COWT13

Mar. 22nd, 2023 07:06 pm
[personal profile] nemi23
Settimana: 5
Missione:
 M3
Prompt:
 01. La V: una persona ha una relazione con altre due, che però non hanno una relazione tra loro
Fandom: Originale
Rating: T
Warning: prostituzione
Note: /

Le chiavi del Giglio Rosso

C’erano tre cose che, a parere di Morgan Delkirk, non dovevano mancare in una città portuale: un porto abbastanza grande da entrarci comodamente, buone locande dove sostituire la puzza di pesce con quella di birra scura e cacciagione arrosto, e gambe compiacenti in mezzo alle quali affondare con piacere. Rea Marina, discreto incrocio commerciale sul confine, era discretamente fornita delle prime due e insuperabile sulla terza. 

Magari i pellegrini di passaggio o i contadinotti di periferia non lo sapevano, ma l’attrazione principale della città, il Giglio Rosso, era la miglior casa di piacere di tutta la costa, se non del Mar Mesto tutto. Era il motivo per cui i nobili decidevano di piazzare le loro case di villeggiatura lì, piuttosto che altrove. Il motivo per cui nessun capitano di mare, pirata o corsaro o cacciatore di tesori che fosse, avrebbe mai dato noie alla città. Morgan si sarebbe erto a suo protettore, piuttosto, per preservarne le virtù.

Come tutte le volte che si apprestava a prendere il largo per mesi, prima aveva deciso di fare tappa a Rea Marina, così da portare dolci ricordi con sé lungo il suo viaggio. Il Giglio Rosso non l’aveva mai deluso.

Nonostante ormai si definisse un cliente abituale, all’ingresso le guardie lo squadravano ancora con piglio critico e mani alla cintura armata. La clientela si faceva più selezionata ogni anno che passava. I suoi uomini non avevano più speranze di entrare, ma Morgan Delkirk poteva vantare dita piene di gioielli e saccocce ancora più piene. 

“Ordunque, buonasera signori. Questa sera non si bada a spese.” Recuperò un paio di monete d’oro dalle tasche e le lanciò ai due omaccioni. “Ho un paio di fiorellini che mi aspettano dentro e tanta fame del loro nettare.”

Li lasciò a mordere il loro oro, superando le colonne screziate senza alcun ammonimento. 

All’interno, quello che ormai era un vero e proprio palazzo si apriva con un ingresso ovale, spoglio di suppellettili ma ricco di affreschi sulle pareti. Affreschi dei ragazzi e delle ragazze che lavoravano per il Giglio. Bellissimi, sinuosi e irraggiungibili. Niente di troppo dichiarato o lussurioso, ma abbastanza per catturare l’occhio e accendere la curiosità negli animi. Quel salottino era un assaggio delle pietanze della città, pietanze inebrianti, e il menù per ordinare era a pochi passi di distanza.

Morgan lasciò perdere gli affreschi, che tanto conosceva a menadito, e si avvicinò al tavolo centrale. Di marmo e rotondo come la stanza, era ulteriormente appesantito da una trentina di chiavi, diverse le une dalle altre per forma, materiale e decorazioni. Un paio di altri clienti imbellettati si aggirava lì intorno, valutando quegli oggettini come fossero complicati contratti mercantili. Due servi attendevano compiti in un angolo.

Il Giglio Rosso aveva un singolare quanto a suo parere divertente metodo per scegliere l’intrattenitore della serata. Quelle chiavi parlavano dei loro proprietari più di qualsiasi affresco. 

Trovò subito quelle a lui più familiari. Una era argentata con intarsi blu e rossi, affilata come un tagliacarte e circondata da un motivo a doppia elica, sempre in metallo, semplice ma elegante. Pesava al tatto come piombo e prometteva sicurezza, versatilità e nudo piacere.

L’altra, non distante, era infiocchettata di nastri verdi su una struttura principale a cerchio, spessa, brunata come la pelle del proprietario dopo una giornata di sole. Una pietra al centro, circondata da altre più piccole, catturava la luce delle candele e quella morente del tramonto. 

Morgan la prese e se la portò al viso. Il profumo di mandorle e melograno, morbido e intenso, bastò a cancellare l’acqua salmastra che per mesi gli aveva occupato le narici.

Sospirò. Qui veniva la parte difficile. Sia Ilya che Maej erano chiaramente disponibili quella sera. 

Un servo fattosi avanti al suo slancio di trasporto, tornò nel suo angolo appena lo vide prendere in mano anche l’altra chiave. Provocò in Morgan una punta di fastidio. Non era mica una decisione facile. Sarebbe stato molto più semplice averli entrambi contemporaneamente, ma i ragazzi accettavano che li frequentasse entrambi solo finché non erano nella stessa stanza. E sì che, se invece chiamava chiunque altro, anche metà bordello, erano felici di annegare con lui  in un’orgia di tutto rispetto. 

Magari quella notte poteva averli comunque entrambi, prima uno e poi l’altro. I soldi non gli mancavano e presto sarebbe partito per mare, diamine, meritava di goderseli tutti e due. E se nel mentre qualche altro cliente avesse reclamato uno di loro, avrebbe aspettato. Non aveva fretta. In effetti, poteva tranquillamente passare tutto il giorno successivo lì dentro.

Le due chiavi occupavano così bene i suoi palmi e nessuna delle due lo ispirava più dell’altra.

Fu invero uno degli altri clienti a forzargli la mano. Un tizio vestito di buon tessuto ma con pessimo gusto, con pochi peli in testa e troppi nelle orecchie. Puntò lo sguardo sulla chiave di rubini e zaffiri, come se fosse ancora sul tavolo, come se Morgan non la stesse accarezzando con dita possessive. 

Il capitano rimise la chiave infiocchettata sul tavolo. Afferrato un carboncino dal contenitore in porcellana al centro del tavolo, scrisse unicamente “Capitano” sul piccolo carnet legato all’altra chiave e la consegnò al servo che si fece avanti, con tutta l’ostentazione che quel patetico piccolo aristocratico si meritava. Il servitore sgattaiolò via attraverso una delle porte laterali.

Maej, dunque, sarebbe stato il primo. Morgan cullò la propria mente con il pensiero del ragazzo che tra qualche minuto sarebbe comparso tra le tende dello stesso ingresso. Vestito di seta fresca come piaceva a lui, appoggiato all’uscio di schiena, le braccia incrociate e le bellissime labbra serrate di disappunto. Come se l'avesse fatto aspettare troppo.

Sì, Morgan voleva proprio quello. Non vedeva l’ora. Avrebbe passato la notte nel letto di Maej, e sorpreso Ilya il giorno dopo con una colazione che desse un senso alla giornata.


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