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Settimana: 4
Missione: M4
Prompt: “tutti dentro”
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: /
Missione: M4
Prompt: “tutti dentro”
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: /
La partenza
Mettere cinque sveglie di seguito era stata una buona idea. Fosse stata una sola, Liam neanche l’avrebbe sentita. La seconda e la terza le glissò subito entrambe con una secca strisciata d’indice. Cinque minuti dopo, al suono della quarta, dovette dire definitivamente addio al sonno. Continuò a rigirarsi tra le coperte nella speranza di rubare qualche altro momento di tepore e riposo. Pochi momenti che divennero inspiegabilmente altri cinque minuti, ed ecco la quinta sveglia. L’ultima.
Liam trascinò le coperte con sé fuori dal letto, cercando di rendere quel risveglio il meno traumatico possibile. Come se poi fosse possibile, alle quattro e quarantacinque del mattino.
Dalla camera di Michael arrivava il suono di un’altra sveglia che squillava a vuoto, dunque si diresse come prima cosa da quella porta. Valutò di svegliare il coinquilino cadendogli sopra, ma non era sicuro che, una volta steso, sarebbe stato capace di tirarsi su di nuovo. Optò infine per un calcio.
“Mh…’fanculo”
“Alzati, dobbiamo andare.”
“... ‘ncora presto”
“Veramente siamo già in ritardo sulla tabella di marcia.”
“... ‘fanculo la tabe…a … marcia”
Liam sospirò. Michael stava ricominciando a russare. Fu necessario un altro calcio. “Alzati o chiamo Nadia e metto il vivavoce.”
Sapendo che la minaccia avrebbe sortito effetto, tornò in camera sua per raccattare qualche vestito, per poi dirigersi in bagno. Non ci arrivò.
Il piccolo spazio della casa, di solito libero, che avevano il lusso di chiamare salottino era stato interamente occupato la sera prima dal materasso gonfiabile di Jordan e Juls. Se ne era completamente dimenticato, e sì che aveva anche aiutato a prepararlo.
Atterrò su una quantità preoccupante di articolazioni, principalmente sulle ginocchia e i gomiti di Juls, a giudicare da quanto erano appuntiti.
“Ouch!” Si lamentò questi.
“Porca puttana!” Gridò Liam.
“...Non adesso amore, fammi dormire ancora un po’.” Aggiunse Jordan, palpandogli di buon grado però una natica.
Liam lo gettò giù dal materasso. “Sveglia!” Raccattò i vestiti e spinse anche Juls finché non furono entrambi fuori dal letto. “Siamo in ritardo. Dobbiamo andare. Non ci provare Michael! Il primo turno in bagno è mio.”
Li ritrovò dieci minuti dopo come li aveva lasciati, tutti e tre in piedi, rincoglioniti e arruffati. Almeno avevano abbozzato una parvenza di colazione.
L’orologio del microonde segnava le cinque e un quarto. Era decisamente ora di andare.
Liam recuperò le chiavi dell’auto. In quanto detentore del maggior numero di caffè in corpo, toccava a lui guidare. “Abbiamo preso tutto?”
Jordan, buon’anima, scosse in aria la borsa termica. Scosse anche Michael, che si era riaddormentato addosso al portone d’ingresso.
“Un momento” Juls fece fermare tutti. Guardò il materasso sgonfiato che aveva appena finito di sistemare, poi il suo ragazzo, poi Liam. Poi di nuovo in suo ragazzo. “Hai palpeggiato Liam prima?”
“Abbiamo preso tutto! Andiamo, andiamo, o facciamo tardi.” Jordan si fiondò fuori dalla porta.
Liam si assicurò che lo seguissero tutti, guidando personalmente Michael giù dalle scale.
“Porca puttana, Mike.” Lo rimbrottò, scuotendolo dal colletto della maglia. Come poteva ancora essere mezzo addormentato? Praticamente lo lanciava contro il muro a ogni rampa.
Davanti all’appartamento li aspettava la fidata toyota. Era stata una buona idea anche caricare i bagagli la sera prima.
