Apr. 12th, 2025

COWT14

Apr. 12th, 2025 08:53 am
 

Settimana: 6

Missione: M1

Prompt: 1° o 2° persona, chiaroveggente

Titolo: La palla di vetro

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: /


C’era una crepa sulla palla di vetro. Andava da polo a polo, frastagliata quanto le Mille Cime ed era profonda abbastanza da dare vita ad una ragnatela di microfratture verso l’interno della sfera. Era… era l’aspetto che probabilmente avrebbe avuto la mia testa quando Leandro lo avrebbe scoperto. Era un disastro, un disastro di proporzioni epiche.

Passi e voci in corridoio mi fecero sobbalzare e gettare sulla palla di vetro per nasconderla. Nessuno entrò nel salone, ma l’istinto di coprire il misfatto non se ne andò. 

Cercai nei dintorni un panno o un foulard. Sull’attaccapanni vicino alla porta, tra i mantelli, stava appeso uno scialle dalla trama stellata, sottile ma ampio. Corsi ad agguantarlo e ci avvolsi la sfera più volte, finché non fu più possibile vederne la superficie.

Vagliai velocemente le possibilità. Di portarla a Leandro e confessare non se ne parlava, mi avrebbero espulso dal corso di Chiaroveggenza senza pensarci due volte. Non sapevo come riparare la palla di vetro, o se esistesse un modo per ripararla. Costava più di quanto guadagnassi in un anno, non sarei mai riuscita a sostituirla prima che se ne accorgessero. Non mi restava altra scelta che sbarazzarmene e fingere ignoranza.

Con la sfera stretta al petto con una mano, seminascosta anche dalla manica larga, uscii dalla sala e presi la strada verso il magazzino. Ad ogni persona che sentivo avvicinarsi, cambiavo percorso, nel terrore di incontrare qualcuno di mia conoscenza o peggio, Leandro. Ci impiegai il doppio del tempo necessario, ma appena arrivata mi chiusi nella sezione dedicata alle palle di vetro.

Tolsi lo scialle dalla sfera e la spinsi in fondo ad uno scaffale, molto in fondo, con il lato crepato rivolto verso il legno. Afferrai un’altra palla e sgattaiolai via prima che qualcuno potesse vedermi. 

Con un po’ di fortuna, sarei riuscita a mettere la nuova sfera sulla scrivania di Leandro senza che nessuno si accorgesse dello scambio. D’altronde, se fossi stata fortunata, la prima palla di vetro non si sarebbe rotta in quel modo.

Leandro era già arrivato. Stava rovistando nella libreria della sala con trasporto, spostando libri su libri con così poca delicatezza che, se lo avessi fatto io, mi avrebbe preso a male parole. Dava le spalle alla porta. Non sembrò accorgersi del mio ingresso.

La scrivania era a pochi passi, il cuscino vuoto letteralmente a portata di braccio. Per prima cosa ci misi sopra la palla di vetro e un po’ mi tranquillizzai a non sentirne più il peso sulle braccia. Solo un po’.

“Buongiorno, maestro,” salutai.

“Dov’è quella maledetta palla di vetro?” Leandro non perse tempo in convenevoli, non girandosi nemmeno per constatare la mia presenza. “L’ho lasciata qua prima di partire, sono sicuro!”

Respirai profondamente per tenere i nervi sotto controllo. La palla era al suo posto. Leandro sembrava sufficientemente frenetico. 

Guardai meglio la sua scrivania: era ricolma di cianfrusaglie, il tonico ancora intoccato nella sua tazza. Potevo tentare?

“La palla di vetro è qua, maestro. Sulla scrivania.” 

Leandro si voltò così velocemente che temetti sarebbe inciampato.

Indicai il cuscino. Lo sguardo allucinato che ricevetti non me lo sarei dimenticata finché campavo. Dovetti infilzarmi con le unghie i palmi delle mani per non ridere.

“Come è andato il viaggio?”

Non ricevetti risposta. 

Leandro si gettò sulla scrivania come una gazza ladra, prese la palla in mano e se la rigirò tra le dita in tutte le direzioni.

Mi si bloccò un po’ il respiro da qualche parte lungo la trachea. Riuscii a tornare a respirare, tranquillizzarmi, vivere solo quando Leandro la mise giù, stendendo il viso nell’espressione che faceva quando era nel torto e minimizzava.


