05/10
Chiesa del Rame di Ottima Qualità
LISTA VIOLA
Preferenze
Tra gli infiniti aspetti della vita terrestre che Alexis dà per scontati e che per Meraki sono più che sconosciuti, gli odori sono una categoria particolare.
Meraki è in grado di sentire gli odori, ma ne conosce una gamma davvero ristretta – l’odore di salsedine in superficie e quello di putrefazione delle carcasse galleggianti, per lo più. Ne è tuttavia affascinato, specie da quando Alexis ha cominciato a dargliene qualche assaggio.
Il ragazzo stesso ha preso a cuore la faccenda, sforzandosi di fornire al suo amico acquatico quanti più aromi nuovi possibile. Si è persino fatto prestare da sua madre il suo set di oli essenziali, con la scusa di un progetto sensoriale a scuola.
«Questa è menta» dice, versandosi qualche goccia di liquido poco sopra il polso. Sta velocemente finendo le porzioni di pelle libere. Può solo immaginare che bordello di odori sarà a fine giornata.
E sì, potrebbe semplicemente fargli annusare la boccetta, ma questo Meraki non lo sa e Alexis adora che il tritone annusi direttamente la sua pelle, come fa anche questa volta, tenendogli ferma la mano con la propria.
Meraki storce il naso poco avvezzo. «Non mi piace.»
«Troppo forte? È bella rinfrescante.»
Meraki gli fa semplicemente segno di prendere un altro flacone.
«Questa è cannella.» Alexis questa volta gli offre l’incavo del palmo.
Meraki ci affonda il naso e le labbra umide finiscono a sfiorargli la pelle sensibile, facendoli rizzare i peli sul braccio. Fa un bel respiro e…
«Sì, non piace neanche a me.» Mette via anche la cannella.
«Mi era piaciuto quello di prima, il terzo» dice Meraki. Si mette a cercare con lo sguardo tra le boccette.
«Lavanda?» Alexis lo prende per lui. Non ricorda minimamente quale parte si è cosparso di quel particolare olio e, colto da un’idea potenzialmente geniale e altrettanto potenzialmente malsana, se ne spalma qualche goccia sul collo.
Immediatamente Meraki fa leva sulla pietra dove Alexis è seduto per sollevarsi fuori dall’acqua con il busto e arrivare ad annusarlo. È improvviso e intenso e eccitante. Un respiro profondo che lo scuote internamente.
«Lavanda» ripete Meraki, sognante.
Le sue labbra gli sfiorano il collo e parte di nuovo la pelle d’oca.
«Se ti piace così tanto posso lasciarti la boccetta.» O farmici il bagno ogni giorno.
Meraki scuote il capo e finisce per adagiarlo sulla sua spalla. «Non lo posso sentire sott’acqua. Lascialo qua nella grotta.» Un momento di silenzio, poi: «puoi metterlo quando torni a trovarmi.»