nemi23 ([personal profile] nemi23) wrote2022-02-21 09:47 pm

COWT12

Settimana: 2
Missione:
 M3
Prompt:
 Quadro caduto
Titolo:
 Tra i due litiganti, la disgrazia
Fandom: Harry Potter
Rating: G
Warning: /
Note: Au nel senso che è ambientata a Hogwarts, ma i personaggi sono originali

Il numero di aule a Hogwarts superava di gran lunga lo stretto necessario. Da quel che sapevano gli studenti, alcune venivano usate come magazzini provvisori e altre rimanevano semplicemente vuote. Erano il posto perfetto per pomiciare, fumare illegalmente o schiacciare un pisolino in solitaria. 

Molte di tali aule si trovavano al quarto piano del castello, che per questo era il meno trafficato. Lo si poteva facilmente intuire dal tipo di quadri appesi alle pareti: signorotti in dormiveglia o profondamente incoscienti, con le palpebre a mezz'asta o la bocca aperta in uno sbadiglio da leone; stravaccati su una poltrona, una chaise-longue, un divanetto, sotto un albero, su un prato…

Il silenzio era d'oro e certe occhiatacce sapevano mettere in imbarazzo perfino le scale, che si facevano qualche scrupolo in più a cambiare da quelle parti. 

Era, in assoluto, uno dei peggior posti in cui litigare. 

<Quale diamine è il tuo problema, principino?>

<Oh, il mio problema? Sei tu il mio problema!>

Una dama ingioiellata nascose a stento uno sbuffo seccato dietro il suo ventaglio in pizzo, al passaggio dei due giovani studenti sotto la sua cornice. Un vecchio marinaio, molto meno garbato, sputò sul pavimento della proprio dipinto. Non ciò bastò a mettere un freno ai due litiganti.

Gilbert Bathia usciva da due estenuanti ore di Pozioni a malapena cosciente e l'unica cosa che chiedeva era riposare dieci minuti in camera, prima di scendere per il pranzo. Peccato che la strada per il suo dormitorio coincideva in gran parte con quella del grifondoro che, da due mesi a quella parte, aveva suo malgrado cominciato a frequentare. Aveva provato a seminarlo? Sì, lo ammetteva. Pensava che tagliare al quarto piano per prendere un'altra scala fosse una buona idea, e lo era. Come poteva immaginare che lui lo avrebbe seguito? 

<Che ti avrò mai fatto, per meritare tutto questo astio.> Cecil incasso la testa nelle spalle, come se fosse lui la vittima. Come se non sapesse davvero cosa gli aveva fatto.

Lo spintonò con una spalla. Cecil barcollò su un solo piede, poi gli restituì la spallata con il doppio della forza. 

<Razza di…> Gilbert non attese altro per mettere mano alla bacchetta. Peccato che l’altro fu più rapido e, prima che potesse interamente sfilarla dalla manica, un nuovo spintone lo mando addosso alla parete. 

Sentì distintamente un angolo di cornice infilarsi nel fianco, tanto da mozzargli il respiro, ma non fu niente in confronto all’urlo d’infante che gli perforò i timpani.

Si tirò indietro di scatto, scosso dalla testa ai piedi, senza badare di essere finito tra le braccia di Cecil. Un tonfo sordo. Il pianto del bebè si fece ancora più alto, straziante, tremendo. 

Dietro la testa, Gilbert sentì Cecil trattenere bruscamente il respiro. Alzò lo sguardo sul suo viso atterrito: che cosa avevano appena fatto?