COWT13

Feb. 22nd, 2023 11:42 pm
[personal profile] nemi23
Settimana: 1
Missione:
 M2
Prompt: 
14. Non mi importa di avere ragione se poi resto sempre da solo (Leo Gassmann – Terzo cuore)
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: /


Il re è solo

C’erano tre grandi problemi nella vita di Fey al momento. Il primo era il Gatto Nero.
In ordine di gravità, in realtà, sarebbe dovuto essere il terzo, ma Fey sentiva il bisogno di spacchettarlo per primo. Nell’arco di tre settimane, cioè dalla sua conoscenza, era passato dall’odiarlo, a dovergli la vita, all’odiarlo visceralmente, ad ammirarlo per la sua indipendenza, all’odiarlo di nuovo e più forte di prima. Ora? Era piuttosto sicuro di odiarlo ancora, solo che, occasionalmente, magari quando metteva da parte l’ego e la strafottenza, voleva anche scoparselo.
Non poteva farci niente. Parte di lui lo ammirava e avrebbe voluto essere come lui. Ed era abbastanza sincero con sé stesso da ammettere che era carino. Se solo non fosse stato così… impossibile, Fey si sarebbe sentito meno in colpa verso sé stesso. 
Il secondo grande problema riguardava suo padre. Il Grande Imbecille, aveva deciso di chiamarlo, che poi era come lo chiamava il Gatto Nero. Un nome azzeccato.
Il Grande Imbecille voleva distruggere i Quartieri Bui, e con distruggerli intendeva togliere il velo di ombre e lasciare che si integrasse con il resto del mondo alla luce. Una follia. Non saremmo sopravvissuti, nessuno di noi. Niente del nostro mondo sarebbe rimasto intatto. 
E Fey glielo aveva detto, dio quanto ci aveva discusso. L’unica cosa che aveva ottenuto era venire diseredato.
Il che riconduce al terzo grande problema della sua vita: il Piccolo Imbecille, suo fratello. Ora, con suo padre si era aspettato di fallire: in venticinque anni di vita non lo aveva davvero ascoltato neanche una volta, se non per sentirsi dire che aveva ragione. Fey aveva portato avanti la sua crociata solo per poter dire, a giochi conclusi, che lui comunque ci aveva provato. 
Ma Roy? Roy avrebbe dovuto stare dalla sua parte. Sostenerlo e spronarlo come aveva sempre fatto. Quel piccolo bastardo che, di fronte alla prospettiva di diventare il primo erede delle ceneri, gli aveva voltato le spalle non era suo fratello. 
La porta della sua camera si aprì, nonostante avesse espressamente ordinato di non disturbarlo finché non fosse uscito di propria iniziativa. Era il Gatto Nero, ovviamente. Non fece in tempo ad arrabbiarsi, solo a studiare la sua espressione. 
Il Gatto Nero non gli nascondeva mai i propri pensieri impudenti e quelli di alora gli parlavano di una sconfitta cocente. 
“La consulta?” Chiese comunque, per conferma.
“Sono tutti contro di te.”
Bene, la sua lista di problemi andava allungandosi.
Fey si abbandonò sulla prima poltrona che trovò. Chiuse gli occhi.
“Ricordami chi sono i miei alleati.”
“Non hai alleati. A parte me, ovvio.” Sorrise. Era una delle poche persone a cui sorridere non donava affatto. Gli affilava il volto, lo rendeva tagliente, più pericoloso del solito.
“Questo la dice lunga su come siamo messi.”
“A me dice solo che non dovrò dividere il mio bottino con nessuno, quando vinceremo.” 
Il Gatto Nero aveva ragione. Fey avrebbe dovuto fare piazza pulita di tutti quei traditori, il che significava cambiare i vertici di ogni quartiere, se non proprio di rimodernare tutto l’assetto. Suo padre. Suo fratello. Nessuno sarebbe potuto rimanere. Quando avrebbero vinto…
“Ha senso vincere a queste condizioni?”
Il Gatto Nero alzò la testa incuriosito. Si era messo a studiare una delle sue scacchiere. 
Fey continuò. “Che senso ha evitare una catastrofe, se rimarremo soli comunque?” 
“Non è da te fare queste domande.” Vero. Chissà cosa gli era preso.
“Rispondi alla domanda.”
Il Gatto Nero prese una pedina dalla scacchiera. “Il re è solo, dovresti saperlo bene.” Gliela lanciò, appositamente lontano dalla seduta, così da doverlo obbligare ad allungarsi. Quando tornò composto, lui si era già avvicinato a un soffio dalla poltrona. “Tu sai cosa va fatto, al contrario di quei ridicoli ratti. È l’unico motivo per cui sono dalla tua parte.”
Si avvicinò ancora di più. Gli occhi gli brillavano sotto il cappuccio. “Non ti preoccupare. Finché proseguirai sulla mia strada, non sarai solo.”
Ripensandoci, Fey aveva due grandi problemi. Uno era composto da suo padre, suo fratello, la consulta e tutti gli idioti del loro mondo che correvano verso un sogno di luce, senza notare la catastrofe che si frapponeva tra di loro. Questo era il problema più gestibile.
L'altro era uno spirito oscuro, la più profonda delle ombre, portatore di sventure e maldicenze e mal di testa, che aveva deciso di appollaiarsi sul suo grembo. Dio solo sapeva cosa voleva o perché. Era imprevedibile, inaffidabile, allergico all'autorità e troppo presuntuoso per anche solo arrivare a capire il concetto di "portare rispetto". Però gli diceva cose come "Hai ragione tu" e "Non sei solo" e "Questo regno è tuo" e Fey quasi ci credeva. Poteva immaginarsi con la corona in testa, i Quartieri Bui ai suoi piedi, una nuova notte che cala e tutto è come dovrebbe essere. Un’ombra dietro al suo trono, che se ne assicura.

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