla ringhiera del portico, come se avesse potuto abbracciarla e legarvisi con le catene in segno di protesta.
Sua madre non aveva ancora deciso quanto cibo portarsi dietro e faceva avanti e indietro dal cortile alla cucina con le braccia piene di contenitori sottovuoto e un’espressione sconcertata.
I suoi fratellini rincorrevano insieme i figli dei Jackson fino alla strada e oltre, sul giardino della proprietà accanto, alla stregua di cuccioli esagitati portatori di morte e distruzione, quali erano. Camillo avrebbe dovuto tenerli d’occhio, per assicurarsi che almeno non finissero sotto una macchina, ma se succedeva una tale disgrazia in effetti avrebbero dovuto rimandare la partenza.
Comparve Billy oltre la staccionata verniciata d’azzurro. Afferrò due bambini, li tenne sospesi in aria con quelle braccia da vigatore che si ritrovava e li fece roteare come su una giostra, finché le risa gioiose non rischiarono di assordare tutto il quartiere.
<Buongiorno, Sandro!> Esclamò, mollando i mocciosi e non appena alla portata d’orecchie di suo padre. <Sono venuto a vedere se vi serviva una mano.>
<Buongiorno, ragazzo.> Fragorosa pacca sulla spalla. <Nah, qui siamo a posto, ma i Jackson devono ancora caricare le tende e la cucina da campo.>
Billy annuì più volte, valutando la situazione a distanza. Lui e suo padre erano alti uguali, cosa che non finiva mai di sconcertarlo. Da parte sua, Camillo sperava ancora in quei cinque centimetri rimasti indietro dalla pubertà.
Prima di andare a fare il buon samaritano con i vicini, si avvicinò alla ringhiera del portico e rimase su un gradino più in basso. Fottuti cinque centimetri.
<Buongiorno.> Si chinò in avanti per strusciargli la fronte sulla spalla. Camillo non poté non ricambiare, sfiorandolo con la tempia sui capelli freschi. Bill si sarebbe messo a piangere, altrimenti.
Gemette appena, sofferente. <Puzzi già di campeggio.> Aveva il naso intasato di essenza di abete bianco, probabilmente un nuovo shampoo preso per l’occasione.
Billy rise, lo scosse per le braccia e riuscì a farlo staccare dalla sua isola felice.
<Ti piacerà quest’anno, te l’ho promesso.>
<Me lo hanno promesso anche i miei, tanto per la cronaca, ma sono proprio le premesse ad essere sbagliate.> Camillo agitò la mano verso la casa alle sue spalle. Sentì la disperazione tornare a rendergli stridula la voce. <Nessun tetto sopra la testa. Niente bagni decenti, niente elettrodomestici, niente wi-fi. Solo alberi, insetti e fango. Mangeremo cibo precotto o crudo, ci puliremo il culo con una foglia e prima di una settimana avremo tutti le pulci.>
<I lupi mannari sono vissuti così per secoli.> Billy lo disse come se non fosse già solo quella una tragedia in sé. <Non abbiamo bisogno di queste cose, possiamo farne a meno per un mese.>
<Il fatto che possa, non vuol dire che voglia!>
Eppure, l’unico a non capire sembrava Camillo. Suo padre caricava bagagli da quella mattina con un sorriso soddisfatto; anche sua madre, sotto il primo strato di apprensione, lasciava trasparire entusiasmo. Dei bambini, non ne parliamo. Billy toccava il cielo con un dito. Tutti non vedevano l’ora di fare quel viaggio, tranne lui.
Tornò ad aggrapparsi alla ringhiera.