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Missione: M2
Prompt: Entusiasmo
Titolo: Una partenza obbligata
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: Werewolves
Il bagagliaio del Range Rover di suo padre, un suv di nome e un transatlantico di fatto, si chiuse con un tonfo che suonava come definitivo. Un portatile di ultima generazione che cade avrebbe fatto quel suono. Un vaso che ti finisce in testa dal terzo piano avrebbe fatto quel suono. Le porte dell’inferno che si chiudono dietro di te avrebbero fatto, inequivocabilmente e senza alcun dubbio, quel suono.
Camillo se ne stava ancora aggrappato alla ringhiera del portico, come se avesse potuto abbracciarla e legarvisi con le catene in segno di protesta.
Sua madre non aveva ancora deciso quanto cibo portarsi dietro e faceva avanti e indietro dal cortile alla cucina con le braccia piene di contenitori sottovuoto e un’espressione sconcertata.
I suoi fratellini rincorrevano insieme i figli dei Jackson fino alla strada e oltre, sul giardino della proprietà accanto, alla stregua di cuccioli esagitati portatori di morte e distruzione, quali erano. Camillo avrebbe dovuto tenerli d’occhio, per assicurarsi che almeno non finissero sotto una macchina, ma se succedeva una tale disgrazia in effetti avrebbero dovuto rimandare la partenza.
Comparve Billy oltre la staccionata verniciata d’azzurro. Afferrò due bambini, li tenne sospesi in aria con quelle braccia da vigatore che si ritrovava e li fece roteare come su una giostra, finché le risa gioiose non rischiarono di assordare tutto il quartiere.
<Buongiorno, Sandro!> Esclamò, mollando i mocciosi e non appena alla portata d’orecchie di suo padre. <Sono venuto a vedere se vi serviva una mano.>
<Buongiorno, ragazzo.> Fragorosa pacca sulla spalla. <Nah, qui siamo a posto, ma i Jackson devono ancora caricare le tende e la cucina da campo.>
Billy annuì più volte, valutando la situazione a distanza. Lui e suo padre erano alti uguali, cosa che non finiva mai di sconcertarlo. Da parte sua, Camillo sperava ancora in quei cinque centimetri rimasti indietro dalla pubertà.
Prima di andare a fare il buon samaritano con i vicini, si avvicinò alla ringhiera del portico e rimase su un gradino più in basso. Fottuti cinque centimetri.
<Buongiorno.> Si chinò in avanti per strusciargli la fronte sulla spalla. Camillo non poté non ricambiare, sfiorandolo con la tempia sui capelli freschi. Bill si sarebbe messo a piangere, altrimenti.
Gemette appena, sofferente. <Puzzi già di campeggio.> Aveva il naso intasato di essenza di abete bianco, probabilmente un nuovo shampoo preso per l’occasione.
Billy rise, lo scosse per le braccia e riuscì a farlo staccare dalla sua isola felice.
<Ti piacerà quest’anno, te l’ho promesso.>
<Me lo hanno promesso anche i miei, tanto per la cronaca, ma sono proprio le premesse ad essere sbagliate.> Camillo agitò la mano verso la casa alle sue spalle. Sentì la disperazione tornare a rendergli stridula la voce. <Nessun tetto sopra la testa. Niente bagni decenti, niente elettrodomestici, niente wi-fi. Solo alberi, insetti e fango. Mangeremo cibo precotto o crudo, ci puliremo il culo con una foglia e prima di una settimana avremo tutti le pulci.>
<I lupi mannari sono vissuti così per secoli.> Billy lo disse come se non fosse già solo quella una tragedia in sé. <Non abbiamo bisogno di queste cose, possiamo farne a meno per un mese.>
<Il fatto che possa, non vuol dire che voglia!>
Eppure, l’unico a non capire sembrava Camillo. Suo padre caricava bagagli da quella mattina con un sorriso soddisfatto; anche sua madre, sotto il primo strato di apprensione, lasciava trasparire entusiasmo. Dei bambini, non ne parliamo. Billy toccava il cielo con un dito. Tutti non vedevano l’ora di fare quel viaggio, tranne lui.
Tornò ad aggrapparsi alla ringhiera.