HUECTOBER
04/10
Chiesa del Rame di Ottima Qualità
LISTA MAGENTA
6 – Rossetto
La Prima Volta
Lori superò l’ingresso del Giglio Rosso sperando fosse evidente la sua fretta. A quell’ora del giorno non c’era pericolo di incontrare potenziali nuovi clienti, ma la servitù e le guardie all’ingresso erano già a lavoro e non avrebbe negato loro un saluto o due parole gentili, se lo avessero fermato. Solo, sperava non lo facessero.
Non vedeva l’ora di essere in camera per provare il suo nuovo acquisto.
Si era deciso, finalmente, a fare quel passo. All’emporio aveva trascorso a malapena cinque minuti: aveva già scelto cosa comprare mesi prima, rallentando davanti alle vetrine ogni volta che passava in quella via, senza mai il coraggio d’entrare. Fino a quella mattina.
Il commerciante aveva degnato di attenzione più i suoi soldi che Lori stesso, ma a lui non importava purché gli consegnasse il sacchetto tanto agognato.
Lo strinse ancora nella mano, saggiando per l’ennesima volta la forma del suo contenuto, ancora e ancora mentre scompariva oltre i tendaggi all’ingresso. Salì le scale e percorse corridoi, ma non avrebbe saputo dire in che ordine. I piedi lo portarono presto dentro camera sua.
Le finestre erano spalancate e le lenzuola del letto abbastanza tirate da fargli credere che fossero state rifatte da poco. L’odore fresco di sapone per pavimenti e fiori di pesco contribuì a renderlo sereno.
Con un bel respiro profondo, Lori si avvicinò con calma alla toeletta, accomodandosi. Le dita gli prudevano, tanta era la voglia di scartare il piccolo regalo che si era concesso.
Aprì il sacchetto e ne tirò fuori con delicatezza prima il pennello, poi la scatolina in terracotta smaltata. Prese quest’ultima in mano e fece scivolare via il coperchio, esponendone il contenuto all’aria.
Rosso, intenso. Un punto incredibilmente acceso nella sua camera dai colori pastello, ammorbiditi dalla luce delicata del mattino. Un contrasto che non vedeva l’ora di sperimentare sulla sua pelle pallida.
Prese il pennello, intingendone la punta. La crema era più densa di qualsiasi sua altra, ma non abbastanza da lasciare grumi tra le setole.
Lori si leccò le labbra. Poi, pentito, se le asciugò sul dorso delle labbra. Con gli occhi incollati al riflesso sullo specchio, portò il pennello alla bocca. Ne dipinse i contorni, preciso, prendendosi il suo tempo. Prima il labbro inferiore, poi, dopo un momento di ammirazione, quello superiore.
Aveva scelto una sfumatura corallo, che gli ricordasse le bellissime collane che portava sua madre. Risaltava sul viso come il livido di uno schiaffo, ma infinitesimamente più piacevole.