“Tutti dentro” Liam si mise al posto di guida, lasciando che Michael si sedesse per ora al suo fianco. In quattro ci stavano precisi, ma presto si sarebbero dovuti stringere, e non poco.
La prima tappa fu l’appartamento di Nadia in centro, miracolosamente poco trafficato a quell’ora indecente. La loro amica venne fuori dal portone d’epoca come un’erinni dal suo covo, zaino in spalla e malumore mattutino dipinto in faccia.
Era struccata, e questo Liam se lo aspettava. Il completino da notte in pizzo? No, decisamente no.
“Mi cambio quando arriviamo” Uccise sul nascere le domande di tutti.
Si stipò dietro con Juls e Jordan, allungando l’occhio davanti per controllare Michael. Non so cosa si aspettasse, un saluto, un bacio o un almeno un’occhiata d’apprezzamento, ma tutto quello che ottenne fu un russare di trattore. Si premurò, dunque, di puntare ben bene le ginocchia nello schienale del sedile.
Liam ripartì. Era il turno di Alex. Ci mise cinque minuti a scendere, per lo più passati guardando l’orologio sul cruscotto e battendo il piede a tempo del russare di Michael.
“Mike” gli infilò due dita sotto le costole “va dietro, ora arriva Alex. Mike. Mike. Mike, c’è Nadia qua dietro e ti infilerà ben altro in altri posti se non muovi subito il culo!”
Juls fu costretto a salire in braccio a Jordan e per un terribile, terrificante momento Michael sembrò voler chiedere la stessa cosa a Nadia.
Alex comparve finalmente in strada. Aveva i capelli persino più spettinati di quelli della ragazza, ma almeno aveva avuto la decenza di cambiarsi. Ora che ci faceva caso, però, doveva essersi dimenticato di indossare il binder. Era forse la prima volta che capitava da quando lo conosceva.
Aprì la portiera e si accomodò al suo fianco, portandosi dietro il proprio borsone. “... ‘Giorno”
Risposero tutti con un lamento più o meno articolato.
Infine, toccò a Martha. Lei li aspettava già fuori di casa e - Liam dovette sbattere le palpebre per essere certo di non star sognando - con un vassoio di pasticceria in mano. Vestita di tutto punto, truccata e sorridente come una dannata pubblicità.
“Ma come diavolo fa?” Chiese Juls, a nessuno in particolare, quello che probabilmente stavano pensando tutti.
“Buongiorno!” Trillò Martha, mollando le paste in mano a Michael. L’odore bastò a rianimarlo meglio di qualsiasi sveglia. Mentre lui e Nadia si cambiavano di posto, Martha provò a infilare il proprio bagaglio dietro.
“Non ci entra, ragazzi.”
“Faccelo entrare.”
“Non ci va proprio, Liam, da nessuna parte.”
“Mettilo sopra il divisorio.”
Jordan protestò. “Ostruisce la visibilità!”
“Perché pensi che, se ci ferma la polizia, sarà quello che ci causerà problemi?” Lo sfottè Nadia.
Alex aprì lo sportello. “Dallo a me, te lo tengo qua davanti.”
Un trillo di ringraziamento, e Martha andò ad accomodarsi come meglio poté sopra Nadia.
Prima di partire definitivamente, Liam si girò a controllare la situazione. Troppe teste gli impedivano comunque di vedere il lunotto. Juls e Jordan erano più abbarbicati che mai, ma non sembravano volersene lamentare. Martha sciorinava complimenti alla sua poco vestita amica, liberando dell’onere il fidanzato. Mike, al centro, era troppo impegnato a spazzolarsi un cornetto alla marmellata per ricambiare il suo sguardo.
Tornò a osservare la strada davanti.
“Dunque, si parte.”
“Si parte.” Ripeté Alex, da sotto i borsoni. Provò a sorridere rassicurante, ma non era mai stato bravo a dissimulare la preoccupazione.
Liam ingranò la prima marcia e partì.