Feb. 17th, 2022

COWT12

Feb. 17th, 2022 10:11 am
Settimana: 1
Missione:
 M2
Prompt:
 Speranza 
Titolo: 
Briciole
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: / 
Note: Soulmate!AU --> Ciò che scrivi/disegni sulla tua pelle compare istantaneamente anche sulla pelle della tua anima gemella

<Chi ti ha dato il suo numero?> Max lo guardava con un sorriso marpione sulla faccia. Puntó con lo sguardo sul palmo della sua mano, dove nove cifre apparentemente scritte sbrigativamente con inchiostro blu spiccavano sulla pelle pallida, poi mosse le sopracciglia con allusione.

Connor sospirò. <Non è per me.>

Max non capì subito. La confusione vagò nei suoi occhi per qualche secondo, finché due neuroni là dietro non si scontrarono e lo sguardo gli si accese di comprensione. 

<È la tua metà smemorata?>

Precisamente. E non era neanche la prima volta che accadeva quel giorno.

Max si inalberò d'un tratto oltraggiato. <Qualcuno ha dato il numero alla tua metà smemorata? E perché lui l'ha accettato?>

<Ma perché pensi sempre male tu? Chi ti dice che sia una conquista?> Spero proprio di no. <Magari è solo il numero dell'idraulico, e non aveva un foglio dove appuntarselo.>

L'alternativa era che la sua anima gemella fosse uno schianto rubacuori che attirava l'attenzione come api al miele, e non era pronto a scendere a patti con questa realtà.

<L'idraulico.> Ripeté Max, con l'espressione e il tono che lui avrebbe usato per dire "La pornostar". 

Lo lasciò alle sue ridicole convinzioni, concentrandosi invece sui numeri apparsi sulla sua pelle. Come faceva spesso, portò le dita dell’altra mano ad accarezzarsi lì dove altre dita, altre mani erano passate. Poteva illudersi di toccarlo, poteva illudersi che lui, dall’altro capo di quella paradossale vicinanza, sentisse il tocco del suo affetto. 

Quelle cifre non gli dicevano niente. Non erano indirizzi, né promemoria. 

Aveva scoperto sulla propria pelle che la sua anima gemella andava all’università. A sociologia gli davano da fare molti lavori di gruppo e doveva appuntarsi consegne e compagni. Qualche volta passava a prendere un libro in biblioteca per un amico, ma non aveva ancora capito se la frequentava lui stesso. 

Si dimenticava spesso di fare la spesa. Il latte, in particolare, veniva scritto molte volte, lettere storte e per lo più sbavate. La cura che metteva per scrivere “fragole”, invece, era adorabile. Fragole, si era appuntato mentalmente anche Connor.

Aveva scoperto la sua città da un indirizzo di una lavanderia a gettoni, quello di una sala da biliardo a orario continuato e il prezzo della benzina più economico della zona. Sperava di averci preso, o presto si sarebbe fatto un bel viaggio a vuoto.

La tentazione di cercare anche quel nuovo numero, magari per aggiungere un pezzo al puzzle di informazioni che aveva raccolto lo colse per un momento. Decise di no, alla fine. 

A volte si sentiva un po’ uno stalker, a volte solo innamorato.

Max lo punzecchiò con una penna tirata fuori chissà dove. <Rispondigli. Chiedigli chi è questo idraulico.>

Riuscì perfino a dirlo con serietà.

Connor gli strappò la penna di mano, seccato. Tolse il tappo. Posizionò la mano così che l’amico non potesse sbirciare nel palmo. 

La sua attenzione tornò a quei nove numeri, alla persona che li aveva scritti. Se la immaginava indaffarata, sempre di fretta, che cadeva dalle nuvole e metteva il turbo per stare al passo con la vita. Forse avrebbe letto la sua risposta subito, forse non se ne sarebbe accorto fino a sera. Non aveva importanza.

