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Settimana: 4
Missione: M2
Prompt: Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
Titolo: L'orgoglio del demonio
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: /
Missione: M2
Prompt: Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
Titolo: L'orgoglio del demonio
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: /
Il Consiglio Cittadino fu prevedibilmente clemente. Il generale Maxon sbraitò e agitò in aria le sue tozze braccia da toro appesantito, espresse la sua indignazione per l’offesa recata al figlio in tutti i modi possibili e fantasiosi, ma alla fine Ailo ne uscì con niente più di una tirata d’orecchi. Tutto merito della sua faccia angelica e di un atteggiamento opportunamente adattato al ruolo: l’ingenuo e pentito rampollo di buona famiglia, che ha commesso un errore a causa dell’esperienza, lo riconosce e china la testa di fronte a maestri più saggi di lui. I consiglieri apprezzarono. Il generale, meno.
<Quel demonio ha accecato mio figlio di proposito! E non è la prima volta! E’ stata una vendetta bella e buona!>
Ma il generale urlava troppo, fomentato dall’indignazione e dall’orgoglio, i consiglieri erano troppo in alto per accettare di essere trattati come bambini ripresi dal padre. Verso la fine dell’udienza, l’anziano Erode, in teoria un giudice imparziale e distaccato dalla faccenda, prese le parti di Ailo, definendo la sua bravata un “incidente dovuto a una mira non eccelsa”.
Ailo non smise la maschera per un secondo, mostrando vergogna davanti al Consiglio e rimorso quando faceva cadere l’occhio sul generale. Le spalle gli facevano male tanto si sforzava di tenerle basse e temeva che il solco pieno di rimpianti sulla fronte gli sarebbe rimasto impresso in modo permanente. Tentò perfino di farsi venire gli occhi lucidi, ma gli veniva troppo da ridere e rischiava di scoppiare di fronte a tutta l’Aula.
Solo una volta vacillò: scorse un volto che non si aspettava nella folla di accademici venuti a ficcanasare e la sorpresa gli spianò il volto. Il Viandante era lì. Ailo non sapeva neanche che fosse tornato in città.
In un lampo la sorpresa era stata soppiantata da un’euforia cocente. Un conto era spuntarla di fronte all’Accademia, al Consiglio Cittadino e ai rappresentanti della società tutta, un altro era pavoneggiarsi di fronte a lui.
I suoi spocchiosi coetanei lo invidiavano. I vecchi burocrati ammiravano la sua faina astuzia. I suoi nemici si rodevano il fegato e sputavano fiele. Suo padre lo chiamava bestia politica ridacchiando e segretamente lo disprezzava. Ailo si beava tutto ciò, ma niente gli avrebbe dato più piacere che trionfare di fronte al Viandante. Voleva renderlo fiero. Voleva che fosse orgoglioso di possederlo.
Da quel momento, recitare fu incredibilmente più impegnativo e più facile allo stesso tempo.
A riunione conclusa, Ailo non rimase ad ascoltare le rimostranze di Maxon neanche un momento più del dovuto. Corse a cercare il Viandante tra la folla.
All’ombra di un arco bianco stava lui, in attesa. Il sole gli accarezzava gli abiti impolverati, il vento i sottili capelli rossi e nel complesso sembrava il protagonista di uno dei quadri della loro residenza estiva. Quadri che raccontavano dell’estate, delle vigne, dei colori semplici, delle colline che si gettavano sul mare, della brezza salmastra che rubava i cappelli e agitava le sottane.
Si gettò tra le sue braccia prima che potesse accorgersi di lui. Respirò sulla sua pelle l’odore di avventura. Quando il Viandante ricambiò la stretta, si sciolse in una risata incontrollabile.
<Hai visto?> Chiese il suo cuore incontrollabile. <Mi sei mancato. Mi sei mancato tantissimo.> Aggiunse e poi, di nuovo: <Hai visto?>
Il Viandante gli avvolse una guancia con il palmo ruvido e polveroso. <Mio piccolo demonio.>
Ailo ignorò il nomignolo non proprio lusinghiero. Con quel tono soffice, avrebbe potuto chiamarlo con il peggiore degli insulti e sarebbe comunque stato come un sorso di miele. <Mi hai visto?>
<Ti ho visto.>
Il suo ego volò in cielo.
<Che cosa hai fatto questa volta?>
Ailo si morse il labbro, mascherando malamente un sorriso compiaciuto che gli sollevò comunque gli angoli della bocca. <Preparavo un incanto e temo di aver lanciato la polvere sbagliata.>
<Sbagliata?> Il Viandante rise. <No, tu non sbagli mai.>