COWT14

Apr. 12th, 2025 09:35 am
 

Settimana: 6

Missione: M2

Prompt: 11. I was driving through the misty rain

just searching for a mystery train

bopping through the wild blue

trying to make a connection with you

This is Radio Nowhere

is there anybody alive out there?

(Radio Nowhere – Bruce Springsteen)

Titolo: Radio Nowhere

Fandom: Originale

Rating: sfw

Warning: /

Note: /


La pioggia cadeva da ore. Era una pioggia sottile, fastidiosa, che rimaneva sospesa in aria e dava l’idea di muoversi dentro un banco di nebbia. Obbligava Matthew a procedere lentamente, per evitare di andare fuori percorso.

L’auto avanzava lungo i binari arrugginiti, i fari sfioravano le pozzanghere. Tutta la carrozzeria vibrava per il terreno accidentato. 

Era difficile mantenere la concentrazione sulla strada, come avrebbe dovuto fare, piuttosto che lasciarla vagare sulle possibili implicazioni dell’avvistamento del giorno prima. 

Aveva visto un treno. Funzionante. Lento, sporco, ma reale. Era passato in quella direzione, avvolto nella nebbia, come un fantasma ostinato. Non era riuscito a raggiungerlo, sul momento, ma ora seguiva le sue tracce.

Sul sedile del passeggero, la sua radio portatile, modificata, con fili e manopole saldati a mano, saltellò per un dosso più alto dei precedenti. Era quasi ora della trasmissione, ma Matthew non voleva fermarsi e perdere altro terreno. 

Provò a maneggiare la radio con una mano sola, l’altra sul volante. Ci volle ancora più concentrazione e dovette rallentare un altro po’, ma riuscì a connettersi alla sua stazione e a portarsi il microfono davanti alla bocca.


Click.


"Questa è Radio Nowhere.

C’è qualcuno di vivo là fuori?"


Aspettò qualche secondo. Lo faceva sempre. Poi continuava:


"Oggi ho seguito i binari verso nord. Ho passato tre piccole stazioni abbandonate. Nessun segno di vita. La pioggia non smette. Il treno... forse era solo un’illusione, ma voglio crederci. Se qualcuno ascolta, rispondete. Domani arriverò all’aeroporto di Marlowe. Fine trasmissione."


Click.


Le onde restavano mute. Sempre mute. Ma ogni giorno lui ritentava, come un rito, come un mantra. Non c’era molta speranza di ricevere risposta, ma se non altro lo aiutava a rimanere sano di mente. Una specie di diario, che forse un giorno qualcuno avrebbe ascoltato - o forse no, forse era l’ultimo uomo rimasto sulla terra.


Giorni dopo


L’aereo era un Cessna sfigurato, trovato in un hangar miracolosamente intatto. 

Matthew aveva imparato a volare molti anni prima, quasi per gioco, da uno zio pilota con la fissa per i motori degli aerei e abbastanza geniale da averne brevettato uno. 

Ora era atterrato su una pista di volo consumata, con carrelli elevatori lasciati allo sbaraglio, circondata da alberi morti. Il cielo era grigio e immobile, come in attesa di qualcosa.

Eppure il volo era stato infruttuoso.

Si era spinto fino alla costa, fino al mare aperto persino, nella speranza di trovare qualcosa.

Matthew scese, sistemò l’antenna piegata, accese la radio e si sedette sul carrello dell’aereo.


Click.


"Questa è Radio Nowhere.

C’è qualcuno di vivo là fuori?"


Una pausa. Il vento passava tra le lamiere.


"Ho volato per novantatré minuti, sopra al porto di Marlowe e dintorni. Nessun segnale. Nessun fuoco acceso. Ma il mondo visto da sopra... sembra meno morto, da lassù. O forse mi sto solo abituando al silenzio. Sono all’aeroporto di Marlowe. Rimarrò qui due giorni. C’è un po’ di carburante, un tetto, lattine di cibo. Se mi senti, rispondi. Qualsiasi cosa. Anche solo un rumore."


Click.


Rimase lì, con la radio accesa vicino al petto. 

La pioggia si era fermata il giorno prima. Ora non c’era che rumore di vento. Il vento, il suo respiro e il suono statico di una radio inascoltata.


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