“Sei nei miei pensieri”, scrisse e valeva per tutta la giornata. “Spero di incontrarti presto”


COWT12

Feb. 17th, 2022 11:28 am
Settimana: 1
Missione:
 M2
Prompt:
 Entusiasmo 
Titolo: 
Una partenza obbligata
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: / 
Note: Werewolves

Il bagagliaio del Range Rover di suo padre, un suv di nome e un transatlantico di fatto, si chiuse con un tonfo che suonava come definitivo. Un portatile di ultima generazione che cade avrebbe fatto quel suono. Un vaso che ti finisce in testa dal terzo piano avrebbe fatto quel suono. Le porte dell’inferno che si chiudono dietro di te avrebbero fatto, inequivocabilmente e senza alcun dubbio, quel suono.

Camillo se ne stava ancora aggrappato alla ringhiera del portico, come se avesse potuto abbracciarla e legarvisi con le catene in segno di protesta.

Sua madre non aveva ancora deciso quanto cibo portarsi dietro e faceva avanti e indietro dal cortile alla cucina con le braccia piene di contenitori sottovuoto e un’espressione sconcertata.

I suoi fratellini rincorrevano insieme i figli dei Jackson fino alla strada e oltre, sul giardino della proprietà accanto, alla stregua di cuccioli esagitati portatori di morte e distruzione, quali erano. Camillo avrebbe dovuto tenerli d’occhio, per assicurarsi che almeno non finissero sotto una macchina, ma se succedeva una tale disgrazia in effetti avrebbero dovuto rimandare la partenza. 

Comparve Billy oltre la staccionata verniciata d’azzurro. Afferrò due bambini, li tenne sospesi in aria con quelle braccia da vigatore che si ritrovava e li fece roteare come su una giostra, finché le risa gioiose non rischiarono di assordare tutto il quartiere. 

<Buongiorno, Sandro!> Esclamò, mollando i mocciosi e non appena alla portata d’orecchie di suo padre. <Sono venuto a vedere se vi serviva una mano.>

<Buongiorno, ragazzo.> Fragorosa pacca sulla spalla. <Nah, qui siamo a posto, ma i Jackson devono ancora caricare le tende e la cucina da campo.>

Billy annuì più volte, valutando la situazione a distanza. Lui e suo padre erano alti uguali, cosa che non finiva mai di sconcertarlo. Da parte sua, Camillo sperava ancora in quei cinque centimetri rimasti indietro dalla pubertà. 

Prima di andare a fare il buon samaritano con i vicini, si avvicinò alla ringhiera del portico e rimase su un gradino più in basso. Fottuti cinque centimetri.

<Buongiorno.> Si chinò in avanti per strusciargli la fronte sulla spalla. Camillo non poté non ricambiare, sfiorandolo con la tempia sui capelli freschi. Bill si sarebbe messo a piangere, altrimenti.

Gemette appena, sofferente. <Puzzi già di campeggio.> Aveva il naso intasato di essenza di abete bianco, probabilmente un nuovo shampoo preso per l’occasione.

Billy rise, lo scosse per le braccia e riuscì a farlo staccare dalla sua isola felice. 

<Ti piacerà quest’anno, te l’ho promesso.>

<Me lo hanno promesso anche i miei, tanto per la cronaca, ma sono proprio le premesse ad essere sbagliate.> Camillo agitò la mano verso la casa alle sue spalle. Sentì la disperazione tornare a rendergli stridula la voce. <Nessun tetto sopra la testa. Niente bagni decenti, niente elettrodomestici, niente wi-fi. Solo alberi, insetti e fango. Mangeremo cibo precotto o crudo, ci puliremo il culo con una foglia e prima di una settimana avremo tutti le pulci.>

<I lupi mannari sono vissuti così per secoli.> Billy lo disse come se non fosse già solo quella una tragedia in sé. <Non abbiamo bisogno di queste cose, possiamo farne a meno per un mese.>

<Il fatto che possa, non vuol dire che voglia!>

Eppure, l’unico a non capire sembrava Camillo. Suo padre caricava bagagli da quella mattina con un sorriso soddisfatto; anche sua madre, sotto il primo strato di apprensione, lasciava trasparire entusiasmo. Dei bambini, non ne parliamo. Billy toccava il cielo con un dito. Tutti non vedevano l’ora di fare quel viaggio, tranne lui. 

Tornò ad aggrapparsi alla ringhiera.


