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Missione: M2
Prompt: Tutto è fatidico
Titolo: Il lettore di condanne
Fandom: Originale
Rating: G
Warning: /
Note: /
Fatidico: Lett. aggettivo = capace di rivelare il futuro.
Solo due categorie di persone si affidavano alla psicometria: i disperati e gli ambiziosi. I primi erano alla ricerca di qualcosa che avevano perso, i secondi di qualcosa che ancora non avevano ottenuto.
Ciò che la gente comune non immaginava, però, e che neanche Seneca aveva immaginato finché non era diventato un Lettore, era che la maggior parte dei soggetti che si sottoponevano alla psicometria erano bambini. Non di propria volontà, certo, ma spinti da genitori preoccupati o avidi, che speravano per i pargoli un futuro migliore di quello che era capitato loro in sorte.
Anche quel giorno, come i precedenti e i futuri, la maggior parte delle persone in attesa erano bambini. Seneca li vedeva attraverso i buchi della parete grigliata in legno che divideva l’anticamera dalla stanza del Lettore, alcuni impazienti, altri impauriti e quasi nessuno che capisse cosa ci facevano lì. Se ne stavano per lo più attaccati alle tuniche dei genitori, dalle mani troppo ingombre di oggetti per afferrare le loro.
Entrò una nuova famiglia. Dai gioielli e la qualità dei vestiti, nonché dall'atteggiamento altezzoso, Seneca capì che appartenevano alla categoria degli ambiziosi. I genitori, almeno. Il bambino, un fanciullo che avrà avuto dieci anni, dalla pelle nivea e le nocche scorticate, si guardava intorno con aria assente, senza prestare vera attenzione a nulla.
Il padre gettò nel piatto delle offerte una cospicua quantità d’oro.
<Devo restare solo con lui.> disse Seneca, senza rivolgere loro lo sguardo. Subito due attendenti scortarono fuori gli adulti.
Si alzò dallo scranno e si avvicinò al bambino. Questi portava tra le mani una corta cordicella di juta, che continuava a rigirarsi tra le dita. A terra, lo circondavano un paio di libri, qualche giocattolo di legno e della stoffa consumata.
<Dammi quella corda.> Seneca indicò le sue mani.
Il bambino lo fissò immobile per un paio di secondi. Poi, senza dire niente, obbedì. Seneca faticò un poco a sfilargliela completamente dalle dita. Respirò profondamente, si concentrò sui propri sensi e su ciò che aveva in mano: la forma allungata, la consistenza della fibra, il calore assorbito. Scese più in profondità. Cosa significava quell’oggetto banale per il suo proprietario? Quanto di lui vi era rimasto impregnato?
Un’immagine si sovrappose a quella del bambino pallido davanti ai suoi occhi, come uno strato di vetro mal levigato. Un adulto, dalla pelle scottata dal sole e le nocche ancor più scorticate, il viso abbruttito da un naso rotto e non guarito correttamente. Un piantagrane. Probabilmente non ciò che i suoi genitori speravano di sentire, ma nessuno infondo otteneva veramente ciò che sperava.