HUECTOBER

Oct. 24th, 2024 08:12 am
 

24/10
Chiesa del Rame di Ottima Qualità
LISTA MAGENTA
13 – Red Velvet

Rosso vellutato

Da uomo gay qual è, Ollie ammette che ci sono delle dinamiche tra uomini gay che gli sono del tutto incomprensibili. Una di queste è sicuramente il cucinare per l’altro.

O magari è solo una cosa di Erik, del suo essere goloso e ipereccitato. Dunque, una torta preparata dal suo ragazzo, specificatamente per lui? Deve essere il suo sogno erotico per eccellenza. Perché poi una red velvet debba suscitargli tanta libidine, Ollie proprio non se lo spiega.

«Stai dissacrando la mia torta» commenta, caustico, guardando il suo ragazzo rigirarsi il cucchiaino in bocca come se volesse fare i provini per un ruolo da lavastoviglie.

Erik mugula, ancora, e si getta a prendere un’altra cucchiaiata di torta, ancora. Pastrocchia un po’ con la crema sul pan di spagna; poi pastrocchia sulle sue labbra. Sorride a trentadue denti. «Direi tutto il contrario»

Davvero, Ollie non capisce. Spera che la situazione non richieda che lui sia eccitato, perché ha impiegato ore per quella red velvet e vederla ridotta così non lo lusinga, anzi. È come dipingere la Monna Lisa, per poi vedere il proprio mecenate starnutirci sopra. Tutto, fuorché sexy.




HUECTOBER

Oct. 23rd, 2024 06:59 pm


23/10

Chiesa del Rame di Ottima Qualità
LISTA VIOLA
10 – Mirtilli

Crostata ai mirtilli

Incredibile come una persona golosa come Erik possa essere così inconsapevolmente tremenda ai fornelli. Ollie non gliene fa certo una colpa – non tutti possono essere portati per la pasticceria – e l’entusiasmo che ci mette è davvero adorabile. Non se la sente proprio di smontare il suo operato. Però, che tortura.

Erik ha voluto ricambiare per la red velvet di fine corso e, quando Ollie si è lasciato sfuggire di avere un debole per i mirtilli, non ha perso l’occasione. Si è messo ai fornelli con tanto di pannella intorno ai fianchi, promettendogli la miglior crostata che avesse mai provato.

Quarantacinque minuti dopo, Ollie deve pensare in fretta a una scusa per rifiutare la seconda fetta, o passerà il resto della notte in bagno.

I bordi della crostata sono oltre il bruciato. C’è qualcosa di profondamente sbagliato e nauseante nella crema pasticcera. Perfino i mirtilli interi sparsi qua e là hanno un’aria triste. Ma Erik sorride come se vederlo mangiare la sua torta fosse il culmine della sua giornata e, sì, Ollie passerà la notte in bianco, ma ne sarà valsa la pena.




HUECTOBER

Oct. 10th, 2024 08:20 pm
 

10/10
Chiesa del Rame di Ottima Qualità
LISTA MAGENTA
11 – Lingerie

Guardare ma non toccare

«Una scommessa» aveva detto Erik, convinto di aver risolto la loro impasse. E  per l’amor del cielo, se non era parso così soddisfatto di sé. Con il dolce sapore della vittoria già sulla lingua.

«A partire da stasera, nessuno può toccare l’altro»

Le sopracciglia di Ollie avevano sfiorato il cielo. Davvero? Erik doveva aver dimenticato chi era il cucciolo di labrador in quella relazione.

«Il primo che cede,» pausa strategica per l’hype, adorabile, «guiderà per tutto il viaggio in Francia.»

E, oh, sì, questo era meglio che pianificare ogni turno, ogni cambio e relativi contentini per compensare la noia di stare undici ore al volante con il paesaggio più monotono del continente davanti al parabrezza. Ollie aveva altri progetti per quel viaggio, come finire l’ultimo poliziesco su cui aveva messo le mani o collezionare tutti i trofei di Mario Kart. Avrebbe stracciato Erik.

Erik che si era fatto trovare quella sera in accappatoio sul divano, al suo rientro a casa. Appena lo aveva visto, era balzato in piedi. Aveva ancora quel sorriso vittorioso stampato in faccia. Pff, povero ingenuo.

