COWT14

Mar. 15th, 2025 08:18 pm
 

Settimana: 2

Missione: M2

Prompt: 1. Destino

Titolo: La Biblioteca del Destino

Fandom: Full Metal Alchemist

Rating: sfw

Warning: /

Note: OCs


“Noi la chiamiamo Biblioteca di Ishvala, o Biblioteca del Destino. Contiene moltissimi libri, è forse la più grande di Ishval, ma non è una comune biblioteca. Lì dentro i libri non sono ordinati secondo un criterio, non sono ordinati proprio. Sono messi a caso e la regola è che, se prendi un libro, non lo devi riportare al suo posto, ma lasciarlo in un posto nuovo.”

Aknam tace per un momento, per assicurarsi che Randall lo stia seguendo. La faccia del suo amico, però, è piatta, tutto di lui è immobile come una statua, nessun luccichio di comprensione negli occhi.

Aknam aspetta pazientemente qualche altro secondo e, alla fine, viene ricompensato con un “stai scherzando?”

“No, affatto.”

Come se avesse premuto un pulsante, Randall si sblocca di colpo. Spalanca gli occhi, poi aggrotta le sopracciglia, scuote la testa; tutta una serie di emozioni che culminano in un presuntuoso disappunto.

“E come facciamo, di grazia, a trovare un libro che ci serve?” Chiede, ma Aknam sente del sarcasmo nella sua voce.

E, come ogni volta da quando si sono incontrati su quel fatidico treno, risponde al sarcasmo del suo amico con la totale sincerità.

“Se è destino che lo trovi, Ishvala te lo farà trovare.”

Il momento di stasi si ripete. 

Di nuovo, “stai scherzando?”

E di nuovo, “no, affatto.”

La carrellata di emozioni, questa volta, è sostituita interamente da un semplice quanto esplicativo prendersi il viso tra le mani. 

“Fammi capire bene: voi tenete dei libri, anche libri antichi immagino,” Randall solleva la testa per guardarlo e, al suo cenno affermativo, la rituffa tra le mani, “ammassati da qualche parte senza ordine, criterio, catalogo o registro che sia,” cerca di nuovo conferma, la ottiene, “con il presupposto che, se vi serve qualcosa, il vostro dio ve lo farà cadere tra le mani mentre passeggiate tra gli scaffali?”

A quell’ultima frase, è Aknam a fare un verso di disapprovazione. “Supponente,” lo rimbrotta. 

A volte capita che a Randall sfugga di mano lo scetticismo. Come tutti gli Amestrisiani insegue la scienza, ma dimentica che ogni cosa che oggi chiama fatto dimostrabile, ieri era un’ipotesi ancora da dimostrare, l’altro ieri un’idea senza fondamenti. E se si bocciano le idee solo perché in questo momento non si possono comprovare, allora non si arriverà mai alla verità.

Fortunatamente, il suo amico è in grado di fare un passo indietro. 

“Riformulo: se vi serve qualcosa lo troverete, perché la forza della fede è più efficiente di una catalogazione alfabetica?”

Il più delle volte.

“Ancora supponente.”
Randall geme e comincia a massaggiarsi le tempie con i polpastrelli. “Non riesco a non essere scettico, in questo caso.”

Aknam lo raggiunge alla scrivania, sedendoglisi accanto. Sono circondati dai libri che hanno consultato, sul tavolo e sul pavimento. Riviste scientifiche, dossier di ricerca, persino appunti presi a mano direttamente alla fonte. In mezzo a quell’oceano di sapienza, il suo amico sembra un piccolo naufrago alla deriva.

“Se hai già un titolo in mente, non hai bisogno della Biblioteca del Destino. Ma noi non abbiamo un titolo, abbiamo solo una domanda. Io credo che Ishvala ci darà una risposta.” Indica i libri aperti con una mano. “Per ora, la tua scienza non ha saputo rispondere.” 

Gli stringe una spalla. 

Randall solleva lo sguardo per puntarlo nel suo. 

Aknam cerca di apparire il più fermo possibile, un’isola sicura tra i flutti. “Cosa ci costa dare una possibilità alla mia fede?”

Randall chiude gli occhi e sospira, le spalle che cedono sotto la sua presa. Si è appena arreso.

“Non ho idee migliori da proporre,” dice.

Aknam lo scuote, d’improvviso felice e ottimista. “Allora è deciso! Si parte per Ishval.”


COWT13

Mar. 29th, 2023 05:45 pm
 

Settimana: 6

Missione: M6

Prompt: 400 parole

Fandom: Fullmetal Alchemist

Rating: G

Warning: /

Note: Future!AU

 

La pozza sacra

Tutti a festeggiare per quell’oasi rivoluzionaria, il miracolo dell’acqua nel deserto, risultato della comunione tra genio ingegneristico e alchemico. Volete il mio parere? Alla gente piace esagerare.

Una pozza. Non era niente più che una pozza d’acqua, neanche troppo limpida se si osservava bene. Circondata da muschi pallidi e arbusti dai tronchi sottili e le foglie carnose. La piscina nella villa dello zio Armstrong era più grande.

Il caldo era allucinante e mi sarei accontentata della pozza, davvero, per rinfrescarmi un po’, ma a quanto pareva era sacra e non ci si poteva fare il bagno. A che pro allora costruirla? Miracolo di ingegneria e quant’altro, e neanche si poteva usare. Bah.

Un ragazzino mi passò davanti, sventolando dei nastri azzurri che dovevano simulare rivoli d’acqua. Lo sapevo perché la governante, quella mattina, aveva insistito perché me ne mettessi alcuni tra i capelli, graziosamente annodati in fiocchetti. Bah. Non erano fatti di acqua vera e non mi avrebbero dato sollievo sulla testa accaldata, solo tirato fastidiosamente i capelli.

Il ragazzino ripassò davanti a me. Cominciava a darmi sui nervi. Fece svolazzare i nastri intorno a due bambine, che ridacchiarono deliziate tenendosi per mano, poi si guardò intorno fino a trovare me.

Il palco su cui mi trovavo con la mamma e la signora Shirley non era sopraelevato e chiunque poteva - e lo faceva - avvicinarsi per coinvolgerci nei festeggiamenti.

Il ragazzino fece un passo nella mia direzione, i nastri puntati come un fioretto. Aveva piedi scalzi e impolverati, trecce tra i capelli bianchi e gli occhi chiari dei meticci. 

Lo fulminai con lo sguardo prima che arrivasse a portata di “svolazzo”.

Il ragazzino fu abbastanza saggio da fermarsi.

Purtroppo per me, era comunque arrivato nel raggio d’azione di madame Shirley, che gli fece cenno di avvicinarsi con un verso estatico, non dissimile da quello delle bambine di prima.

“Chi abbiamo qui? Che bel giovanotto, vieni, vieni, eccoti un nishva.” Gli porse uno di quei campanelli miniati che nella sua tradizione si accompagnavano alle feste. 

Il ragazzino non osò rifiutare, si avvicinò e prese il nishva, attento a non sporcare con le dita impolverate i guanti in pizzo della signora. Legò il campanellino a un laccio dei pantaloni, insieme ad un altro paio.

A quel punto, madame Shirley puntò me. Insistentemente. 

Mi rifiutai di esprimermi, anche perché non le sarebbe piaciuto ciò che avevo da dire.


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