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Settimana: 4
Missione: M1
Prompt: “piano di conquista”, protagonista un personaggio malvagio
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: /
Missione: M1
Prompt: “piano di conquista”, protagonista un personaggio malvagio
Fandom: Originale
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Nessun principe vale tanto
Il Castello Velato era, secondo la modesta opinione del Gatto Nero, tutto ciò che un palazzo reale non sarebbe dovuto essere: opulento, pieno di gente e chiassoso. Non incuteva deferenza e intimorimento, solo mal di testa.
Quando lo avrebbe conquistato, ci sarebbero stati sostanziali cambiamenti.
Per ora, però, nobili dell’Oltremondo di ogni rango e gradevolezza occupavano con la loro chiassosa presenza tutto il salone dei ricevimenti e la maggior parte dei soppalchi. Commentavano ad alta voce ogni genere di questione politica. Disturbavano le guardie per gioco. Mangiavano tartine. Inseguivano il Fey porgendo figlie floride, doti ancora più floride e sorrisi rivoltanti.
Il Re non era in vista.
In verità, lo aveva adocchiato sulla balaustra sopra il trono, seminascosto dalle tende. Solo, se non si contavano due guardie annoiate, più interessate al vino che il loro sovrano sorseggiava più che alla sua incolumità.
Il Gatto Nero decise che era abbastanza annoiato lui stesso, da andare stuzzicare quel vecchio cane a cui lanciava pietre ormai da un po’ di tempo.
“Il Gatto Nero” lo salutò il vecchio, appena sgattaiolò fuori dalle ombre della tenda più vicina. “È un onore avere un personaggio così famoso alla mia festa.”
Onore. A lui, che era il Re.
“Servile.” Impregnò la parola di tutto il suo disprezzo.
Il Re brindò in sua direzione. “È per questo che non conquisterai mai il mondo-alla-luce, giovane ombra. Tu non ti sai piegare alle sue esigenze. Nel momento in cui troverai un ostacolo più resistente di altri, ti spezzerai.”
Non era il primo che glielo diceva, non sarebbe stato l’ultimo e non avrebbe potuto badarci di meno. Checché ne dicessero il Re e tutti quelli che erano venuti prima di lui, non si era mai spezzato. Né piegato.
“Un Re non si piega.”
Il vecchio si riempì di nuovo la coppa e si avvicinò alla balaustra per osservare i suoi ospiti. Il Gatto Nero non potè seguirlo così allo scoperto, non che ci tenesse particolarmente a condividere quella visione.
“Amico mio,” e oh, c’era così tanta menzogna mal nascosta in quella parola “cosa vuoi che faccia? Che rinunci al trono e nomini te mio successore? Pensi onestamente di essere migliore di me a governare questa gente?”
“Tieniti pure le macerie, vecchio. Io voglio il mondo-alla-luce.”
Il bicchiere gli tremò tra le dita. “So cosa ne faresti. Che terribile spreco sarebbe, nelle tue mani.”
Che terribile spreco sarebbe nelle mani di quell’ipocrita, che sperava unicamente di spremerlo come una gallina dalle uova d’ora, per poi gettarlo via. O persino nelle mani del principe e della sua moralità, convinto com’era che le cose belle vivessero solo per essere ammirate e salvaguardate.
“I regni non vanno a chi spettano, ma a chi li conquista.” Fortunatamente, aggiunse tra sè.
Il Re lo guardò di sua sponte per la prima volta. “Su questo siamo d'accordo."
Tornò ad ammirare la folla. Uno schiamazzare leggermente più alto dei precedenti gli fece indovinare dove stesse guardando. La voce di Fey che strepitava l’avrebbe riconosciuta tra mille.
“Sai, in passato pensai di offrirti il principe in cambio della pace.” Disse improvvisamente il vecchio.
Gli credette. Fey ultimamente non faceva che creargli problemi. Eppure…
“Nessun principe vale tanto.” Nessuno valeva tanto. “Ma lo accetterò volentieri, ora, in cambio di una caduta dolce e misericordiosa.”
Gli arrivò alle orecchie una risata, rauca e amara.
“Non fingere di trattare con me qualcosa che ti sei già preso. Almeno, mi hai risparmiato il fardello di distruggerlo con le mie mani: lo farai tu per me.”
Un moto di protezione nei confronti del giovane lo sorprese e spinse a parlare in sua difesa. “Potrebbe sorprenderti. Non è il debole sentimentalista che credi tu. A suo modo, è ambizioso.” Non stava proprio mentendo. Le parole chiavi qui erano a suo modo.
“È mio figlio. L’ho visto venire al mondo e da quel momento non gli ho mai tolto gli occhi di dosso. Lo conosco meglio di chiunque altro. Lui considera me crudele. Te?” Il vecchio lo indicò con il bicchiere e un sorriso partecipe. “Finirà per odiarti di certo.”
Lo sospettava. Di più, la parte più lucida e distaccata del suo essere o aveva già metabolizzato come certezza. La speranza che potesse cambiare, in qualche modo imprevedibile, che potesse arrivare a comprenderlo, o che tenesse abbastanza a lui da accettarlo, era l’unica cosa che gli faceva ancora apprezzare il tempo trascorso insieme. Ma, in fondo, cambiato lo avrebbe voluto ancora? Fey era Fey, arrogante e giusto e ingenuamente idealista. Spezzato e rattoppato.
“Vorrà dire che mi accontenterò del suo odio. Come ti ho già detto, vecchio, nessun principe vale tanto.”