Ollie lo aveva osservato senza scomporsi, sfilarsi l’accappatoio con un gesto navigato di spalle. La stoffa che scivolava sul pavimento senza la minima resistenza, quasi felice di rivelare lo spettacolo fino a quel momento aveva coperto.

Nudo. Ovviamente Erik era nudo. Ed era stupendo come sempre, Ollie lo ammetteva senza pudore. Così come ammetteva di sentire i polpastrelli pizzicare, tanta era la voglia di afferrarlo.

Ma.

Undici. Ore. D’auto.

Era il momento di passare al contrattacco.

Non era rincasato più tardi del solito per rimandare l’inizio della sfida, o per il gusto di prendersela comoda. Aveva fatto tappa al centro commerciale quel pomeriggio, e poi da Mary per un emergenziale cambio d’abito.

Lentamente, lasciò le chiavi sul tavolino all’ingresso e si sfilò le scarpe senza piegarsi. Appese la giacca all’appendiabiti. Non saprebbe dire se Erik notò subito il nastro che aveva messo al collo, ma di certo il crop top a rete che aveva messo sotto la maglietta.

Il sorriso del suo ragazzo calò insieme alla t-shirt verso il pavimento. Quando arrivò a sbottonarsi i jeans, mettendo in risalto i fianchi fasciati da una stringa in pizzo, Erik era mortalmente combattuto.

«Che bastardo» sussurrò, quando Ollie finalmente si tolse di dosso anche i pantaloni.

«Hai cominciato tu.» Rispose, per niente pentito. «Almeno io non mi sono spogliato del tutto.»

E non lo rimpiangeva. Era particolarmente fiero di quella lingerie, e dell’effetto che stava avendo su Erik. Non era davvero niente di così elaborato, una maglia a rete e un paio di boxer neri in – seta? Raso? – con una striscia in pizzo di lato; ma c’era qualcosa, nel vedo-non-vedo, che stuzzicava molto più della completa nudità.

Guardò Erik in faccia. Se a Ollie formicolavano le dita, lui doveva aver infilato le mani in un cesto d’ortiche.

Aveva la vittoria in pugno. Gli dava massimo un’ora, poi avrebbe potuto dire addio a quel completo intimo e benvenuto al suo passaggio gratuito in Francia.




COWT12

Mar. 19th, 2022 02:31 pm
Settimana: 4
Missione:
 M2
Prompt:
 Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
Titolo:
 Trappola sotto al glicine
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: Spin-off di "Il rumore della felicità"

