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Settimana: 1
Missione: M1
Prompt: Un rifugio alla fine del mondo
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: werewolf (contesto)
Patate e mele avvelenate
Missione: M1
Prompt: Un rifugio alla fine del mondo
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: werewolf (contesto)
Patate e mele avvelenate
Il campo estivo per licantropi era l’idea più becera e tremenda che a suo nonno fosse mai venuta in mente. Era inutile che si riempisse la bocca con parole come “solidarietà”, “famiglia” e “divertirsi insieme”, i campi estivi erano già seccanti per definizione. Aggiungerci pellicce, feromoni e territorialità era un disastro annunciato.
E a Camillo sarebbe andato pure bene, che andassero pure a trascorrere l’estate in mezzo ai boschi annusandosi tra di loro, lui aveva un campionato di Royal Quest da vincere. Peccato che la partecipazione non fosse facoltativa.
Erano giorni che sopportava il campeggio, gli insetti, le alzatacce e i giochi massacranti. Erano giorni che sopportava le prese in giro. In quella radura dimenticata da Dio, dove non c’era l’ombra di un ripetitore per miglia, si consumava l’estate più brutta della sua vita.
“Billy?” Chiamò attraverso il microfono. “Billy? Billy, rispondi maledizione, è un’emergenza.”
Stava parlando attraverso un walkie-talkie. Un walkie-talkie, per la miseria, nel ventunesimo secolo.
“Billy!”
La trasmittente gracchiò. “Camillo?”
Il sollievo lo fece rallentare, ma l’odore pressante dei suoi inseguitori tornò a mettergli le ali ai piedi.
“Sì! Sì, io, Camillo, è un’emergenza.”
Erano vicini, maledettamente vicini. Non si erano ancora arresi, mentre lui doveva tenersi un fianco con la mano per continuare a camminare più o meno dritto.
“Dove sei?”
“Al chiosco dietro la cucina. È successo qualcosa? Passo.”
Quando mai non succedeva qualcosa, quei giorni. La sua famiglia semplicemente si rifiutava di lasciarlo in pace.
“Arrivo.” Disse solo e cambiò direzione.
Passò davanti le griglie già in funzione, ignorando i saluti dei più impiccioni e sperando che il pensiero di una bella bistecca rosolata trattenesse i suoi inseguitori.
Dovette arrestare temporaneamente la corsetta e nascondersi dietro a un gazebo, quando sua madre spuntò fuori dalla propria tenda. Non avrebbe potuto ignorare un suo saluto come con gli altri, non senza beccarsi una ramanzina. Appena la vide puntare le sue amiche, scattò fuori dal nascondiglio e verso la cucina da campo.
Il chiosco lì dietro non era niente più che un mucchio di ciocchi di legno accatastati a formare un tetto e due pareti. Di solito, ci andavano gli altri ragazzi a fumare. Camillo sapeva che Billy non aveva quel vizio, non si aspettava però di trovarlo a pelare patate con gli auricolari nelle orecchie e un cuscino di gomma memory sotto il sedere.
In effetti, ne fu così sorpreso da aprire la bocca a vuoto un paio di volte, non sapendo cosa commentare per primo.
Fu Billy il primo a parlare, alla fine. “Cam, cosa c’è che non va?”
“Peli patate? Figo. Ti aiuto.”
Questa volta toccò al suo amico rimanere senza parole.
Camillo si sedette sulla chiazza d’erba più asciutta che riuscì a trovare e si guardò intorno alla ricerca di un altro coltello. Non ce n’erano. Ricordandosi che Billy ne teneva sempre uno in tasca, di quelli ripiegabili, gli infilò una mano nei pantaloni per prenderlo.
“Cam?” Billy esprimeva un grado di preoccupazione allarmante di per sé.
Camillo rischiò la punta di un dito nell’aprire quel dannato coltellino. E di nuovo una seconda volta, nell’afferrare un patata e cominciare a sbucciarla.
Si assicurò di spostare un po’ di bucce già scartate dalla sua parte, così come il tegame con gli ortaggi nudi. Quando infine i suoi inseguitori lo raggiunsero, sembrava quasi credibile.
“Mi dispiace ragazzi, non posso venire a giocare a palla avvelenata con voi. Vedete? Petra ci ha affidato il purè di stasera.”
Billy rischiò di mandare a monte la sua copertura, ridacchiando sotto i baffi.