prompt: 66. Like a Prayer – Madonna

raccolta: In crociera


Prove d’amore


Ci sono momenti dolorosi, nella vita di un uomo, che non si possono evitare. Non si può non soffrire mai, ma Sam sa che si può scegliere per chi soffrire. E non c’è modo più facile per capire se si ama davvero una persona, che chiedersi “soffrirei per lei?”

Dio, quanto gli fanno male le ginocchia. Fosse qualcun altro… beh, ok, magari sta esagerando. Ha già fatto pompini in passato. Eppure, per Cas, rimarebbe inginocchiato sul ponte umido e duro tutta la notte.

È spettacolare, con le palpebre chiuse e tremolanti, la pelle lucida di sudore, le stelle a coronargli la testa. Se non avesse la bocca impegnata, lo riempirebbe di complimenti.

«Sam,» strascica Cas senza aprire gli occhi, volta la testa da una parte all’altra, «sono vicino».
“Finalmente”, Sam si sente un po’ in colpa, ma davvero, le ginocchia gli fanno un male cane, e anche la mandibola. Magari la prossima volta possono rimanere in cabina, anche se il soffitto grigio non è all’altezza del cielo dell’Atlantico.



 

prompt: 20. Mutazione genetica

raccolta: In crociera


Eredità


Tommy sfrigola nell’acqua come una patatina sulla padella appena oliata. 

Cas vorrebbe dare la colpa alla vista annebbiata, o all’aria afosa, agli schizzi negli occhi, all’esaurimento nervoso imminente, a qualsiasi cosa. Guarda Sam sperando di non trovare la sua stessa espressione allarmata e ovviamente si sbaglia. 

La gente intorno si è allontanata con una certa comprensibile foga. Il bagnino ha l’aria di volersi licenziare piuttosto che gettarsi in acqua. Un brusio di “fuori dall’ordinario, anomalia, andiamo a vedere cos’è” sta facendo il giro del bordo piscina. Una crociera è davvero il momento peggiore per scoprire i propri poteri. 

Cas sospira. «Io prendo Tommy, tu Colin» dice a Sam e ondeggia verso il fratello. Decide che non è pericoloso toccarlo, se già non li ha folgorati tutti. Ammesso che di elettricità si parli.

Sam lo afferra per un braccio. «Tu prendi Tommy e Colin, io vado a cercare i tuoi genitori e do una svegliata ai bagnini».

“Sì, è un buon piano. Meglio chiamare gli adulti”. Cas fa girare lo sguardo su tutto il ponte, trovando fin troppi occhi a incrociarlo per i suoi gusti. 

L’unica nota positiva, pensa mentre prende i gemelli in braccio, è che loro sembrano tranquilli. Scalmanati e ridenti, ma a undici anni, non potrebbero essere più tranquilli di così.





 

prompt: 53. Odero, si potero; si non, invitus amabo (latino): “Ti odierò, se potrò; se no, ti amerò controvoglia.” – Ovidio 

raccolta: In crociera


Dispetti ai padri


C’è forse momento peggiore della crociera in famiglia - della crociera dove ruberanno un Picasso - perché suo padre scopra che è innamorato di Small Giants? Sam ne dubita. Non che sarebbe stato sgradevole in qualsiasi altro caso, ne è sicuro.

Ora, le accuse di tradimento se le aspettava. La disperazione, l’orribile conflitto tra “il sangue del mio sangue” e “la serpe in seno”, l’orrore per un figlio corrotto, anche. A coglierlo di sorpresa è la domanda «Lo fai per farmi un dispetto?»

Che egocentrico bastardo, suo padre. 

“Pensi che tutto questo valga la fatica di un dispetto? Pensi che mi stia divertendo? Guardami, papà: mi sto divertendo? Ci ho provato, ad odiarlo, e ho fallito. Ho provato a non amarlo, almeno, e ho fallito anche lì. Non mi piace fallire. Non mi piace neanche amare Cas. Piace a me molto meno che a te”.

«Il dispetto sarebbe per il signor Gullagan,» Sam sente invece uscire dalle proprie labbra «il golden boy è suo figlio infondo. Io… sono il cattivo della storia.»

Suo padre blocca sul nascere il successivo improprio. Si ferma, ragiona. Sul suo viso, una cauta delizia sostituisce la rabbia.

“Oh, papà”.