Invitare Erik ad un appuntamento era stato facile. Oliver lo aveva fatto senza pensarci, se ne era reso conto solo più tardi, steso sul letto con Bon Jovi nelle casse, di aver preso per la prima volta l’iniziativa. 
“Domenica usciamo” era presto diventato “Dove diamine ti porto?”, “Passo a prenderti alle sei” suonava piuttosto come “Ho due ore per prepararmi”.
Oliver si era scervellato su dove portare il suo ragazzo. Voleva qualcosa di romantico, ma non troppo melenso. E, sebbene fosse sicuro che per la fine della serata sarebbero finiti con i pantaloni alle caviglie, gli sarebbe piaciuto fare qualcosa prima di calarli. 
Erik adorava i dolci, perciò lo avrebbe portato in una pasticceria. Sua nonna Gabrielle gli aveva consigliato un locale “squisito” che aveva preso in considerazione solo per sbaglio, ma su cui si era ricreduto. 
La pasticceria aveva una terrazza con dei graticci fioriti su cui sarebbe stato piacevole chiacchierare al sole. Anche l’interno del locale era apprezzabile e il menù prometteva un Erik soddisfatto e accondiscendente. Lo avrebbe portato lì.
La domenica girò per la sua camera in preda all’ansia, prima di darsi del ridicolo, arrabbiarsi con sé stesso e indossare la prima cosa che gli capitò a tiro. Arrivò da Erik con mezz’ora d’anticipo, aspettando nell’auto con l’aria condizionata al massimo e le dita conficcate nel volante. Il suo ragazzo comparve sulla soglia cercando di trattenere il sorriso e fallendo clamorosamente.
Erik, come predetto, fu entusiasta del locale. Insisté per sedersi dalla stessa parte del tavolino, così da potergli rubare baci e i bocconi più succulenti, oltre che qualche scatto con il glicine a far loro da cornice.
<Pensavo che con il tuo lavoro non potessi postare certe cose.>
<In che senso?> 
Oliver aveva cercato parole delicate con cui spiegarsi, come capitava spesso parlando di quell'argomento.
<Magari ai clienti dà fastidio, se sbatti loro in faccia che hai un fidanzato? E poi se qualcuno lo scoprisse mentre fai il finto ragazzo di qualcun altro?>
Erik aveva sorvolato con <Ciò che pubblico sui miei social sono affari miei> molto discutibile, ma Oliver non aveva insistito. 
Si stava godendo il sole tiepido sulla pelle, le dita del suo ragazzo che gli massaggiavano un fianco sotto la maglietta e la crema al pistacchio della pasta davanti a sé, quando due dita gli batterono sulla spalla. Forte.
Riconobbe il tocco, da tutte le volte che aveva sopportato stoicamente quelle dita rachitiche che sembravano volergli scavare la clavicola alla ricerca del midollo.
<Nonna.>
La presa di Erik sul suo fianco si sciolse di colpo.
<Ciao, passerotto mio.> Nonna Gabrielle se ne stava rattrappita nella sua pelliccia marrone, al braccio di una mortificata Lola, la badante, e con Mathilda, la cagnolina, che le scodinzolava intorno alquanto isterica.
<Nonna.> Ripeté. Sospirò. Provò a sorridere ma doveva esserglisi accavallato un muscolo della guancia per protesta. 
<Salve, signora!> Erik, se era seccato quanto lui, non lo diede minimamente a vedere, così come sua nonna non si preoccupó minimamente di mascherare l'occhiataccia che gli rivolse. 
<Beh? Non mi offri la sedia, giovanotto? Chi pensi che ne abbia più bisogno?> 
Erik saltò sulla sedia come punto da uno spillo, ma Oliver lo trattenne con una mano sul ginocchio. <Non ti azzardare.> Sibilò al suo indirizzo.
<Signora, andiamo a sederci a un altro tavolo.> Stava intanto dicendo Lola. <Non è il caso di disturbarli, è chiaro che vogliono stare soli.> Oh, questo lo sapevano tutti a quel tavolo, sua nonna compresa. Non che la cosa l'avrebbe fermata. 
<Mio nipote mi ha detto che voleva venire qui. Io sono invitata.> Sì impuntó, infatti. 
<Nonna, ho detto che oggi sarei venuto con Erik.> Lo indicò. <Il mio ragazzo.>
Altra occhiataccia. <Devo essermi sbagliata. Beh, ora sono qui.> 
Fu il più strano appuntamento a quattro mai avuto.
 
Settimana: 4
Missione:
 M1
Prompt:
 Interruzione
Titolo:
 Questione di forza di volontà 
Fandom: Originale
Rating: T
Warning: /
Note: Spin-off di "Il rumore della felicità"

