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Settimana: 4
Missione: M1
Prompt: “piano di conquista”, protagonista un personaggio malvagio
Fandom: Originale
Rating: T
Warning: linguaggio scurrile
Note: /
Missione: M1
Prompt: “piano di conquista”, protagonista un personaggio malvagio
Fandom: Originale
Rating: T
Warning: linguaggio scurrile
Note: /
Alla ricerca dell'immacolata verginità
C’erano davvero poche cose a Gera che valessero più del sangue di unicorno. Un unicorno vivo e vegeto, ad esempio. Un unicorno bello, sano, pieno di vita e di puledri saltellanti, portatori di tanto di quell’oro da riempirci tutto il Mare Profondo.
Erano più di cinquant’anni che non se ne vedeva uno. Ufficialmente. Chi aveva gli agganci giusti e orecchie come padiglioni da circo, invece, sapeva che sarebbe stato saggio dirigersi verso la Foresta Ambrata, sul finire dell’estate, con una mezza dozzina di braccianti e una vergine.
Cosa che aveva effettivamente fatto Oreste da Lentate, onesto mercante e disonesto contrabbandiere. Aveva reclutato i più valenti e discreti operai alle sue dipendenze, con la promessa di un salario doppio a vita. Aveva ingaggiato la figlia minore del suo avversario più agguerrito, l’unica femmina di sua conoscenza sulla cui purezza avrebbe scommesso, pagandole dieci lezioni di claviolo dal più famoso e, soprattutto, caro musicista di tutti i tempi. Si era posto a capo della spedizione. Si era recato sul posto con giorni d’anticipo, per ogni evenienza.
Tutta fatica buttata nel pozzo nel momento in cui il giovane maniscalco aveva lasciato libero il salamino nelle vicinanze della fanciulla.
“Mi ero detto disposto a pagarvi una puttana ciascuno, a tutti voi.” Aveva esordito quella sera, nella sala privata della locanda, di fronte a tutti i suoi dipendenti riuniti. Che l’umiliazione fosse pubblica e che fosse di lezione a tutti gli altri.
“Una per ogni sera, se proprio non vi è possibile trattenervi. Solo una cosa non dovevate fare: portarvi a letto Delyla. E tu cosa hai fatto?”
Puntò lo sguardo assottigliato sul colpevole e bastò guardarlo lì seduto, con la testa bassa e un’espressione che ci provava ad essere mortificata, ma che non nascondeva del tutto la soddisfazione del gallo del pollaio, per perdere qualsiasi parvenza di contegno.
“Te la sei portata a letto! La mia vergine! La vergine per-” Trattenne la lingua all’ultimo. Anche se erano appartati in quel momento, non era saggio farsi sfuggire un’informazione di tale portata. “Per il nostro amico cornuto, la sua vergine! Non la vorrà più! Idiota! Bifolco! Mi hai rovinato! Pezzente!”
Il giovane si faceva più piccolo a ogni insulto, più o meno alla stessa velocità con cui l’ilarità generale cresceva. A Oreste non sfuggì un lieve riso fuoriposto, troppo soave e cristallino per appartenere a quei buzzurri.
“E tu!” Si rivolse anche all’unica donna della stanza, troppo divertita e innocente dietro al sottile ventaglio. “Tu, viziosa scimunita, sei altrettanto responsabile. Sei tanto piena di corteggiatori galantuomini in città, eppure bastano quattro giorni nella brughiera per farti saltare addosso al primo scimmione che trovi? Te le puoi scordare le lezioni di claviolo. E tu la paga doppia, anzi la paga proprio. Sei licenziato!”
Gli serviva un piano di riserva. E alla svelta. L’estate sarebbe presto finita ed era inutile avventurarsi nella foresta senza un’esca degna di questo ruolo.
Mentre i due fedifraghi si lamentavano, e più di un uomo si offriva di consolare la bella fanciulla, Oreste valutò tutte le sue opzioni, per quelle poche che fossero. Non poteva tornare indietro, non avrebbe mai fatto in tempo.
