![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Settimana: 6
Missione: M2
Prompt: 11. I was driving through the misty rain
just searching for a mystery train
bopping through the wild blue
trying to make a connection with you
This is Radio Nowhere
is there anybody alive out there?
(Radio Nowhere – Bruce Springsteen)
Titolo: Radio Nowhere
Fandom: Originale
Rating: sfw
Warning: /
Note: /
La pioggia cadeva da ore. Era una pioggia sottile, fastidiosa, che rimaneva sospesa in aria e dava l’idea di muoversi dentro un banco di nebbia. Obbligava Matthew a procedere lentamente, per evitare di andare fuori percorso.
L’auto avanzava lungo i binari arrugginiti, i fari sfioravano le pozzanghere. Tutta la carrozzeria vibrava per il terreno accidentato.
Era difficile mantenere la concentrazione sulla strada, come avrebbe dovuto fare, piuttosto che lasciarla vagare sulle possibili implicazioni dell’avvistamento del giorno prima.
Aveva visto un treno. Funzionante. Lento, sporco, ma reale. Era passato in quella direzione, avvolto nella nebbia, come un fantasma ostinato. Non era riuscito a raggiungerlo, sul momento, ma ora seguiva le sue tracce.
Sul sedile del passeggero, la sua radio portatile, modificata, con fili e manopole saldati a mano, saltellò per un dosso più alto dei precedenti. Era quasi ora della trasmissione, ma Matthew non voleva fermarsi e perdere altro terreno.
Provò a maneggiare la radio con una mano sola, l’altra sul volante. Ci volle ancora più concentrazione e dovette rallentare un altro po’, ma riuscì a connettersi alla sua stazione e a portarsi il microfono davanti alla bocca.
Click.
"Questa è Radio Nowhere.
C’è qualcuno di vivo là fuori?"
Aspettò qualche secondo. Lo faceva sempre. Poi continuava:
"Oggi ho seguito i binari verso nord. Ho passato tre piccole stazioni abbandonate. Nessun segno di vita. La pioggia non smette. Il treno... forse era solo un’illusione, ma voglio crederci. Se qualcuno ascolta, rispondete. Domani arriverò all’aeroporto di Marlowe. Fine trasmissione."
Click.
Le onde restavano mute. Sempre mute. Ma ogni giorno lui ritentava, come un rito, come un mantra. Non c’era molta speranza di ricevere risposta, ma se non altro lo aiutava a rimanere sano di mente. Una specie di diario, che forse un giorno qualcuno avrebbe ascoltato - o forse no, forse era l’ultimo uomo rimasto sulla terra.
Giorni dopo
L’aereo era un Cessna sfigurato, trovato in un hangar miracolosamente intatto.
Matthew aveva imparato a volare molti anni prima, quasi per gioco, da uno zio pilota con la fissa per i motori degli aerei e abbastanza geniale da averne brevettato uno.
Ora era atterrato su una pista di volo consumata, con carrelli elevatori lasciati allo sbaraglio, circondata da alberi morti. Il cielo era grigio e immobile, come in attesa di qualcosa.
Eppure il volo era stato infruttuoso.
Si era spinto fino alla costa, fino al mare aperto persino, nella speranza di trovare qualcosa.
Matthew scese, sistemò l’antenna piegata, accese la radio e si sedette sul carrello dell’aereo.
Click.
"Questa è Radio Nowhere.
C’è qualcuno di vivo là fuori?"
Una pausa. Il vento passava tra le lamiere.
"Ho volato per novantatré minuti, sopra al porto di Marlowe e dintorni. Nessun segnale. Nessun fuoco acceso. Ma il mondo visto da sopra... sembra meno morto, da lassù. O forse mi sto solo abituando al silenzio. Sono all’aeroporto di Marlowe. Rimarrò qui due giorni. C’è un po’ di carburante, un tetto, lattine di cibo. Se mi senti, rispondi. Qualsiasi cosa. Anche solo un rumore."
Click.
Rimase lì, con la radio accesa vicino al petto.
La pioggia si era fermata il giorno prima. Ora non c’era che rumore di vento. Il vento, il suo respiro e il suono statico di una radio inascoltata.