COWT13

Mar. 4th, 2023 02:29 pm
[personal profile] nemi23
Settimana: 2
Missione:
 M1
Prompt:
 Un personaggio si prende cura di un altro personaggio infortunato, malato, e/o bisognoso di conforto 
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: /                                                                                                                                                                               
Buon riposo e bei sogni

La chimera si rifiutò di farsi aiutare dai monaci, così come dal cerusico della tenuta. Non si faceva toccare, gridava e cercava di sfuggire a ogni mano protesa verso di lui, benevola che fosse. In effetti, rimase tranquillo solo finché tra le braccia del suo salvatore.
Vaniard aveva troppa pena di lui per risultarne infastidito. 
Alla fine, dispose che portassero gli unguenti e tutto l’occorrente medico nelle sue stanze. Diede ordine di preparare qualcosa di caldo da mangiare, magari un brodo, un bagno e dei vestiti asciutti e puliti che potessero adattarsi alle insolite forme della creatura.
“Che ne dici di Ama? Significa Vento nella lingua d’occidente. Ti piace?”
La chimera non rispose. Vaniard se lo aspettava. Negli ultimi dieci minuti aveva persino smesso di gemere, più o meno da quando aveva dovuto spogliarlo per valutare le sue ferite nella loro interezza. 
Gliel’avrebbe risparmiato volentieri, ma purtroppo non c’era alternativa. Aveva solo contusioni superficiali per fortuna, i danni maggiori sembravano derivare dalla stanchezza, la malnutrizione e probabilmente la mancanza di sonno. 
Vaniard lo aveva rivestito il prima possibile, toccato meno di quanto avrebbe toccato una nobile vergine e preso a parlare di sciocchezze per riempire il silenzio soffocante della stanza. 
“Soril? C’è una piccola cascata all’inizio della Grande Catena, a nord. I locali l’hanno chiamata così. È molto carina. La sua acqua è limpida e freschissima.”
Stretta l’ultima fasciatura, Vaniard andò a prendergli un’altra coperta. 
La chimera non lo guardava neanche più. Si spingeva sulla testiera del letto come, nella sua prigione, si era spinto contro la parete sudicia. Vaniard non sapeva come fargli capire che poteva smettere di aspettarsi dolore. 
Forse doveva portargli dei giocattoli. Il figlio di sua sorella aveva quasi la stessa età e ne aveva a bizzeffe, con alcuni ci dormiva persino. 
“Grima? Come il gioco, Grima-acchiappa-Grima. Conosci il gioco? Non mi era permesso giocarci, ma guardavo sempre gli altri bambini giocarsi e si divertivano molto.”
Vaniard si sedette accanto a lui, sul letto. Non badò all’ulteriore tensione che gravò sul corpo della chimera. Si tolse gli stivali e si stese. Da quella posizione, vedeva per lo più le sue ali e i moncherini delle corna. Qualche piuma si era già abbandonata sul materasso, incapace di rimanere attaccata. Ne avevano perse a bizzeffe, arrivando fin lì. 
“Io ora dormo un po’, ne ho bisogno. Ne avresti bisogno anche tu. Ti va di provare a dormire qui? Ti auguro buon riposo e bei sogni.”
Lasciò che la stanchezza lo raggiungesse. Sapeva che in pochi secondi sarebbe stato incosciente. Indifeso, accanto alla chimera, e forse così gli avrebbe dimostrato che poteva fare altrettanto.
“Sogno… Jun, Jun’ta mori.” Disse, come dicevano in occidente. Erano le ultime parole che sua madre gli avesse mai rivolto. “Sogni splendidi”.
§
“Jun’ta mori”
“Si dice quando si va a dormire, non certo quando ci si sveglia.”
Cinque anni di vita nella tenuta, a mangiare il cibo che servivano lì soprattutto, avevano fatto miracoli per quella chimera spaurita. Viniard aveva l’impressione di avere addosso un vitello, non certo una creatura adatta al volo. 
“Ma io sto sognando.”
No, io sto ancora sognando. Il volto che aveva davanti era il connubio di ferocia e dolcezza più spiazzante che avesse mai visto. Il palco di corna era appuntito quanto minaccioso e arriva quasi a sfiorare le gote rosse, ancora fanciullesche, che invitavano alle carezze. Le pupille dritte dicevano “Sono un cacciatore” con un solo sguardo. Le labbra piene, arrossate da un mordicchiarsi continuo, sussurravano “Vienici a prendere”. Ogni giorno che passava, diventava più difficile resistere.
“Sei sveglio, Jun. E lo sono anch’io, purtroppo. La prima campana ha già suonato?”
La chimera scosse la testa. “Ho tagliato le corde.”
“Cosa hai fatto?”
“Non avresti dovuto svegliarti. Dormi con me, finché non ti vengono a svegliare?”
Vaniard sospirò. Doveva alzarsi e andare a tirar giù dal letto l’intero castello. C’era tanto da fare quella mattina. Il pomeriggio sarebbe partito con un piccolo seguito verso la capitale. Per due settimane, la tenuta avrebbe dovuto cavarsela senza di lui, e così Jun. C’era tanto da fare quella mattina.
“Va bene.”
 

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