Doveva trovare una nuova vergine lì, ai margini del bosco. Non gli era sembrato che il locandiere avesse figli, e non avrebbe scommesso mezza moneta sulla cameriera che aveva servito la cena. Forse uno dei garzoni della stalla? Erano giovani. Avrebbe dovuto mandare qualcuno a indagare o, ancora meglio, andare lui stesso.
Avevano anche incontrato un paio di fattorie prima della locanda, lungo il viaggio d’andata. Forse poteva trovarvi qualche pulzella non ancora sposata, che aveva voglia di guadagnare qualche soldo in più in un modo meno squallido del solito. Era sicuro che per una moneta d’argento qualsiasi contadinotta si sarebbe professata casta e pura, il problema sarebbe stato assicurarsene. Non avrebbe avuto più di un’occasione.
Uno dei suoi uomini, brizzolato e il viso rubizzo dei bevitori accaniti, interruppe il suo pianificare. “Ho la soluzione, capo. Un moccioso sotto, che porta da bere. Quello là è frigido di sicuro, prima gli ho afferrato il culo e ha saltato come una capra!”
Comprensibile, l’avrebbe fatto anche lui, e subito dopo gli avrebbe tirato un bel pugno in faccia. “Apprezzo il tentativo, mastro…” non ricordava il suo nome “mastro manovale, ma questo non dimostra niente. Magari non ha apprezzato le tue attenzioni.”
“No, no, capo. Gli ho messo anche in mano du’ spicci e lui niente, è corso via!”
Di nuovo comprensibile, ma forse…
“Quanti spicci erano?”
“Quattro monete”
“Rame o ferro?”
“Ferro”
… forse valeva fare un tentativo. Quattro ferri erano un prezzo onesto per un buco già violato, infondo.
“Vammelo a prendere” disse, per poi aggiungere con enfasi “con gentilezza e senza allusioni. Non lo spaventare. Digli che potrei volerlo assumere, ma non perché.”
Lo lasciò uscire, poi chiamò il più corpulento dei rimasti e la fanciulla. “Voi due ora scenderete nelle stalle e cercherete i giovani garzoni. Tu” puntò un dito verso lei “parlerai con loro, farai la carina e cercherai di capire se sono mai stati con qualcuno in vita loro. E tu” spostò l’indice sull’uomo “ti assicurerai che, in caso non lo siano, non le saltino addosso.”
La fanciulla fece una smorfia che la imbruttì tanto quanto suo padre. “E le lezioni di claviolo?”
“Al diavolo il claviolo! Farai questo per me, o sarò felicissimo di dire al tuo vecchio che infoiata sgualdrina tu sia!”
Bastò per convincerla. Aveva appena oltrepassato la soglia con aria impettita, con la guardia del corpo al seguito, quando mastro non-mi-ricordo-come-si-chiama fece il suo ritorno. Dietro le sue spalle, si intravedeva a malapena una figura rigida come un guscio.
Oreste fece malamente segno al suo sottoposto di levarsi dai piedi. Osservò il giovane.
Magrolino, come tutti da quelle parti; i vestiti logori ma puliti e le mani saggiamente nascoste dietro la schiena. Probabilmente gli tremavano. Non era scemo, quindi, e abbastanza pronto di spirito da pensare al peggio senza darlo a vedere e rischiare di infastidire un cliente.
L’età sembrava giusta. I pruriti notturni dovevano essere iniziati. Un occhio pigro e le cicatrici della scarlattina in viso lo rendevano meno piacente di quanto sarebbe stato senza. C’erano prede più appetibili in giro.
Uno come Oreste da Lentate non lo avrebbe mai scelto per sollazzarsi la notte. Uno come il suo manovale, di pretese ben più basse, non avrebbe guardato più in alto del suo fondoschiena e gli sarebbe andato bene. I risultati di tale “corteggiamento” si erano visti.
Sì, forse erano sulla strada giusta. Forse il ragazzo sarebbe stato un buon rimpiazzo.
“Siedi con me, ragazzo. Tieni, mangia qualcosa. Devo farti qualche domanda…”