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Chiesa del Rame di Ottima Qualità
LISTA VIOLA
13 – Sonno profondo
Sogni d’oro, dolcezza
Il sole è tramontato da ore e altrettante ore mancano prima che sorga di nuovo. La notte è così buia da fare un favore alle stelle, che brillano più luminose che mai, imitate ridicolmente dai lampioni in strada. Sono le ore più calme, quando è troppo tardi per gozzovigliare ancora in giro e troppo presto per cominciare a lavorare. Le botteghe sono chiuse. Le taverne sono chiuse. Tutti tornano a collassare a casa propria.
Anche i bordelli chiudono a quest’ora. O meglio, le porte chiudono: chi ha pagato fino all’alba può restare, chi non lo ha fatto se ne deve andare e non si prendono nuovi clienti fino alla sera dell’indomani. I ragazzi del Giglio Rosso possono finalmente cominciare a riposare.
Alain sente l’acqua calda della vasca cullarlo verso il sonno e vorrebbe solo abbandonarcisi. Ha promesso, tuttavia, di passare da Maej prima. Il ragazzo ha avuto i suoi primi clienti stanotte e, a prescindere dalla preparazione, non deve essere stata una passeggiata.
Alain ricorda bene le sensazioni della sua prima notte. Un po’ di compagnia e di affetto spassionati, innocenti, sono ciò che ci vuole ora. Magari insieme a della cioccolata calda.
Con un grugnito esausto si solleva dalla sua culla bagnata. Una volta asciutto e rivestito, fa tappa in cucina prima di dirigersi verso la camera del suo amico.
Entra senza bussare, sicuro di non trovarci altri che Maej ormai.
La stanza è, prevedibilmente, un macello. Maej è disordinato di natura. Per di più quando hai tre clienti di fila non hai davvero tempo di fare molto all’ambiente, se non gettare le lenzuola usate da una parte e far sparire i soldi nel doppio fondo di un cassetto.
Alain riconosce il letto a baldacchino al centro della camera, dove ha giocato con Maej per settimane in vista di quella notte, e il mucchietto di lenzuola ammonticchiato sotto il materasso. Sopra, steso e abbandonato a sé stesso, c’è il suo amico.
Una brutta sensazione si impadronisce di lui. Si avvicina velocemente al letto, cercando di scorgere il suo viso. Con un grado di abitudine sinceramente desolante, la vista corre a catalogare ogni segno fuori posto sul corpo di Maej, cercando sulla pelle scoperta e nei punti dove è più facile trovare delle abrasioni.
Non sembra ci sia niente di più serio di un sano rossore post-sesso.
«Maej?» Chiama dolcemente, chinandosi all’altezza del suo viso.
Con una mano gli scosta delicatamente i ricci da davanti gli occhi, scoprendoli chiusi. Il suo respiro, profondo e costante, arriva a riscaldargli la pelle del polso.
Ad un secondo richiamo, Maej risponde con un leggero russare.
Alain ridacchia e non se la sente proprio di disturbare quel meritato riposo. D'altronde, se il suo pupillo riesce a dormire così pacificamente, il suo animo non deve essere poi così turbato.