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Settimana: 6
Missione: M2
Prompt: 01. An old man by a sea shore at the end of day
gazes the horizon with sea winds in his face
Tempest-tossed island, seasons all the same
anchorage unpainted and a ship without a name
(The Islander – Nightwish)
Titolo: La nave senza nome
Fandom: Originale
Rating: sfw
Warning: /
Note: /
Un’altra tempesta è appena finita, lasciando dietro di sé un cielo terso di un azzurro cangiante e la terra satura come una spugna. Il terreno è più scivoloso, quasi melmoso, e rende la camminata verso la spiaggia particolarmente rischiosa per Arthur.
L’uomo osserva la strada dalla finestra. La collina dove si trova la sua casa è ammantata di sottili fili d’erba tutto l’anno, che si fanno più radi man a mano che scendono verso la spiaggia, per lasciare spazio alla sabbia. Le stradine che la circondano sono sottili ferite bianche su un tappeto verde chiaro e ricordano le scie di spuma sulla superficie del mare. All’orizzonte, le nuvole cariche di pioggia sono ancora visibili, anche se si stanno allontanando verso il mare aperto.
Decide che farà il giro largo. Impiegherà più tempo e si stancherà di più, ma almeno non rischierà di scivolare e trovarsi a terra. È sicuro che non riuscirebbe più a rialzarsi.
Prende il cappello, cerca di annodarsi la sciarpa e lascia perdere quando non riesce a sollevare abbastanza le braccia per un secondo giro intorno al capo. Recupera il bastone da passeggio, il suo preferito, quello con la punta larga e gli sticker a forma di conchiglie attaccate sull’asta. Prima di uscire, lancia uno sguardo alle cornici attaccate alle pareti.
Non gli restano che cornici, ormai.
Appena mette piede fuori dalla porta, il vento della sera lo saluta con un entusiasmo evitabile, schiaffeggiandogli la faccia. Porta con sé l'odore dell’oceano e il canto dei gabbiani che bazzicano giù al porto.
Arthur cammina fino alla spiaggia, il bastone che affonda nel terreno morbido, i tratti sdrucciolevoli che lo costringono a piccoli passi. Quando finalmente affonda i piedi nella sabbia è un sollievo.
Si dirige verso la sedia che ha portato laggiù due o tre anni fa - non ricorda di preciso quando, le stagioni gli sembrano tutte uguali ormai, costellate da tempeste. La seduta scricchiola tanto quanto lui, ma regge ancora.
Il sole ha iniziato a tramontare proprio in quel momento, ed è facile da guardare persino per i suoi occhi stanchi. Il cielo comincia a dipingersi di colori spettacolari, ancora in grado di sorprenderlo.
Persino la carezza del vento è più sopportabile, Arthur lascia che gli scompigli i capelli e giochi con la sua sciarpa.
Solo dopo qualche minuto di pacifica contemplazione, si accorge che quella sera c’è qualcosa di diverso. È il mare: è calmo come vetro, come non lo è mai dopo una tempesta.
E dopo il mare, si accorge anche di un’altra stranezza. Una nave all’orizzonte. Non è grande, ma distinta, elegante, bianca come le piume dei gabbiani. Non ha vele, avanza lenta, punta dritta sulla riva.
Quando è abbastanza vicina da superare la prima barriera di scogli, vira e mostra ad Arthur il fianco. Sulla prua, nessun nome inciso, nessuna bandiera.
Arthur si alza in piedi, sentendo il cuore battere come non succedeva da anni. Qualcosa dentro di sé cambia.
Qualcosa lo pervade da capo a piedi. Non è paura. È come riconoscere una vecchia canzone dimenticata, o l’odore di casa dopo un lungo viaggio.
Non c’è nessuno a bordo. Nessun volto, nessuna voce, ma Arthur sa. Quella nave è per lui.
Sorride, guarda un’ultima volta il tramonto; poi si avvicina lentamente alla riva.
Il vento gli spettina i capelli grigi, gli asciuga gli occhi lucidi.
Il suo bastone affonda nella sabbia bagnata e lì rimane, incagliato. Arthur non perde tempo a tirarlo via, lascia la presa e procede da solo, l’acqua già alle ginocchia.
Un passo ed è alla cintola.
Un altro passo e gli arriva alle spalle.
La nave sembra improvvisamente molto più vicina. Arthur allunga una mano e, appena sente il legno solido sotto le dita, si lascia andare al mare.