COWT14

Mar. 29th, 2025 07:36 pm
[personal profile] nemi23
 

Settimana: 4

Missione: M2

Prompt: La mano tesa

Titolo: Il momento di crescere

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: /


Ha riconosciuto l’odore. Kiro ha riconosciuto l’odore dell’Uomo Gentile, e improvvisamente ogni altro odore perde d’importanza. I cinghiali che hanno la tana oltre la macchia di betulle? Potrebbero passargli davanti in questo momento, non li degnerebbe di uno sguardo. La traccia umida che conduce al ruscello a monte? Dissetarsi non è così importante.

Corre e barcolla tra le radici degli alberi nel sottobosco, evitando i cespugli e arrampicandosi sulle collinette punteggiate di funghi, spingendo sulle zampe tremanti, chiedendo loro un ulteriore sforzo. Le ferite fanno male, ma anche quello ha perso importanza.

Gentile è tornato. Gentile è tornato a trovarlo.

Scivola sulla terra arida, un paio di volte i muscoli cedono, ma continua ad andare avanti. Perché Gentile è tornato.

Madre lo supera all’altezza di una collinetta particolarmente fragile, franata in parte sopra una quercia senza tempi.

La nuca di Kiro formicola dove, solo una stagione prima, avrebbe sentito le fauci gentili di sua madre afferrarlo e aiutarlo nella sua salita. L’ombra che invece lo sovrasta, ora, è indifferente alle sue difficoltà. Giusto. È la sua prima estate da non-cucciolo. Deve solo abituarsi.

Una spinta, un altro metro guadagnato.

Gentile lo sta aspettando; ha riconosciuto l’odore di metallo e di uomo e di piccolo roditore morto. Deve aver portato la merenda. La saliva gli riempie la bocca. Non mangia da due giorni. Oh, quanto gli è mancato il suo amico Gentile.

La quercia è alle sue spalle, la parete rocciosa della montagna davanti a sé e una figura alta e slanciata come un pino dondola sul posto.

Kiro corre all’impazzata, superando ostacoli a forza di inciamparci sopra. Ulula il suo saluto, contravvenendo a tutti gli insegnamenti di Madre sull’essere silenzioso e furtivo.

Gentile è già circondato dai suoi fratelli, più veloci di lui, ed elargisce carezze e conigli stecchiti a chiunque si metta a portata di zampa – mano, si chiama mano.

Anche Madre è arrivata e, leccandosi i baffi, si avvicina senza fretta e senza paura. Ci ha messo un’intera estate a fidarsi, ma alla fine ha deciso che permettere a quell’Uomo Gentile di avvicinarsi vuol dire “spuntino senza sforzo” invece che “pericolo”.

Gentile solleva la testa verso Kiro nel momento in cui lo sente ululare e scopre i denti. Non sono denti minacciosi e Kiro ha imparato che, nel linguaggio degli uomini, vuole dire che è felice.

Si prepara a doversi fare spazio tra i suoi fratelli, ma Gentile li supera con due falcate e con altre due è a portata di coccole. Si struscia su di lui fino dove può arrivare, la coda che sbatte sulle sottili fibre intrecciate che per qualche strano motivo lo copre sempre. Non ha la forza di sollevare le zampe e provare ad arrampicarsi anche su di lui, e le ferite pizzicano ad ogni contatto, ma non può fare a meno di girare e girare e passargli tra le gambe e girare, come… beh, come un cucciolo – non più un cucciolo, non da quest’estate.

Chi se ne importa. Gentile è tornato a trovarlo.

Una mano grande e ruvida scende dall’alto aperta e, sì, è finalmente arrivato il momento coccole.

Kiro guaisce sorpreso quando la stessa mano, invece che accarezzargli il pelo dietro le orecchie, gli circonda il costato e lo solleva da terra. E, ahia, no, guaisce ancora, gli fanno davvero male le costole da quel lato, si contorce e vuole essere lasciato subito.

Gentile invece mette il suo braccio a sostenerlo da sotto, come se Kiro riposasse su un tronco galleggiante, con il petto di metallo riscaldato dal sole dell’uomo a sostenerlo su un fianco.

È una posizione molto più comoda della precedente e quindi smette di divincolarsi. Anzi, a quell’altezza può raggiungere il muso di Gentile per accarezzarlo e così solleva la testa.

