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Settimana: 6
Missione: M3
Prompt: La porta tra i mondi
Titolo: La Porta
Fandom: Originale
Rating: sfw
Warning: /
Note: /
È un giorno qualunque di primavera, in un paese qualunque in mezzo alla campagna. Nel bel mezzo di una piazza, appare una porta. Una porta. Niente cornice, nessun muro, nessuna spiegazione. Solo una porta di legno scuro, alta, fredda al tatto. Con la maniglia in ottone, la chiave della serratura sigillata.
Non si sposta. Non si apre se la si forza. Non reagisce. Non fa nulla.
All’inizio la gente ci passa accanto perplessa ma senza fermarsi, pensa a una trovata artistica o a una protesta, un’accusa silenziosa a dio solo sa cosa. Qualche passante annoiato si avvicina, prova a toccarla. Qualcuno scatta una foto, fa un post sui social.
Poi arrivano i media, il governo, i filosofi, i cospirazionisti, la Chiesa. I meme.
La porta diventa virale, poi diventa tabù. Nessuno è in grado di dare una spiegazione.
Le autorità la recintano e la dichiarano "potenzialmente pericolosa". Una sfilza di segnali allarmanti compare sulla piazza, insieme a scienziati e attrezzature ingombranti. Arrivano, fanno rumore e se ne vanno come sono arrivati, insoddisfatti.
Le religioni la proclamano segno divino, oppure satanico. Correnti diverse si schierano da una parte e dall’altra, raccogliendo fedeli come margherite.
I politici si dividono: alcuni vogliono aprirla, altri vogliono distruggerla, altri ci fanno sopra campagne. Nessuno ha idea di che cosa sta parlando, ma per nessuno è una necessità saperlo per parlare.
Alla fine, le persone comuni smettono di farci caso, come fosse un semaforo rotto. La porta diventa parte della piazza e la vita continua.
§
È un giorno qualunque d’autunno, in una piazza come ce ne sono tante nel mondo. Un ragazzino gioca con la palla, la calcia da una parte all’altra divertendosi a inseguirla. Usa la porta e il lampione più vicino come pali di una rete. Fa gol. Fa gol. Fa gol. Quando prende il palo, si avvicina per recuperare la palla.
La palla è finita dietro la porta.
Si aggrappa alla maniglia per dondolarsi da una parte, affacciandosi oltre il legno, cercando la sua palla.
La maniglia gira con un click e la porta si apre.
Il ragazzino si sbilancia e si sporge oltre l’uscio. Scompare.
Pochi lo notano. Nessuno corre per tentare di acciuffarlo. Trattengono il fiato mentre la porta si richiude.
La voce si sparge. Il paese è di nuovo in subbuglio. La gente torna ad interessarsi alla porta, a cercare di aprirla. Tornano i segnali di pericolo, i pellegrinaggi religiosi, i comizi politici.
Ma la porta non si riapre.
§
È un giorno qualunque in un luogo che non ha stagioni. Che forse non è neanche un luogo, non se lo si intende circoscritto. È più una porta, che conduce in molti posti.
Un ragazzo apre e chiude la porta. La oltrepassa, si volta, chiude e apre e la oltrepassa di nuovo. Ci passa dentro così tante volte da perdere il conto, ma non si ferma finché non è soddisfatto. Finché il mondo in cui entra non è quello che sta cercando.
Mette piede in una piazza, come ce ne sono tante in quel mondo. Tutto, dai lampioni e le panchine scrostati, agli anziani passanti annoiati, alla palla da calcio sgonfia abbandonata su un’aiuola, gli parla di un paese di campagna. Tutto gli sembra familiare.
Sorride e chiude la porta dietro di sé.