Settimana: 2
Missione: M2
Prompt: 5. Redenzione
Titolo: La gloria e gli amici
Fandom: Harry Potter
Rating: sfw
Warning: /
Note: OCs, Léon Bhatia → Grifondoro, Sebastian Doyle → Serpeverde
La Sala Grande si era svuotata rapidamente a torneo concluso, con i festeggiamenti che seguivano i vincitori verso la Sala Comune dei Corvonero. Rimanevano solo un paio di giocatori di scacchi magici, presi a replicare qualche mossa, e uno dei perdenti in un angolo del tavolo, che si crogiolava nella propria commiserazione.
Nessuno si disperava meglio di un grifondoro dall’orgoglio ferito.
Sebastian raggiunse l’amico al suo tavolo, dove lo aveva lasciato mezz’ora prima. Non appena si sedette, però, Léon slittò sulla panca per allontanarsi da lui.
Melodramma. I grifondoro erano campioni anche in quello.
Sebastian sbuffò e si mise comodo, sfruttando i trenta centimetri buoni di spazio vuoto per appoggiare anche la borsa pesante. Osservò la nuca del suo amico per qualche secondo. Poi, dato che non dava segni di voler riconoscere la sua presenza, “per quanto ancora mi terrai il broncio?”
Uno sbuffo indignato fu l’unica risposta che ricevette.
“Per un’altra ora? Un giorno? Fino a Natale? O fino a che Sasha Grent non rimetterà in palio “Cercando una vittoria” in un torneo?”
Il titolo dell’ambita e ormai perduta biografia scosse Léon dalla sua presunta indifferenza. Si voltò a guardarlo con la faccia stravolta dal risentimento, con gli occhi spalancati e le labbra strette. Non era davvero in grado di mitigare nessuna sua emozione, le indossava appese al petto come medaglie o sventolate in faccia a chi gli stava davanti.
“Avevi detto che avevi già quel libro. Che non ti interessava l’autografo.”
Sebastian annuì. “Infatti.”
“Che mi avresti lasciato vincere.”
“Questo non l’ho mai detto.”
Agli occhi spalancati e le labbra sbiancate, si aggiunse un improvviso rossore. “Lo hai lasciato intendere!” Léon alzò la voce, agitandosi sul posto. Poi, citandolo con voce forzatamente stridula: “batterò un paio di topi da biblioteca per te”.
“E l’ho fatto.” Disse Sebastian. Era la verità. Aveva eliminato entrambi i suoi primi avversari con elegante efficienza, e così aveva fatto anche Léon, finché non si erano trovati l’uno contro l’altro.
“Sì, solo che poi hai battuto anche me! E, peggio ancora, ti sei fatto buttar fuori in semi-finale.” Così come si era gonfiato di foga, altrettanto velocemente Léon si afflosciò come un palloncino sul tavolo, cercando con gli occhi chissà quali risposte nelle venature del legno. “Ho giocato molte volte contro Connor, avrei avuto più chance di te di sconfiggerlo.”
Anche questo, tecnicamente, poteva essere vero. Solo che non si trattava più di chance di vittoria, non arrivati a quel punto. Sebastian doveva solo ricordarglielo.
“C’era la folla. Tutta la mia casa e la tua. Serpeverde contro Grifondoro. Eravamo quasi al livello di una partita di quidditch.” Fece spallucce. La situazione era evidente. “So che puoi capirmi.”
L’orgoglio di Sebastian era una buona bestia e avrebbe sopportato di perdere contro il suo amico. Avrebbe sopportato di perdere contro un grifondoro. Avrebbe sopportato di farlo in pubblico. Ma perdere con la sua intera casa alle spalle, un supporto silenzioso e inamovibile, e una ventina di grifondoro di fronte che facevano i cori da stadio, come se gli scacchi non richiedessero alcun tipo di concentrazione? Andiamo, non era mica un santo.
Léon, intanto, ancora crogiolava nel suo pentolone di pessime emozioni.
“Il sangue prima degli amici,” mormorò, cosa che gli fece guadagnare uno scappellotto sulla nuca da parte di Sebastian.
“Non per me, e lo sai.”
Léon si massaggiò la parte offesa. Il colpo sembrava averlo scosso un po’. “La gloria prima degli amici?”
Sebastian sospirò. “La gloria e gli amici.”
Mise mano alla borsa che aveva appoggiato tra di loro. Rovistò all’interno finché non trovò la sua copia di “Cercando una vittoria” e la tirò fuori. La mise di fronte al suo amico.
“Non sarà autografata, ma è pur sempre una prima edizione.”
Léon la guardò per un po’. La pungolò come se avesse potuto trasformarsi in qualcos’altro. Se avesse tirato fuori la bacchetta alla ricerca di una trasfigurazione, Sebastian si sarebbe offeso.
Quando Léon prese il libro tra le mani e spostò la sua borsa per tornare a sederglisi vicino, capì che era tutto perdonato.
“Sei fortunato che sono di animo nobile e facile al perdono,” disse il grifondoro, appoggiandogli la testa sulla spalla e stringendo il libro a mo’ di orsacchiotto.
“Certo, come no. So già che mi rinfaccerai questa cosa per tutto l’anno scolastico.”
Léon ghignò, ritornando sé stesso. “Ci puoi scommettere la mia prima edizione di “Cercando una vittoria”.”