 

prompt: 4. Lalofobia: paura di parlare

raccolta: In crociera


Come la mamma c’è solo la mamma  


«Amore, fai un favore alla mamma: va a dire a Cas che vuoi essere il suo fidanzato.»

«Mamma!» Sam è allibito. Come può quella donna dire certe cose tanto apertamente? L’etichetta impone che si compatisca in privato, non ad alta voce. 

Sua madre scuote il ventaglio nel suo mille volte praticato movimento da “sei fastidiosa” - la zanzara, la vita, le cazzate che escono dalla bocca di mio figlio. «Oppure no, resta lì a fissarlo come fosse un gelato con il lattosio.»

«Non è così semplice, mamma,» Sam sospira. È questo il problema con le coppie di lunga data: si dimenticano di quanto sia stato difficile all’inizio, della paura dell’aprire il proprio cuore per la prima volta, del cambiamento, del rifiuto. Le parole pesano sulla lingua come bocconi amari.

«Non l’ho detto, infatti. Concordo, non è semplice.» Sua madre chiude il ventaglio con uno scatto secco. «Va e fallo comunque.»

“Mia madre, signore e signori” pensa Sam, ingoiando la rispostaccia sarcastica “life-coach dal 2003”.





prompt: 61. Dedicato a te – Matia Bazar

raccolta: In crociera


I castelli dei Caraibi 


Le spiagge dei Caraibi sono belle come le spacciano le agenzie di viaggi. Mettersi a fare un castello di sabbia con questa sabbia - bianca, fine, omogenea, morbida sabbia. La sabbia degli angeli - magari non le rende giustizia, magari è anche un po’ offensivo, ma Sam è scuro in volto da più di un’ora e Cas deve tirarlo su di morale.

«Vieni,» lo porta via da sotto l’ombrellone, «guarda.»

Cas si siede di lato alla sua piccola opera d’arte, tirando giù anche Sam e assicurandosi che la coscia di lui sia a contatto con la sua. Gli indica una per una le torri, le feritoie fatte di conchiglie, le merlature. 

«Le tue camere sono nel mastio» e punta un dito sul punto più alto del castello. 

Sam ha il primo vero guizzo di interesse della giornata. «Le mie camere?»

«Certo: è il tuo castello. L’ho fatto apposta per te.» E se nel mastio in realtà ci sono due camere-conchiglie, beh, a Cas non sembra che Sam se ne stia lamentando.

 

 

prompt: 41. Uitwaaien (fiammingo): uscire per una passeggiata senza un reale scopo

raccolta: In crociera


Tra stelle e silenzio 


Rose sul Titanic si è sentita così? Non ci sono iceberg in vista contro cui schiantarsi, ma Sam sente di star vivendo una scena particolarmente magica. 

Il cielo notturno, in mezzo all’oceano atlantico, è un tripudio di stelle. Ben venga il torcicollo, non abbasserà lo sguardo. 

Il mare si vede appena, ma si sente in tutto il suo sciabordare contro i fianchi della nave, fragoroso nel silenzio delle due di notte.

Sam è solo sul ponte Prometeo, avvolto nel lenzuolo che ha avuto la lungimiranza di portarsi dietro dalla cabina, quando un’insonnia inusuale lo ha sorpreso. Non sa perché ha deciso di uscire a fare due passi, invece che sperare di perdere conoscenza sul letto. Sa solo che non se ne pente affatto.

Chissà se Cas si farebbe svegliare, per vedere le stelle con lui.



 

prompt: 39. In mezzo all’oceano

raccolta: In crociera


A bordo


 

prompt: 42. Waldeinsamkeit (tedesco): sentirsi come da soli in un bosco, in contemplativa solitudine

raccolta: In crociera


Ore vulnerabili


Dopo un pisolino pomeridiano di ben cinque ore, Cas non è sorpreso di svegliarsi quella notte ancora immerso nel buio, con la sveglia sul comodino che gli comunica uno spietato 04:14 del mattino. La fioca luce che passa dall’oblò addolcisce gli spigoli della stanza e ne mitiga i colori. Tutto è immobile, silenzioso e irreale.

Gli bastano cinque minuti per capire che ha esaurito ogni briciola di sonno a cui poteva attingere e non si riaddormenterà. Con un sospiro, allunga un braccio oltre il bordo del letto, alla ricerca del proprio cellulare. Un film non sembra una cattiva idea. Deve solo recuperare anche le cuffie, così da non disturbare Sam.