Oliver solitamente non si masturbava. Sapeva benissimo che la sua media settimanale era inferiore a quella dei suoi coetanei. Il problema non era la mancanza di eccitazione, no, fantasticava più che volentieri su un bel culo o una bocca bagnata; il problema era la difficoltà per arrivare all’orgasmo. Faticava, dio se faticava, perfino da solo doveva aspettare di essere dell’umore giusto e prendersi del tempo e impegnarsi. 
La maggior parte delle volte si dava una toccatina e cinque minuti dopo lasciava stare. Altre neanche ci provava: canticchiava mentalmente una canzone di Madonna e via, fastidio risolto.
L’argomento era anche spuntato fuori una sera con Erik, l’ultimo di una serie imbarazzante. Gli aveva offerto un passaggio dopo un lavoro - come cavolo gli era venuto in mente? La gelosia gli aveva rosicchiato lo stomaco per tutto il pomeriggio - e Erik era entrato in auto con una nuvola temporalesca sopra la testa.
Alla sua domanda su cosa fosse successo, aveva rotto il tabù di non parlare dei clienti, a cui solitamente era molto attento, confidandosi con lui. Il clown del giorno, tale represso che era il fratello della ragazza che lo pagava per fingersi il suo fidanzato, si era masturbato guardandolo, nascosto dal tavolo. Ne era sorta una lite di tutto rispetto tra lui, la sorella e il povero Erik che non sapeva di star lavorando doppio al prezzo di uno. 
Oliver aveva cercato di addolcire i suoi lineamenti seccati dirottando un po’ la conversazione, magari su qualcosa di altrettanto piccante ma compiacente a Erik. Ed era caduto nella sua stessa rete.
<Vuoi dire che non riesci a venire o che non ti piace quando lo fai da solo? Perché non c’è nulla di male. L’orgasmo non è tutto.>
La nuvoletta temporalesca si era spostata sopra Oliver in men che non si dica. <Stiamo facendo una seduta psichiatrica?>
Erik aveva subito ammorbidito il tono, avvicinandosi in cerca di coccole. <No, certo. E’ solo che se riesco tranquillamente a farti venire io… Non vedo perché non possa riuscirci anche tu.> 
“Tranquillamente” era un eufemismo, ma Oliver si era perfino stancato di farglielo notare, o farlo notare a sé stesso.
Poi Erik aveva rovinato tutto chiedendogli di poterlo guardare mentre si masturbava. 
<E pensi che così sarà più facile per me venire?>
<Sì.>
No. 
Al ché Erik aveva cominciato a sciorinare una imbarazzantissima lista di tocchi, movimenti, combinazioni che, a suo detto, lo facevano impazzire quando li provava su di lui, istruendolo su come darsi piacere. Oliver avrebbe riso fino a casa, se non fosse stato tanto concentrato ad evitare l’autocombustione.
Aveva fatto un tentativo, però, un po’ per curiosità, un po’ per compiacere Erik. Aveva scelto un pomeriggio calmo per sé e pieno di impegni per la sua famiglia, così da tenerli adeguatamente fuori dai piedi. Aveva comprato un lubrificante consigliato da Erik, aveva indossato qualcosa che lo facesse sentire bello, sempre sotto consiglio di Erik, e aveva messo un porno sul laptop. 
Con un respiro profondo, si era deciso a iniziare a toccarsi.
Si era fermato subito. Aveva cominciato come avrebbe cominciato la prima voce della lista delle pulizie, un compito non troppo entusiasmante ma che andava fatto. 
Si girò a pancia in sotto e seppellì la faccia nel cuscino. Strinse i capelli della nuca tra le dita finché sotto le palpebre non comparvero, in ordine, Brad Pitt, Henry Cavill e Erik. Cominciò a muovere i fianchi sul copriletto.
Armeggiò con il lubrificante, lasciò perdere il video porno quasi subito e allontanò la fretta, l’insicurezza, la frustrazione dalla sua mente. Aveva tempo. Era solo. Tutto ciò che desiderava, doveva solo immaginarlo.
Fu bello, per quindici minuti fu bello e per qualche secondo smise persino di pensare. non aveva mente, era solo un ammasso di carne, brividi e piacere. L’euforia gli infiammò le terminazioni nervose, mentre sentiva, senza ombra di dubbio, l’orgasmo montare.
Il campanello suonò. Mathilda, il cane di sua nonna, abbaiò. <Oliver!> chiamò sua madre, da lontano.
Oliver spinse tutto fuori, rumori e respiro. 
il campanello suonò di nuovo, più a lungo. Mathilda non smetteva di abbaiare. <Oliver!> ripeté sua madre. <Vienimi ad aprire! Ho dimenticato le chiavi!>
Era peggio che non venire. Era peggio di dover smettere per noia.
Il campanello continuava a suonare. Oliver percepì distintamente ogni grammo di forza che gli ci volle per smettere di fare quello che stava facendo e correre a lavarsi le mani, ed era tanta forza, avrebbe dovuto essere fiero di sé. Magari sarebbe bastata perfino per non urlare contro sua madre.
Il suo interesse per l'autoerotismo morì quel giorno.
 
