Settimana: 6
Missione: M1
Prompt: 1° o 2° persona, chiaroveggente
Titolo: La palla di vetro
Fandom: Originale
Rating: sfw
Warning: /
Note: /
C’era una crepa sulla palla di vetro. Andava da polo a polo, frastagliata quanto le Mille Cime ed era profonda abbastanza da dare vita ad una ragnatela di microfratture verso l’interno della sfera. Era… era l’aspetto che probabilmente avrebbe avuto la mia testa quando Leandro lo avrebbe scoperto. Era un disastro, un disastro di proporzioni epiche.
Passi e voci in corridoio mi fecero sobbalzare e gettare sulla palla di vetro per nasconderla. Nessuno entrò nel salone, ma l’istinto di coprire il misfatto non se ne andò.
Cercai nei dintorni un panno o un foulard. Sull’attaccapanni vicino alla porta, tra i mantelli, stava appeso uno scialle dalla trama stellata, sottile ma ampio. Corsi ad agguantarlo e ci avvolsi la sfera più volte, finché non fu più possibile vederne la superficie.
Vagliai velocemente le possibilità. Di portarla a Leandro e confessare non se ne parlava, mi avrebbero espulso dal corso di Chiaroveggenza senza pensarci due volte. Non sapevo come riparare la palla di vetro, o se esistesse un modo per ripararla. Costava più di quanto guadagnassi in un anno, non sarei mai riuscita a sostituirla prima che se ne accorgessero. Non mi restava altra scelta che sbarazzarmene e fingere ignoranza.
Con la sfera stretta al petto con una mano, seminascosta anche dalla manica larga, uscii dalla sala e presi la strada verso il magazzino. Ad ogni persona che sentivo avvicinarsi, cambiavo percorso, nel terrore di incontrare qualcuno di mia conoscenza o peggio, Leandro. Ci impiegai il doppio del tempo necessario, ma appena arrivata mi chiusi nella sezione dedicata alle palle di vetro.
Tolsi lo scialle dalla sfera e la spinsi in fondo ad uno scaffale, molto in fondo, con il lato crepato rivolto verso il legno. Afferrai un’altra palla e sgattaiolai via prima che qualcuno potesse vedermi.
Con un po’ di fortuna, sarei riuscita a mettere la nuova sfera sulla scrivania di Leandro senza che nessuno si accorgesse dello scambio. D’altronde, se fossi stata fortunata, la prima palla di vetro non si sarebbe rotta in quel modo.
Leandro era già arrivato. Stava rovistando nella libreria della sala con trasporto, spostando libri su libri con così poca delicatezza che, se lo avessi fatto io, mi avrebbe preso a male parole. Dava le spalle alla porta. Non sembrò accorgersi del mio ingresso.
La scrivania era a pochi passi, il cuscino vuoto letteralmente a portata di braccio. Per prima cosa ci misi sopra la palla di vetro e un po’ mi tranquillizzai a non sentirne più il peso sulle braccia. Solo un po’.
“Buongiorno, maestro,” salutai.
“Dov’è quella maledetta palla di vetro?” Leandro non perse tempo in convenevoli, non girandosi nemmeno per constatare la mia presenza. “L’ho lasciata qua prima di partire, sono sicuro!”
Respirai profondamente per tenere i nervi sotto controllo. La palla era al suo posto. Leandro sembrava sufficientemente frenetico.
Guardai meglio la sua scrivania: era ricolma di cianfrusaglie, il tonico ancora intoccato nella sua tazza. Potevo tentare?
“La palla di vetro è qua, maestro. Sulla scrivania.”
Leandro si voltò così velocemente che temetti sarebbe inciampato.
Indicai il cuscino. Lo sguardo allucinato che ricevetti non me lo sarei dimenticata finché campavo. Dovetti infilzarmi con le unghie i palmi delle mani per non ridere.
“Come è andato il viaggio?”
Non ricevetti risposta.
Leandro si gettò sulla scrivania come una gazza ladra, prese la palla in mano e se la rigirò tra le dita in tutte le direzioni.
Mi si bloccò un po’ il respiro da qualche parte lungo la trachea. Riuscii a tornare a respirare, tranquillizzarmi, vivere solo quando Leandro la mise giù, stendendo il viso nell’espressione che faceva quando era nel torto e minimizzava.