Lo sguardo gli cade sul letto accanto al suo. 

Sam dorme come se avesse freddo, appallottolato su un fianco, con le braccia e le ginocchia al petto. Ha la faccia seppellita nel cuscino e le labbra leggermente aperte, abbastanza per farci passare un respiro pesante e sbavare un po’ sulla federa. 

Cas ha passato troppe notti come cuscino dei gemelli per essere impressionato da un po’ di bavetta. 

Ora che lo guarda bene, Sam è uno spettacolo sufficientemente bello da fargli rimandare il film. Non crede di averlo mai beccato a dormire: è sempre l’ultimo a crollare ai pigiama party, il primo a svegliarsi al campeggio, mai un pisolino improvvisato. Sempre con la situazione sotto controllo. Sempre pronto, quando Cas ha bisogno di lui.

Realizza di colpo quale occasione imperdibile ha davanti: può rimanere a guardarlo quanto gli pare, senza la preoccupazione di venire beccato. Meglio, può scattare una foto. 

Il cellulare gli scivola di mano tanta è la fretta di aprire la telecamera. Un paio di scrupoli lo accarezzano, sussurrano di privacy, morale, ingiustizia… e tacciano di fronte all’assoluta verità che nessuno vedrà quelle foto oltre sè stesso, che le difenderebbe con le unghie e con i denti.

Cas scatta, una, due, tre volte. Sia benedetto lo zoom, che gli fa cogliere in foto ricciolo per ricciolo, neo per neo e ogni piega della canotta sbrindellata che Sam si ostina a usare per dormire. Quando ritiene che la galleria sia sufficientemente piena, mette via il cellulare e semplicemente si gode la visione del suo amico.

Chissà com’è appena sveglio. Cas muore dalla voglia di vederlo svegliarsi. Muore dalla voglia di svegliarlo lui stesso, dolcemente, magari con bacio. Magari, prima o poi.




 

prompt: 31. Spagna

raccolta: In crociera 


Scalo




 

prompt: 90. There were TWO beds

raccolta: In crociera 


Due cuori e una cabina


Nella testa di Sam, le crociere sono una tipologia di viaggi antica, “vintage”, roba che faceva suo nonno. Si aspetta di trovarli quando legge Maurice Leblanc o Agatha Christie, o in momenti di particolare debolezza quando carica sul pc Titanic. Non si è mai immaginato, neanche per sbaglio, su un ponte soleggiato, in infradito e bermuda color kaki, a qualche metro dal mare aperto. 

La vita è piena di sorprese.

E quella crociera è stata una sorpresa, nel senso che quando suo padre ha comunicato a cena che sarebbero presto partiti per una vacanza di famiglia, una settimana in nave attraverso un oceano e ritorno, Sam ha pensato ad una battuta uscita male. Proprio in quel momento, alla tv davano la cronaca nera, con un servizio veloce su un peschereccio rovesciatosi a cinquanta metri dalla banchina. Perché no, suo padre infondo aveva un pessimo senso dell’umorismo. E l’idea era talmente assurda: una vacanza in famiglia? Una crociera? Una settimana su una scatola galleggiante extra-large, senza via di fuga, potendo solo interagire con turisti esagitati, personale di servizio alienato e i suoi. Ridicolo.

Figuratevi il colpo quando, la sera prima della partenza, sua madre è entrata in camera chiedendogli in prestito una valigia, che le sue le aveva già riempite tutte.

Ha obbiettato, ovviamente. Ha di meglio da fare che diventare pazzo su una crociera con i suoi. 

Ed è strano, una strana idea, soprattutto partorita da suo padre. Non ne vedeva lo scopo - finché non gliel’hanno spiegato: un altro colpo sottocopertura, ovviamente.

Ha di meglio da fare anche in questo caso.

Ha obbiettato, e obbiettato, e obbiettato, e - «Ci saranno anche i Gullagan, tra l’altro hanno chiesto se puoi condividere la cabina con il figlio maggiore» - ceduto malamente alla prospettiva di condividere la camera con Cas. Con lui sì, che è disposto a stare in mezzo all’oceano. Un’intera settimana. In una scatoletta angusta, con letti vicinissimi. 

È pronto per il suo viaggio vintage, possibilmente senza omicidi, furti e iceberg.

