09/10
Chiesa del Rame di Ottima Qualità
LISTA VIOLA
4 – Ametista
Arti Dimenticate
«Ho una cosa per te.»
A guardar la sua faccia, la “cosa” che Fey ha per lui è il tesoro più inarrivabile al mondo. Preziosa e impossibile da ottenere per chiunque se non per il perfetto principe Fey. Ottenuta attraverso mille peripezie, compresa quella di strisciare su per il camino più lungo della città.
«È fuliggine quella che hai sul viso?» Il Gatto Nero punta un dito verso l’area interessata. Il contrasto con l’aura dorata del principe non è neanche così sgradevole in realtà – lo rende meno perfetto, meno finto. Più corruttibile – gli piace.
Fey scaccia il dito come fosse un insetto indegno della sua attenzione e gli spinge in grembo un cofanetto in legno intarsiato.
È una di quelle scatoline dove si tengono i gioelli, con l’interno imbottito e l’esterno decorato a dire “guardami, aprimi e muori d’invidia”. Un sacco di dame ne hanno in abbondanza sui propri comò.
È strano come regalo, da parte di Fey.
«Seriamente, ragazzo d’oro, cos’hai fatto alla faccia?» Chiede il Gatto Nero, e temporeggia, e si rigira il cofanetto tra le dita, rimandandone l’apertura. Se gli sta regalando una spilla o qualcosa di altrettanto pacchiano, che le ombre lo trattengano o…
Fey scaccia di nuovo un invisibile insetto. «Niente. Sono stato dal Forgia-Vincoli.» E questo meriterebbe almeno un’altra domanda, ma l’espressione piena di aspettativa di Fey gli dice che la conversazione non si sposterà in quella direzione. «Dai, aprilo.»
Lo apre.
Il cofanetto non contiene proprio un gioiello, ma una pietra grande quanto il pugno di un neonato. Piuttosto preziosa da come luccica alla luce delle candele.
La prende in mano e Fey trattiene il fiato.
Onestamente, il Gatto Nero non sa che farci. La ruota da una parte all’altra. Non ci sono pendagli o catenelle. Magari è un fermacarte.
«È-»
Fey è incapace di trattenersi. «È un ametista» dice tutto tronfio, con l’aria di uno studente che ha battuto sul tempo il maestro. Ha ancora quella fastidiosa aspettativa appollaiata sulle pieghe del viso.
«È… bella.»
Gli angoli della bocca di Fey si abbassano di un millimetro. Ah, cosa sbagliata da dire.
«Mi piace il colore.»
Altro millimetro perso, e una ruga in più tra le sopracciglia.
Si tappa la bocca. Non gli viene in mente niente di meglio, oltre a “sembra abbastanza spigolosa da cavare l’occhio a qualcuno, con la giusta mira”.
Fey ha ormai l’aria bastonata. «Pensavo potesse esserti utile» dice, sconsolato.
Vuole davvero lasciarmi cavare l’occhio a qualcuno? «Per…?»
«È un’ametista.» Aggrotta le sopracciglia, il primo segno di sospetto tra gli occhi. «Non si usa nelle Arti Dimenticate?»
Oh, questa è divertente. «Perché mai si dovrebbe usare un sasso nelle Arti Dimenticate?»
Un sasso, una pietra, una qualsiasi altra cosa. Non funzionano così le Arti Dimenticate. Non ci sono mezzucci o scorciatoie. Nessun oggetto o parola, solo volontà perse nelle Ombre. Ed è sicuro di averlo spiegato a Fey.
Il principino dalla memoria corta, però, ha ancora la faccia corrucciata. «Ho letto- Mi avevano giurato che- Era una fonte attendibile!»
È davvero divertente. Il Gatto Nero si lascia andare ad una risatina. «Più di me?»
Fey è ormai oltre l’insoddisfazione. Fa per riprendere la pietra, ma lui lo precede e la chiude nel pugno.