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prompt: 90. There were TWO beds

raccolta: In crociera 


Due cuori e una cabina


Nella testa di Sam, le crociere sono una tipologia di viaggi antica, “vintage”, roba che faceva suo nonno. Si aspetta di trovarli quando legge Maurice Leblanc o Agatha Christie, o in momenti di particolare debolezza quando carica sul pc Titanic. Non si è mai immaginato, neanche per sbaglio, su un ponte soleggiato, in infradito e bermuda color kaki, a qualche metro dal mare aperto. 

La vita è piena di sorprese.

E quella crociera è stata una sorpresa, nel senso che quando suo padre ha comunicato a cena che sarebbero presto partiti per una vacanza di famiglia, una settimana in nave attraverso un oceano e ritorno, Sam ha pensato ad una battuta uscita male. Proprio in quel momento, alla tv davano la cronaca nera, con un servizio veloce su un peschereccio rovesciatosi a cinquanta metri dalla banchina. Perché no, suo padre infondo aveva un pessimo senso dell’umorismo. E l’idea era talmente assurda: una vacanza in famiglia? Una crociera? Una settimana su una scatola galleggiante extra-large, senza via di fuga, potendo solo interagire con turisti esagitati, personale di servizio alienato e i suoi. Ridicolo.

Figuratevi il colpo quando, la sera prima della partenza, sua madre è entrata in camera chiedendogli in prestito una valigia, che le sue le aveva già riempite tutte.

Ha obbiettato, ovviamente. Ha di meglio da fare che diventare pazzo su una crociera con i suoi. 

Ed è strano, una strana idea, soprattutto partorita da suo padre. Non ne vedeva lo scopo - finché non gliel’hanno spiegato: un altro colpo sottocopertura, ovviamente.

Ha di meglio da fare anche in questo caso.

Ha obbiettato, e obbiettato, e obbiettato, e - «Ci saranno anche i Gullagan, tra l’altro hanno chiesto se puoi condividere la cabina con il figlio maggiore» - ceduto malamente alla prospettiva di condividere la camera con Cas. Con lui sì, che è disposto a stare in mezzo all’oceano. Un’intera settimana. In una scatoletta angusta, con letti vicinissimi. 

È pronto per il suo viaggio vintage, possibilmente senza omicidi, furti e iceberg.

La AOC Voyager dall’esterno è mastodontica come promette la brochure, dipinta di bianco e azzurro e tirata a lucido, ma basta mettere piede sulla passerella che conduce alla reception per avere un discreto attacco di claustrofobia. Molti passeggeri sono già a bordo e infestano la hall. Molti attendono in fila di entrare, affaticandosi dietro le valigie e i furbi di turno. Molti litigano ancora per l’imbarco dei propri veicoli. Così affollati, gli spazi ampi sembrano aver perso metà della loro capienza.

Suo padre sta cercando di convincere uno stuart a mettere la loro auto - non una berlina - insieme alle berline. Il padre di Cas sembra invece pronto a tirar fuori il portafogli e dare una mancia allo stuart, per il solo disturbo di star facendo il suo lavoro. Alle madri è toccato tenere in riga, anche letteralmente, le due bestie, Colin e Tommy. Insomma, “tenere in riga”. La signora Gullagan è rassegnata; sua madre, se interpreta bene l’espressione che ha in viso, è a due tacche di sopportazione dal picchiare uno dei due gemelli con il beauty case. 

L’unica consolazione di Sam, la sua roccia, alla quale appoggiarsi discretamente con la scusa del carrello pieno di valigie troppo pesante in pendenza, è Cas. Cas che guarda il mare con il luccichio negli occhi. Che profuma di crema solare. Che gioca con il bracciale di conchiglie che Sam ha al polso e gli sfiora la pelle con la punta delle dita.

La fila scorre, le bestiole si lanciano su carrello come fosse il loro cocchio e Cas lo sostiene e spinge dalla schiena per aiutarlo a salire a bordo. 

Bene, che qualcuno gli dica dove passerà le successive sette notti.

La camera è stretta come quella del campus universitario. Bene. Il soffitto è appena una spanna sopra le loro teste e non si può contemporaneamente sedere alla minuscola scrivania e camminare lungo la parete. Tra i letti c’è giusto lo spazio di una valigia. Molto bene.

Effetto sardine in scatola a parte, la cabina è accogliente e pulita, tutta in morbidi toni di rosso. 

Sam ha lasciato perdere i bagagli in corridoio e si è abbandonato come prima cosa sul materasso, apprezzandone l’odore di bucato fatto da poco. Hanno impiegato un’intera ora per il check-in. Spera solo che il resto della pseudo-vacanza non si riveli altrettanto stancante. 

Il rumore di troppe ruote sulla tappezzeria gli dice che Cas ha fatto il gentiluomo e portato dentro anche le sue valigie. Lo scorrere della porta sulla guida, che finalmente hanno un po’ di privacy. Ma è un secondo tonfo morbido e il cigolio di molle a spingerlo a voltare la testa e aprire gli occhi.

Cas è steso come lui sul suo letto, a pancia in su, le spalle sciolte e i piedi intrecciati. Gli basterebbe allungare un braccio per solleticargli un fianco, o lasciargli una carezza sulla guancia. È così vicino.

La mente di Sam vola sulle onde. Potrebbe rientrare di notte e fingere di sbagliare letto, coricarsi sul suo, dimentcarsi di accendere la luce e cadergli addosso. Potrebbe fingere di avere il sonno agitato, rotolare sulle lenzuola e lanciare un braccio dall’altra parte, toccarlo. Potrebbe lasciare le valigie in disordine, a occupare il pavimento, e usarla come scusa per scavalcarlo. 

Cas si gira su un fianco e lo guarda a sua volta. Sorride come se non avesse idea di quello che gli passa per la testa e fosse solo felice di averlo lì con lui. 

Le direzione dei piani di Sam devia sul qui, ora, e l’aspettativa gli fa attorcigliare lo stomaco.

Potrebbe ricambiare il sorriso, magare osare allungare una mano. Potrebbe usare come scusa quella di tastare il materasso di Cas e fare una battuta su quanto sia più morbido del suo - potrebbe proseguire con una proposta di condividere il letto?

Potrebbe dire “grazie”. Potrebbe dire “buonanotte”. Potrebbe ridere. Potrebbe dire “non vedo l’ora di divertirci insieme”. Potrebbe dire “vieni qua con me”. 

La lingua sembra esserglisi annodata, mentre il panico gli risale il petto insieme alle parole. 

Sam dice: «altri cinque minuti» ed è una delusione e un sollievo allo stesso tempo.

Il sorriso di Cas comprende anche i denti ora, e uno sbuffo divertito. Annuisce e lascia che stiano a guardarsi per altri cinque minuti.


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