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Settimana: 1
Missione: M2
Prompt: 20. Il cuore è un'armatura, ci salva ma si consuma (Mr. Rain – Supereroi)
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: /
Missione: M2
Prompt: 20. Il cuore è un'armatura, ci salva ma si consuma (Mr. Rain – Supereroi)
Fandom: Originale
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Non c’è cuore che non abbia mai sofferto
Lo scampanellio all’ingresso annunciò l’arrivo dell’ennesimo nuovo cliente della mattinata. Morgan era troppo indaffarato in quel momento per farci caso. Era solo al servizio al negozio, il maestro era uscito per degli acquisti dell’ultimo momento. C’erano almeno tre signore che curiosavano tra le vetrine, un vecchio lord tanto ignaro di essere circondato da strumenti delicati quanto sbadato e un mercante esperto di arti magiche, che cercava di strappargli uno sconto ad ogni costo.
No, non si accorse di chi fosse entrato per più di un’ora, non finché non lo ebbe di fronte al bancone, l’unico altro rimasto nel negozio.
“Signor Jenkins!”
Il Signor Jenkins era bello e triste come sempre, avvolto in una giacca di broccato che su chiunque altro sarebbe risultata pacchiana, e invece su di lui gridava “costoso e ricercato”. Non un capello fuori posto, o un gioiello poco meno che splendente, fatta eccezione per il sorriso, una curva appena accennata su cui la malinconia scivolava volentieri.
“Mi dispiace avervi fatto aspettare tanto.” Morgan si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa da offrirgli per farsi perdonare.
Il Signor Jenkins lo aveva aspettato per tutto quel tempo senza lamentarsi o indisporsi - una specie rara, tra i clienti - senza chiedere neanche una sedia, e non sembrava volergliene affatto. Non per niente era il suo cliente preferito.
Peccato che quella mattina non avesse avuto un momento neanche per fare il tè. Di offrirgli i biscotti induriti di tre giorni prima non se la sentiva proprio. Infine, non ebbe da porgergli che un sorriso contrito.
“Non darti pensiero, piccolo Morgan. Non ci si può proprio lamentare del servizio in questo posto, né di altro in verità.”
“Siete molto gentile, signore.”
Morgan andò comunque a prendergli una sedia su cui accomodarsi, tra quelle sparse nel negozio. Ne spolverò la seduta con una mano e invitò l’uomo ad accomodarsi, prendendogli bastone e cappello.
“Cosa posso fare per voi, quest’oggi?” Chiese, sistemando gli oggetti con attenzione da un lato del bancone.
“Vorrei il solito.”
Oh. Certo. Morgan non se ne stupì, ne fu solo dispiaciuto. “Sì, signore.” Pigolò con voce sottile, per poi andare a prendere la boccetta.
Si diresse al grande armadio a parete che aveva finito di sistemare giusto la sera prima con le nuove scorte. Più di cento cassetti, contenenti qualsiasi scrupolo l’essere umano si fosse mai posto. O almeno, quelli che si era posto il maestro.
Cercò la targhetta “Cor Armis”. Finse di non trovarla, quando sapeva benissimo che si trovava nella terza riga dall’alto, cinque posti da sinistra. Apriva quel cassetto una volta al mese, ormai da due anni, per un solo cliente. Temporeggiò perfino nel salire la scala.
Tornato con i piedi per terra, trattenne la fiala di cristallo in mano più del dovuto, con un pensiero sfilacciato in testa. Invece di metterlo in mano al signor Jenkins, come al solito, lo poggiò sul bancone.
“Altro, signore?”
Il signor Jenkins sollevò un sopracciglio biondo, sorpreso da quella deviazione della loro routine.
“Il maestro ha acquistato un nuovo metallo svela-verità, più duttile e malleabile. Ne ha fatto degli anelli stupendi.” Morgan corse a prenderli.
Appoggiò sul bancone il cofanetto con i cerchi sobri e raffinati per gli uomini e ne indicò alcuni, sperando di risvegliare un guizzo di curiosità nell’uomo.
“Questo si intona al vostro vestito. Questi invece sono più semplici, ma si regolano da soli e possono essere indossati su ogni dito e con qualsiasi cosa.”
Il signor Jenkins annuì distrattamente, più concentrato su di lui che non sugli anelli, a dir la verità.
“Quale mi consiglieresti tu?” Lo assecondò.
Morgan li studiò con più attenzione di quando li aveva messi in vetrina. “Questo.” Sfilò un cerchio d’argento con tre piccoli smeraldi. “Credo… che vi starebbe molto bene.”
Il signor Jenkins si sfilò il guanto e gli porse la mano.
Morgan dovette concentrarsi per non far tremare le proprie dita, trattenne persino il fiato. La pelle del signor Jenkins era morbida e calda, come se avesse appena finito di fare il bagno.
Una volta che il cerchietto fu al suo posto, accanto ad un altro dalla forma di serpente, sollevò il viso trepidante di sapere cosa ne pensasse l’uomo. Lui, però, stava fissando la boccetta sul bancone.
“Vorrei anche mostrarvi i nuovi carillon arrivati questa settimana, se me lo permettete.” Morgan lì indicò con foga, vicino alla cassa, quattro piccole scatole rotonde finemente decorate. “Sono state aggiunte le ultime canzoni delle corti e cambiano melodia a seconda dell’emozione più forte nella stanza.”
Ne afferrò una e la porse, già caricata, al signor Jenkins. Costui la guardò tra le sue mani, l'afferrò e la mise da parte. Poi, con somma sorpresa di Morgan, gli prese una mano nella sua.
“Mio piccolo Morgan, dimmi cosa c’è che non va oggi. Perché ti comporti così?”
“Io… Io sto solo facendo il mio lavoro, signore.”
Non riuscì a mantenere il suo sguardo. Non poteva credere che gli stesse tenendo la mano. Si chiese se poteva azzardarsi a stringerla. Sentì un calore sconosciuto irradiarsi da ogni punto di contatto e affondare nella pelle, nei muscoli e nelle ossa, trapassarlo da parte a parte. Era… strano.
Abbassò gli occhi. Un baluginio verde. Parlò con una tale facilità, da non rendersi conto di quello che stava dicendo. “Io mi chiedevo perché un uomo affascinante e gentile come voi si nega la possibilità di innamorarsi.”
Arrossì all’istante. Una parte di lui avrebbe voluto sfilare la mano da quella del signor Jenkins per coprirsi il viso, mortificato da tanta impudenza. Una parte più grande era consapevole che non avrebbe sciolto lui la presa per primo neanche se fosse scoppiato un incendio.
Il signor Jenkins piegò leggermente la testa. C’erano molte emozioni sul suo viso e Morgan si sorprese nel vedere che solo in minor parte erano negative.
Si scusò per quel piccolo tranello con una carezza del pollice. “Oh, piccolo Morgan. Ti auguro di non soffrire mai per amore, non lo meriteresti e non c’è niente di più doloroso per l’animo.”
“... È quello che è capitato a voi? Per questo non volete innamorarvi più?”
Il signor Jenkins annuì.
E Morgan, prima che potesse mordersi la lingua o tapparsi la bocca in qualunque modo, disse: “Per un uomo come voi io soffrirei. Forse lo sto già facendo.”