Gentile non mostra più i denti.

I suoi fratelli non hanno smesso di tormentarlo per il cibo.

Gentile si stacca dalla cintura il resto dei conigli morti e li lascia cadere sull’erba tra i suoi fratelli, per poi allontanarsi da loro e accomodarsi su un masso poco distante, Kiro ancora tra le sue braccia.

Magari ora riceverà le sue grattatine in pace.

Gentile invece prende qualcos’altro dalla cintura. Ha la forma di un frutto ma odora di terra argillosa e bagnata, e ha il colore del manto dei cerbiatti meno malaticci. Quando Gentile la ruota, da un buco esce dell’acqua, che gli bagna la mano.

Kiro spinge il muso in quella direzione, annusando all’impazzata. Non sapeva esistessero dei frutti con delle pozzanghere dentro. Chissà quanto sono strani gli alberi che li producono. Chissà se sarà in grado di rintracciarli da qualche parte sulla montagna, se ora si sforza di memorizzarne l’odore.

Gentile ha altri piani: con le dita bagnate gli sfiora il muso, delicatissimo, sui graffi e sul pelo lì intorno. Quasi non fa male. E, quando ha finito di lavargli il muso, l’uomo tira fuori da qualche altra parte un paio di roditori e glieli serve sul palmo della mano.

Kiro è fuori di sé dalla gioia: il suo spuntino preferito, il suo uomo preferito, lavato e coccolato tra le sue braccia sotto il sole caldo di mezza estate. Per poco non ricomincia a divincolarsi eccitato. Sarebbe tutto perfetto se solo non faticasse così tanto a masticare la pelle raggrinzita di quei topi, ben più dura delle frattaglie mezze masticate scartate dai suoi fratelli.

Anche a questo pensa Gentile, tagliando per lui i roditori in piccoli pezzi con il lungo artiglio che tiene legato sui fianchi. Poi, ricomincia a coccolarlo, la grande mano delicata che gli liscia il pelo. 

Il sole si muove in cielo, ma non c’è fretta per quel giorno. Nessuna urgenza di cercare da mangiare. Madre riposa all’ombra di un albero, i suoi fratelli giocano alla lotta in mezzo alla radura e Kiro si gode le sue carezze, un po’ sonnecchiando, un po’ mordicchiando le dita del suo amico gentile.

Prima del tramonto però, Madre si alza e si agita, annusa l’aria leccandosi i baffi. Si avvia nel fitto del bosco senza fretta ma con passo deciso. 

I suoi fratelli cominciano a seguirla, tra chi si lancia senza esitazione al suo seguito e chi si attarda intorno a Gentile nella speranza di ricevere un ultimo boccone. 

Lasciare il suo amico lo riempie di tristezza, ma la sua famiglia si sta muovendo e, se non si sbriga, Kiro verrà lasciato indietro. Punta le zampe su quelle di Gentile per darsi la spinta per saltare a terra. Le articolazioni scricchiolano un po’, ma non fa più così tanto male.

Gentile lo trattiene per la pelliccia.

Kiro scalcia un po’, ma non viene liberato. Scalcia ancora. Non capisce.

Al suo agitarsi, le grandi mani dell’amico tornano ad accarezzarlo, cercando di calmarlo. Ha anche iniziato a emettere suoni dalla bocca, suoni che Kiro non capisce, ma che suonano bassi e avvolgenti come lo sciabordio dell’acqua. 

Uggiola un po’ anche lui. I suoi fratelli sono ormai tutti scomparsi alla vista.

Gentile comincia a muoversi, senza lasciarlo andare, nella direzione opposta.

Risponde a ogni protesta con una carezza, a ogni calcio con una grattatina dietro le orecchie. 

Kiro smette di opporsi con sincerità dopo i primi tre passi. È così bello essere trasportati di nuovo, sentirsi accuditi e protetti, coccolati. Anche se non è più un cucciolo. Anche se più si allontanano, più faticherà a ritrovare il suo branco.

Magari… magari può essere il cucciolo di Gentile, solo per un’altra stagione. 

La mano che lo accarezza e il dondolio della marcia lo cullano nell’incoscienza.

Sì, può essere il cucciolo di Gentile.


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