COWT12

Feb. 17th, 2022 08:46 pm
Settimana: 1
Missione:
 M2
Prompt:
 Forza 
Titolo: 
La forza di una formica
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: / 
Note: Werewolves

Definire il Campo Mezzaluna un campeggio organizzato era dare del polito assennato a Caligola. Nonostante vi partecipassero tutte le famiglie di lupi mannari della regione, lo spazio a disposizione era ben poco e veniva brutalmente conteso fin dalle prime ore. Di tagliare un po’ di alberi lì intorno non se ne parlava, la foresta era sacra, e di cercare una nuova radura più estesa neanche. 

La famiglia di Camillo era arrivata con un giorno di anticipo per assicurarsi un buon posto. Le famiglie Amberly e Doyle addirittura due. 

Uno spiazzo abbastanza grande per montare la tenda dei genitori, la sua, quella dei suoi due fratellini, il tavolo da picnic e il barbeque. E lì finivano le loro comodità da “campeggio organizzato”. A quanto pare, il fatto che per liberare la vescica nella loro forma di lupo bastasse alzare la zampa vicino a un cespuglio voleva dire che potevano fare lo stesso anche da umani. 

Il primo giorno del Campo, tutte e ventuno le famiglie storiche arrivarono e si sistemarono prima di mezzogiorno. Nello stesso lasso di tempo, arrivò anche il caldo allucinante.

Camillo mollò i suoi parenti all’allestimento di Dio solo sapeva cosa e si addentrò nel dedalo di tende alla ricerca di Billy. Billy, il suo caro amico Billy, con la sua cara nonnina centenaria, così avanti con l’età che nessuno la guardava storto se si portava dietro e si faceva montare un gazebo per l’ombra. Il suo programma per la giornata era fare compagnia alla vecchina e magari evitare la prima di una lunga serie di sfide idiote.

E’ così che si occupava la maggior parte del tempo al Campo Mezzaluna: prove di forza, di agilità, di sopravvivenza. Gare in cui si cimentavano i giovani, ansiosi di pavoneggiarsi davanti al branco, e i meno giovani, fieri di dimostrare che la vecchia guardia ancora non era da buttare. Per Camillo, erano la sintesi di tutto ciò che di tossico c’era nelle loro tradizioni. E poi faceva schifo negli sport.

Non trovò la nonnina di Billy e la sua preziosa ombra, ma Billy trovò lui, placcandolo tra dietro.

<Eccoti, finalmente! Ti sono venuto a cercare.> Gli fece fare dietrofront e tornare sui suoi passi. <Allora, ho scoperto quale sarà la prima prova di domani e dobbiamo allenarci.>

<Non importa quale sarà, mi darò malato.>

<Noi non ci ammaliamo.> Billy gli diede un buffetto sulla testa. Lo faceva anche alla sua sorellina di cinque anni quando diceva una sciocchezza. Poi gli chiuse un braccio intorno alle spalle. 

<Braccio di ferro.>

Figuriamoci. Camillo era sicuro che avrebbero deciso per la cosa più stupida. Si sarebbe fatto eliminare al primo turno nel modo più indolore possibile.

<Devo insegnarti un paio di trucchetti che ho imparato da Chuck…>

<Billy, lascia perdere.> lo fermò subito. 

Erano tornati al suo spiazzo, stranamente disabitato. Billy si diresse a passo sicuro verso la sua tenda, aprendo la zip dell’entrata e facendogli cenni eloquenti. Là dentro facevano quaranta gradi come minimo, ma almeno c’era un po’ d’ombra. 

Billy non volle sentire ragioni. Insistè per fare delle prove, gli disse come posizionare il gomito in linea con la spalla e quanto piegarsi per la leva migliore.

<Sii come una formica.> Gli disse, nel suo miglior momento Obi-wan. <Le formiche sono piccole ma hanno una forza incredibile.>

Camillo era piccolo, ma non era una formica. Era un lupo mannaro non per scelta, venuto su un po’ deboluccio, che odiava la natura e l’istinto animale. E che si sarebbe fatto umiliare a braccio di ferro, non importava quanta forza il suo amico cercasse di trasmettergli per osmosi.


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