La AOC Voyager dall’esterno è mastodontica come promette la brochure, dipinta di bianco e azzurro e tirata a lucido, ma basta mettere piede sulla passerella che conduce alla reception per avere un discreto attacco di claustrofobia. Molti passeggeri sono già a bordo e infestano la hall. Molti attendono in fila di entrare, affaticandosi dietro le valigie e i furbi di turno. Molti litigano ancora per l’imbarco dei propri veicoli. Così affollati, gli spazi ampi sembrano aver perso metà della loro capienza.

Suo padre sta cercando di convincere uno stuart a mettere la loro auto - non una berlina - insieme alle berline. Il padre di Cas sembra invece pronto a tirar fuori il portafogli e dare una mancia allo stuart, per il solo disturbo di star facendo il suo lavoro. Alle madri è toccato tenere in riga, anche letteralmente, le due bestie, Colin e Tommy. Insomma, “tenere in riga”. La signora Gullagan è rassegnata; sua madre, se interpreta bene l’espressione che ha in viso, è a due tacche di sopportazione dal picchiare uno dei due gemelli con il beauty case. 

L’unica consolazione di Sam, la sua roccia, alla quale appoggiarsi discretamente con la scusa del carrello pieno di valigie troppo pesante in pendenza, è Cas. Cas che guarda il mare con il luccichio negli occhi. Che profuma di crema solare. Che gioca con il bracciale di conchiglie che Sam ha al polso e gli sfiora la pelle con la punta delle dita.

La fila scorre, le bestiole si lanciano su carrello come fosse il loro cocchio e Cas lo sostiene e spinge dalla schiena per aiutarlo a salire a bordo. 

Bene, che qualcuno gli dica dove passerà le successive sette notti.

La camera è stretta come quella del campus universitario. Bene. Il soffitto è appena una spanna sopra le loro teste e non si può contemporaneamente sedere alla minuscola scrivania e camminare lungo la parete. Tra i letti c’è giusto lo spazio di una valigia. Molto bene.

Effetto sardine in scatola a parte, la cabina è accogliente e pulita, tutta in morbidi toni di rosso. 

Sam ha lasciato perdere i bagagli in corridoio e si è abbandonato come prima cosa sul materasso, apprezzandone l’odore di bucato fatto da poco. Hanno impiegato un’intera ora per il check-in. Spera solo che il resto della pseudo-vacanza non si riveli altrettanto stancante. 

Il rumore di troppe ruote sulla tappezzeria gli dice che Cas ha fatto il gentiluomo e portato dentro anche le sue valigie. Lo scorrere della porta sulla guida, che finalmente hanno un po’ di privacy. Ma è un secondo tonfo morbido e il cigolio di molle a spingerlo a voltare la testa e aprire gli occhi.

Cas è steso come lui sul suo letto, a pancia in su, le spalle sciolte e i piedi intrecciati. Gli basterebbe allungare un braccio per solleticargli un fianco, o lasciargli una carezza sulla guancia. È così vicino.

La mente di Sam vola sulle onde. Potrebbe rientrare di notte e fingere di sbagliare letto, coricarsi sul suo, dimentcarsi di accendere la luce e cadergli addosso. Potrebbe fingere di avere il sonno agitato, rotolare sulle lenzuola e lanciare un braccio dall’altra parte, toccarlo. Potrebbe lasciare le valigie in disordine, a occupare il pavimento, e usarla come scusa per scavalcarlo. 

Cas si gira su un fianco e lo guarda a sua volta. Sorride come se non avesse idea di quello che gli passa per la testa e fosse solo felice di averlo lì con lui. 

Le direzione dei piani di Sam devia sul qui, ora, e l’aspettativa gli fa attorcigliare lo stomaco.

Potrebbe ricambiare il sorriso, magare osare allungare una mano. Potrebbe usare come scusa quella di tastare il materasso di Cas e fare una battuta su quanto sia più morbido del suo - potrebbe proseguire con una proposta di condividere il letto?

Potrebbe dire “grazie”. Potrebbe dire “buonanotte”. Potrebbe ridere. Potrebbe dire “non vedo l’ora di divertirci insieme”. Potrebbe dire “vieni qua con me”. 

La lingua sembra esserglisi annodata, mentre il panico gli risale il petto insieme alle parole. 

Sam dice: «altri cinque minuti» ed è una delusione e un sollievo allo stesso tempo.

Il sorriso di Cas comprende anche i denti ora, e uno sbuffo divertito. Annuisce e lascia che stiano a guardarsi per altri cinque minuti.


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