Oct. 6th, 2024

HUECTOBER

Oct. 6th, 2024 11:52 am
 

06/10
Chiesa del Rame di Ottima Qualità
LISTA MAGENTA
2 – Alba

Un cliente insolito

C’era un nuovo cliente al Giglio Rosso. O meglio, c’era una faccia nuova che si aggirava nella stanza delle chiavi; che diventasse un cliente era sempre più improbabile ogni minuto che passava, considerando che la nuova faccia era lì dall’inizio della serata.

«È ridicolo» commentò Eris, «è quasi l’alba. Che cosa sta aspettando?»

Aveva saputo della novità dopo il suo primo cliente. Era già quasi mezzanotte. Un piccolo pettegolezzo buttato lì nella sala dei bagni, una chiacchiera come un'altra nei momenti di pausa. A malapena ave

va registrato l’informazione, mentre si sfregava la pelle con l’olio di mandorla.

Ma, ora dopo ora, cliente dopo cliente, la notizia era sempre la stessa, riempiva sempre più bocche e accendeva di curiosità ogni puttana annoiata là dentro: un nuovo cliente, entrato appena il sole era scomparso oltre l’orizzonte, ancora ciondolava nella sala delle chiavi. E non per mancanza di suddette chiavi tra cui scegliere.

Eris non aveva più resistito ed era dovuto scendere per sbirciare tra i tendaggi dell’ingresso, trovandovi già un sacco di ragazze e ragazzi, che come lui avevano ceduto alla curiosità.

Una sola occhiata era bastata a capire perché le guardie, nonostante il temporeggiare del possibile cliente, non lo avessero esortato a scegliere o andarsene. Quel tizio sprizzava soldi da tutti i pori. Vestito con sete pregiate, pochi gioielli ma di qualità, curato nell’aspetto, posato come se avesse tutto il tempo del mondo.

«Magari è indeciso.» La risposta di Daron ricalcò la parola più pronunciata della serata. «Siamo tutti troppo belli.»

Ciel, al suo fianco, fece un verso scettico. «Appunto: di solito il difficile è impedirgli di saltarci addosso appena ci mostriamo disponibili.»

Non era il caso del nuovo cliente. A detta di chi era arrivato prima di Eris, il signore era entrato, si era fatto spiegare come funzionavano le cose al Giglio Rosso da un servitore e si era messo a studiare le chiavi disponibili. Una ad una. Per un’ora.

Poi era passato ai dipinti sulle pareti, concentrandosi su ogni ragazzo e ragazza così intensamente da pensare che volesse vedere gli affreschi arrossire. Successivamente, era tornato al tavolo al centro della sala, con alcune chiavi nel frattempo ricomparse ed altre scomparse.

Si era fatto portare un bicchiere di vino. Era tornato alle pareti. Chiavi. Pareti. Non aveva proferito parola se non per ordinare altro vino.

«Magari è impotente. Forse è venuto solo ad ammirarci da lontano e struggersi per la sua mancanza.»

Eris sbuffò incredulo e non fu l’unico. Lanciò un’occhiata a Mael. Il poveretto diventava catastrofista quando era stanco, ed era chiaramente ora che andasse a dormire.

Diamine, avrebbero dovuto essere tutti a dormire, era quasi l’alba. Solo i clienti abituali e quelli che pagavano più che bene si meritavano quelle ore privilegiate.

Tornò a squadrare il forse-cliente. Era ridicolo. «È ridicolo.» Dove pensava di essere? «Questo non è un parco pubblico.» Quello era il Giglio Rosso. «Se non prende una chiave allora non ha motivo di stare qui.» Qualcuno avrebbe dovuto fare qualcosa.

Scostò il tendaggio e uscì allo scoperto, nel portico interno dell’ingresso. Dalle sue spalle esplose un coro neanche troppo sommesso di sorpresa ed eccitazione, udibile fino a metà sala.

Eris ignorò le puttane annoiate, i servitori allarmati e il buon senso. Era stanco. Voleva dormire, o farsi un’ultima scopata che lo stendesse fino all’ora di pranzo. E non avrebbe potuto fare nessuna delle due cose finché qualche coglione indeciso avesse continuato ad aggirarsi all’ingresso.

Gli arrivò di fronte. «Hai bisogno d’aiuto, dolcezza?»

L’uomo, che lo aveva notato tre passi prima e si era voltato ad aspettarlo, alzò un sopracciglio e, suo malgrado, un angolo della bocca.

Sì, Eris avrebbe potuto essere più fine. Magari qualche ora fa.

Fece cenno con la testa al tavolo accanto a loro.

«Io sono Eris.» Prese la sua chiave – legno scuro, smaltato, con intarsi di ferro battuto – e la spinse sul bordo del tavolo, davanti all’uomo. «Passi la prima volta, ma se questa attesa» e fece un gesto con la mano a circondarli «è una cosa di cui hai bisogno per scopare, dimenticati di me.»

L’angolo della bocca dell’uomo si alzò ancora di più. Aveva un aspetto piacente, ma Eris non era un approfittatore.

«Questo» prese un’altra chiave, la portò in avanti «è Ilya. È un vero micetto: devi stare attento agli artigli ma se sai dove grattare, miagolerà per te per ore.»

Un suono meno ovattato dei precedenti arrivò da dietro i tendaggi.

Eris scelse una terza chiave. «Questa è Jinora. È una vera peperina, non ci si annoia mai con lei.»

Valutò se presentare qualcun altro, ma decise che la sua coscienza era apposto così.

L’uomo lanciò una sola, breve occhiata alle chiavi. Poi si chinò per prendergli una mano – era alto, più di lui.

Sotto lo sguardo stupito di Eris, gli lasciò un bacio sul dorso.

«Piacere di conoscerti, Eris. Mi chiamo Descol e mi piacerebbe intrattenermi con te.»

Eris si trattenne dal fare più di un commento sarcastico, ma il nuovo cliente – Descol si mosse subito verso la porta.

L’uscita.

«Dove stai andando?» Eris era fuori di sé dalla sorpresa. Si chiese se non lo stesse prendendo in giro.

Descol sorrise, un sorriso aperto che non nascondeva la soddisfazione. «È l’alba ormai. Per questa notte sono soddisfatto.»

E, senza un’altra parola, lo lasciò lì più confuso che mai.

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