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Chiesa del Rame di Ottima Qualità
LISTA VIOLA
14 – Sfortuna
Partenze tempestose
Diluvia.
Non la pioggerella leggera di inizio autunno. Non la pioggia con il vento sferzante che viene dal mare. Diluvia come se gli dei del cielo gettassero secchiate d’acqua sulla terra per affogare un insetto.
Ailo osserva la pioggia battente come se ce l’avesse con lui personalmente, mentre alle sue spalle i domestici finiscono di portare i bagagli all’ingresso. Tipico, che ci sia un sole che spacca le pietre per tutta l’estate e piova proprio il giorno della partenza del suo viaggio. Un viaggio rilassante, con il Viandante, per dimenticarsi dello scandalo di Atlante e ritrovare la pace con sé stessi. Chi mai ha ritrovato la pace con sé stessi sotto un diluvio.
«Sicuro di non voler rimandare la partenza?»
Ailo scuote il capo. Ha stilato un programma e ha intenzione di rispettarlo, a partire dall’appuntamento al molo per salpare sull’Aquila di Mare.
«Ho già fatto chiamare la carrozza. Viaggeremo lenti e umidi, ma dovremmo comunque arrivare in tempo al porto.»
Il Viandante annuisce, prendendogli una mano per allontanarlo dal portico.
§
Ci sono voluti venti minuti per caricare tutti i bagagli sulla carrozza – Ailo, al contrario del Viandante, non viaggia leggero – e altri cinque per convincere i cavalli a fare il loro dovere sotto quella pioggia sferzante. Procedono sulla via maestra alla metà della velocità a cui andrebbero a cavallo. Tenendo conto di tutto ciò, dovrà sborsare una bella mancia al capitano di vascello per l’enorme ritardo con cui si presenteranno, nonostante abbia già mandato qualcuno ad avvisare.
Ailo si sforza di mitigare il pessimo umore, sforzandosi di essere positivo. Sì, è vero, la partenza poteva essere migliore, ma il suo primo viaggio con il Viandante è finalmente iniziato. Sono all’asciutto e non devono farsi il tragitto a dorso di cavallo. Possono godersi i cuscini, il vino e la reciproca vicinanza.
Nel momento in cui pensa di mettere in pratica tale vicinanza, mettendo una mano sulla coscia del suo compagno di viaggio, uno strattone in avanti, improvviso e brusco, accompagnato da uno schiocco per niente rassicurante, lo fa rovinare addosso al Viandante.
La carrozza si ferma con un lamento. I cavalli nitriscono. È abbastanza sicuro che il cocchiere stia imprecando.
Il Viandante gli chiede se si è fatto male e lo aiuta a mettersi in posizione eretta, per quanto possa permetterlo il tetto della carrozza. È in quel momento che Ailo si rende conto che, sotto i suoi piedi, le tavole di legno pendono come se si stessero arrampicando su per una montagna.
Oh, no. No, no, no.
Ailo spalanca la porta, incurante della pioggia che lo aggredisce. Salta giù e lo scenario che teme gli si para davanti: incastrata tra due rocce fangose, la ruota anteriore sinistra è spaccata in almeno due punti; tre considerando la frattura sull’asse. Il moncone è impalato al suo, portandosi dietro la carrozza e causandone l’inclinazione. Non c’è modo di ripartire.
§
Quindici minuti di imprecazioni, maledizioni scagliate al cielo, disperazione e tentativi vani del Viandante di farlo rientrare all’asciutto nella cabina dopo, Ailo ha ritrovato quel poco di lucidità sufficiente per adattarsi a un – secondo – piano alternativo.
Staccano i cavalli dall’ormai inutilizzabile carrozza e li caricano con più bagagli possibile, con una dovuta selezione che peggiora oltre ogni misura l’umore di Ailo. Del resto dei suoi averi e del salvabile della carrozza lascia che ne disponga il cocchiere, che ritorni tutto alla tenuta.
Ailo e il Viandante montano a cavallo e, bagnati fradici, si lanciano verso il porto, con la rapidità massima consentita dal terreno scivoloso, la vista ridotta e il peso aggiuntivo. Le povere bestie si meritano una fornitura a vita di mele.
Vedere il profilo del molo, della cabina di porto e delle varie barche ancorate lo fa quasi commuovere. Sente i propri nervi sfibrati e pronti a cedere. Probabilmente si farà un bel pianto, una volta al riparo nella cabina privata, e poi distruggerà qualcosa.
Cerca con occhi ristretti il profilo dell’Aquila di mare. Non riesce a ricordare in che molo fosse ormeggiata, ma in ogni caso non avrebbero dovuto esserci tante navi così grandi quel giorno.
Non può essere già salpata. Sì, sono in ritardo di due ore, ma diluvia, per il nome del sole! Non si salpa con quella tempesta. Non può essere già salpata.
Costringe il Viandante e i cavalli a percorrere con lui tutto il porto, lentamente, attentamente osservando ogni imbarcazione con più di un albero.
Dell’Aquila di mare, nessuna traccia.