 
 

COWT12

Mar. 14th, 2022 05:36 pm
Settimana: 4
Missione:
 M1
Prompt:
 Interruzione
Titolo:
 Interruzioni indesiderate 
Fandom: Originale
Rating: E
Warning: /
Note: Spin-off di "Il rumore della felicità"

Oliver strinse le coperte nei pugni. L’immagine mentale della relazione di istologia che lo aspettava sulla scrivania scomparve sotto un’ondata di piacere. Mugolò.
<Questo! Questo mi piace, questo…> Erik spinse di nuovo con le dita sul suo perineo, forte e deciso, mentre prendeva in bocca il membro. Mugolò di nuovo.
Adorava il modo in cui Erik affrontava la sua… “pigrizia sessuale”, come aveva deciso scherzosamente di chiamarla. Oliver aveva temuto che si stancasse della sua poca reattività, come Trevor.  Di dover sempre impegnarsi il doppio per ottenere la metà dei risultati. 
Erik invece l’affrontava come una sfida, ogni volta: non era soddisfatto finché Oliver non veniva soddisfatto, e più l’ostacolo sembrava insormontabile, più lui ci si incaponiva. 
<Come fai a non stancarti mai?> Gli chiese, in un momento di pura confusione. Sapeva che le sue inibizioni erano lì da qualche parte, ma non le vedeva più.
Erik salì con la bocca fino al suo orecchio, spalmandosi sopra di lui. Ridacchiò. <Ho una buona resistenza.>
<No, non era quello che intendevo.> Oliver fu distratto da un bacio vorace, prima di riprendere a parlare. <Come fai a…> A non darmi del frigido, piantandomi in asso? <... a non stancarti di darmi piacere?>
<Oh, Olly.> Erik premette di nuovo con le dita. <Non ci si può stancare di una cosa del genere.>
Temevo mi si sarebbe strappato qualche muscolo, tanto avevo le cosce tirate. Distrarsi a quel punto era impossibile, Erik era spietato. Aveva trovato un interruttore magico e aveva tutta l’intenzione di giocarci finché la lampadina non sarebbe esplosa. 
Fu terribile quando tutto andò a rotoli e non per colpa sua. 
Qualcuno bussò alla porta. Oliver spalancò gli occhi come se gli avessero gettato una secchiata d’acqua gelida addosso. La sua attenzione si focalizzò subito su quello stimolo entrato a forza nella sua bolla di appagamento. Si specchiò nello sguardo di Erik. Aveva sentito anche lui e sembrava indeciso se continuare quello che stava facendo o no.
La voce di sua madre lo chiamò. 
<Porca puttana.> Gli veniva da piangere. Stava andando tutto bene, una volta tanto. C’era vicino. 
Sua madre lo chiamò ancora. 
<Cosa c’è? Stiamo studiando!> Urlò all’indirizzo della porta.
Erik prese a lasciargli baci languidi sulla mandibola e colpì di nuovo il perineo, ma fu più fastidio che altro quella volta. 
<Sono le sei! Non avevi detto che andavi tu a far la spesa? Devo cucinare, sai?>
Sospirò. Sì, l’aveva detto, prima che Erik trasformasse quell’innocente pomeriggio in una sessione di sesso stratosferico. Ora, poteva mandare sua madre e la cena al diavolo? E a che pro? Sentiva già di starsi ammosciando, l’atmosfera stracciata. Da un angolino della sua testa, la lista della spesa alzò timidamente la mano.
Erik sospirò. Se ne era accorto. 
Oliver trattenne un ringhiò di pura frustrazione e non gli permise di sollevarsi da lui.
<Cinque minuti, ma’!> Gridò. <E arriviamo!> Poi si rivolse a Erik, sottovoce. <Vienimi addosso.>
<Ma…> La protesta di Erik morì sul nascere. Sapevano entrambi che in cinque minuti Oliver non avrebbe concluso, neanche con tutto l’impegno del mondo. Ciò non significava che Erik sarebbe dovuto andare in bianco per solidarietà.
<Avanti.> Lo strinse più forte. <Sfogati come vuoi.> Alzò il bacino per invogliarlo.
Erik protestò un po’, ma alla fine cedette, pronunciando quel suo <Olly> con tutto l’amore del mondo.

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